Ieri mattina, come di consueto, leggendo una testata giornalistica locale mi sono imbattuto in un articolo riguardante l’indignazione generale verso un libro da poco pubblicato, e adottato da alcune scuole del territorio.
Il suddetto libro dal titolo “Ririri è meglio di sorridere” si trova al centro delle polemiche delle mamme perché ritenuto volgare, inappropriato, quasi blasfemo.
Allorchè la mia curiosità e fame di sapere, ahimè non mi lascia un attimo di tregua nel corso della mia quotidianità, mi sono prodigato per reperirne una copia, desiderio prontamente esaudito da un caro amico che nel pomeriggio stesso me ne ha gentilmente omaggiata una.
Pieno di entusiasmo mi imbatto nella lettura, ma questa volta è diversa, armato di empatia, mi immagino nei panni di una mamma che deve ispezionare un libro da affidare nelle mani del proprio figlio.
Il libro è sviluppato in pieno stile scolastico medio/elementare con simpatiche vignette figuranti i vari oggetti, giochi, lavori, cibi, abbigliamento, parti del corpo, e detti in dialetto siciliano, nello specifico in marsalese, con relativa traduzione in italiano.
Trattasi per la maggior parte di vocaboli, usi e costumi caduti nel dimenticatoio in quanto si rifanno ad un gergo popolare ormai in disuso da diversi decenni.
Tra le parole incriminate, causa dell’indignazione, della mortificazione, dell’indecenza attribuitagli, figurano le spiegazioni della “Zicca” tradotta semplicemente come termine utilizzato per indicare i genitali maschili,
“A manu n’sacchetta facia scagghiola” riguardante la becera usanza di toccarsi i testicoli tenendo le mani in tasca per sentirsi giovani e virili.
Oppure ancora la vignetta di un genitore che rimprovera il figlio dicendo “Davanti i genti un ti toccare a ciolla” letteralmente tradotto “davanti alle persone non ti toccare il pisellino”
Lasciando il settore con riferimenti “sessualmente espliciti” si passa alla parte “dell’ingiuria verso le pubbliche istituzioni” con il detto “I sbirri si pagano n’contanti, l’amici cu tempo” evidente riferimento alla corruzione delle forze armate pre-repubblica. Potrà pure non piacere ma era così che funzionavano le cose. Purtroppo.
E per ultimo, ma non per importanza, figura la parola “Casciuttune” ovvero lo spione, il delatore.
Volenti o nolenti, questo libro, riporta delle realtà storiche appartenenti alla nostra cultura popolare passata, per fortuna ormai obsoleta (almeno si spera).
Eravamo razzisti? Si.
Eravamo volgari? Si.
Eravamo omofobi? Si.
Eravamo maschilisti? Si.
Eravamo omertosi? Si.
Come qualsiasi cosa, tutto questo va contestualizzato, e spiegato ai ragazzi con una chiave di lettura dal punto di vista storico, e rivisitare determinate situazioni per consapevolizzare e sensibilizzare le coscienze a non ripetere mai più certi usi e costumi.
I bambini studiano quotidianamente storie di guerre e conquiste, di omicidi, di attentati, nonostante ciò non mi risulta che si siano organizzati dei moti rivoluzionari fanciulleschi armati alla conquista della contrada confinante.
Trovo più coerente limitare l’uso ai bambini della televisione, degli smartphone, dei videogiochi online, ove tutto è intriso ormai di pochezza, violenza, discriminazione, e incitazione all’odio. Questi ultimi sono un vero e proprio corso di formazione professionale dei più coloriti insulti e fantasiose bestemmie immaginabili ai più.
In un’epoca dove è più importante apparire che essere, dove si ritiene di vivere alla luce del progresso, il politicamente corretto si trova spesso a contatto con il ridicolo.
Gianluca Lupo
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Propongo per un volume successivo, una serie di bestemmie contro tutti, siano santi, parenti, o qualsiasi altro non incontri il nostro apprezzamento. È un modo di dire in uso da tanti secoli e da tante generazioni. Secondo il metro di giudizio usato anche questa sarebbe cultura?
L'autore può scrivere quello che gli pare, usando tutti i vocaboli che vuole, un'amministrazione pubblica non può comprare e destinare un simile scritto alle scuole. Punto.