Caro direttore,
leggo con molto piacere e interesse la rubrica “La Corda Pazza”.
Ma questa volta è “La rivoluzione in Sicilia? Un “quarantotto”… che mi ha dato lo spunto per inviarle questa nota facendo riferimento all’ultimo periodo dell’ottimo scritto di Gianvito Pipitone nella parte in cui si evidenzia che “fra qualche giorno cade il 152esimo dello sbarco di Garibaldi e l’entusiasmante epopea dei suoi Mille”.
Sono pianamente d’accordo con lui quando afferma che il più delle volte queste ricorrenze rischiano di essere retoriche e non colgono il vero significato storico e culturale che la celebrazione intende trasmettere ai propri cittadini.
Devo però aggiungere che non ne è solo questo l’aspetto negativo e deleterio ma, secondo me, ancora più grave è il fatto che coloro i quali sono chiamati a programmare l’evento – in questo caso l’amministrazione Comunale – mostrino sottovalutazione, sciatteria e superficialità, come segnalato da più parti e in maniera più accorata da Elio Piazza nella sua “Lettera aperta alla mia cara Marsala”, che ha avuto la cortesia di mandarmela.
Non so quanti abbiano letto la sua lettera. Io ho avuto la possibilità di farlo e mi sono immedesimato nel suo stato d’animo colmo d’amarezza e di rabbia. Dire che il suo è “un grido di dolore”, non è né retorico né patetico. Mi limito a riportare alcuni passaggi, anche se varrebbe la pena pubblicarla nella sua interezza.
Riferendosi al passato il dottor Piazza ricorda: “mi è stato possibile organizzare convegni di studio, curare e diffondere pubblicazioni, indire concorsi per gli studenti e borse di studio per laureati”. “Ho portato il tuo nome, continua, presso prestigiosi atenei e istituzioni culturali italiani e stranieri e mi sono procurato relatori e collaboratori di alto profilo. Rivolgendosi alla sua Marsala si chiede se si ricorda che “sono il tuo Centro Studi Garibaldini” e ora non si sente più di tacere su quanto avresti dovuto e non hai fatto!
… “Non ricordi più l’appassionato e prezioso lavoro, condotto per oltre trent’anni dal maestro Giuseppe Caimi nel raccogliere non solo le biografie dei Mille che la famiglia ti ha donato ma anche tutte le iscrizioni della città, una miniera inestimabile a cui attingere quando esse diventano illeggibili per l’erosione?”. Elio Piazza non se la sente più di continuare la sua “filippica” ma dice “che hai perso il senso del decoro se vedo come hai finito col degradare il monumento ai Mille, assediato da furgoni e bancarelle di frutta e verdura”. Lo stato di abbandono e di degrado in cui era ridotto il Monumento ai Mille, lo stesso Piazza lo aveva denunciato con forza e indignazione. Il tuo fedele Centro Studi Garibaldini”.
Filippo Piccione