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44 anni fa veniva ammazzato Peppino Impastato, simbolo della lotta alla mafia

“Ricordare Peppino Impastato vuol dire rendere onore a una stagione dell’antimafia concreta, rigorosa, efficace, senza lustrini né parate di gala. Ne siamo tutti orfani“: Lo ha dichiarato il Presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava, nel 44° anniversario dell’uccisione del giornalista e attivista di Cinisi.

«La mafia uccide. Il silenzio pure» è la frase celebre di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 nella sua Città, in provincia di Palermo.

Oggi tutti lo ricordano, dal segretario nazionale del PD, Enrico Letta, al sindaco del capoluogo siciliano Leoluca Orlando e tutte le persone che non vogliono dimenticare la sua lotta.

Peppino Impastato è nato a Cinisi il 5 gennaio del 1948 da una famiglia vicina agli ambienti mafiosi locali: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, una zia di Peppino, sorella del padre, aveva sposato il capomafia Cesare Manzella, noto per aver “sdoganato” il traffico di droga come fonte di guadagno. Peppino però era distante dalle amicizie della famiglia e nel 1965, fondò il giornalismo L’Idea Socialista, che nel giro di poco tempo venne sequestrato. Impastato aderì al Psiup, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria.

Nel 1968 Impastato partecipa alle lotte studentesche e organizza il Circolo “Musica e Cultura”. La svolta è la fondazione nel 1977 di Radio Aut, che lo porterà ad inimicarsi Tano Badalamenti che Peppino chiamava “Tano Seduto”.

Nel 1978 si candida con una lista che aveva il simbolo di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali a Cinisi, ma viene ucciso tra l’8 e il 9 maggio, poche ore prima del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani a Roma, a soli 30 anni, con una carica di tritolo messa sui binari della ferrovia.


redazione

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