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“Figli piccoli, problemi piccoli; figli grandi, problemi grandi”

Ieri sera hanno trasmesso in tv uno dei miei film preferiti: Bad Moms, mamme molto cattive. È la storia di una tizia di nome Amy, peraltro molto molto bella, trentaduenne con due figli, un marito e un cane, molto stressata a causa del lavoro e per tutte le incombenze da mamma e moglie.

Lavora come agente presso una compagnia di caffè, prepara pranzi salutari per i suoi figli, li aiuta nei compiti per casa, li supporta in tutte le loro attività extracurriculari ed è attiva nel comitato dei genitori della scuola. Amy scopre il marito coinvolto in una relazione online e si ritrova sola, sull’orlo di una crisi di nervi, in una società che la impegna in un circuito di responsabilità convenzionali dalle quali vuole liberarsi, almeno per un po’.

Una giornata in una SPA con la figlia, piuttosto che la solita lezione di cinese, un aperitivo alcolico con le amiche, piuttosto che il solito film in prima visione sul divano, una chiamata al proprio capo per dire “se vuoi che io lavori il doppio, allora dovrai pagarmi il doppio”. Cose semplici. L’ho rivisto tante volte e lo trovo ogni volta leggero, divertente, realistico. Talmente realistico che quando finisce chiedo a mio marito che sia lui ad accompagnare nostra figlia a scuola, dopo una notte (la mia) completamente insonne, a causa delle mole della piccola, che scelgono le ore piccole per venire al mondo.

Sono quasi arrabbiata per tutte le volte in cui mi si chiede di lavorare come se non fossi mamma e di crescere i miei figli come se non lavorassi. Sono arrabbiata per tutte le volte in cui mi si chiede di essere puntuale ad ogni appuntamento della mia vita, di preparare le merende per le mie bambine che siano buone, ma salutari. Di cucire a mano il vestito per la recita di Natale. Come se non avessi altro da fare. Di coinvolgere Chiara in una lettera di ringraziamento per la festa del papà e Nina in una attività montessoriana di digitopittura. Realizzando, poi, che per la festa della mamma toccherà sempre a me auto-scrivermi una letterina d’amore.

E che per fare ste attività montessoriani è sempre un gran casino pulire tutto. E quindi sì, aspetto anche io il mio momento, magari senza lasciare mio marito, eh. Del resto, me l’ha detto anche la vicina di casa, quando mi ha vista rientrare a casa, carica di borse e sacchi, come un mulo da traino. Una bambina in braccio e l’altra, mocciolante, al seguito. “Non appena cresceranno un po’, ti riapproprierai della tua vita”. Sembrava un lieto fine.

Poi, però ha anche aggiunto: “Ma consolati, ti renderai conto quanto è vero il detto figli piccoli, problemi piccoli; figli grandi, problemi grandi”. Una magra consolazione.

Anche perché, diciamolo, di magro qui c’è solo questo.

Michela Albertini

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