La deputata regionale dell’Udc, Eleonora Lo Curto, sulla vicenda della “classe ghetto” in una scuola di Sappusi, a Marsala, si schiera senza esitazione al fianco della dirigente Anna Maria Alagna. “Ignobili menzogne spacciate per indiscutibili certezze”, afferma Eleonora Lo Curto, aggiungendo che “la scuola “Sturzo-Asta” di Marsala, come ogni altra scuola ad ogni latitudine del mondo, opera come baluardo della legalità e dell’integrazione. Non ci sono classi ghetto a Marsala, ed è alquanto strana la dichiarazione del dottor Inguì in Commissione regionale antimafia”. Per la parlamentare Udc, dunque, non sarebbe vero che nel citato istituto fossero stati concentrati all’interno di un’unica classe tutti oltre 20 bambini, figli di pregiudicati. “Quella del quartiere Sappusi a Marsala è una scuola meravigliosa, altro che scuola ghetto. Meno che mai è pensabile che ci sia una classe dove vengono ammassati i bambini, a prescindere dal fatto che non si chiede a nessun genitore di esibire il certificato penale. E quando i Servizi sociali segnalassero qualche situazione particolare, i bambini interessati vengono messi nelle condizioni di una piena integrazione in classi eterogenee”.
Eleonora Lo Curto si dichiara pronta ad approfondire la questione e a chiedere conto alla Commissione antimafia del lavoro svolto. “Dal 14 settembre 2021, quando è stato sentito Inguì, come mai non è stata chiamata anche la dirigente della Scuola? Cosa c’è dietro questa indagine unilaterale, falsa, tendenziosa e calunniosa nei confronti della scuola di Sappusi? Va tenuto presente, come ha detto il direttore dell’Usr Sicilia Suraniti, che le scuole quando formano le classi procedono con un’apposita Commissione che opera in maniera trasparente e chiara, fissando criteri che vengono deliberati dai collegi dei docenti, dai consigli di Circolo e di Istituto. I presidi non hanno la facoltà, né la volontà, di agire arbitrariamente creando una classe ghetto. Pertanto le dichiarazioni mendaci vanno perseguite, perché calunniano tutta la scuola. Chiederò in Parlamento regionale spiegazioni al presidente Fava perché egli presiede una Commissione non per fare il capo corrente, ma per fare il suo dovere. Un’indagine prevede l’ascolto di tutti i soggetti interessati e non solo chi fa comodo sentire, perché magari con qualche associazione antimafia si hanno condivisioni politiche e partitiche”.