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Intervista con una cittadina ucraina che vive a Marsala: “Chiediamo al mondo di fermare Putin”

Continua la guerra in Ucraina. Tutto quanto scriviamo è drammaticamente attuale ma contestualmente quando giunge ai lettori, può essere superato dagli eventi. Anche nelle nostre città e a Marsala in particolare, ci sono cittadini Ucraini che soffrono davanti alle immagini trasmesse dalla tv, oppure cercano di mettersi in contatto telefonico con i propri cari che stanno vivendo questa terribile esperienza dell’avanzata russa sul territorio ucraino. Abbiamo incontrato una cittadina ucraina che dal 2005 vive e lavora nella nostra città.

“Sono arrivata a Marsala per lavoro nel 2005, ho qui ho conosciuto quello che oggi è mio marito”.

Olessia (questo è il nome che abbiamo concordato di “usare” in questa intervista), lei è in contatto con i suoi familiari e gli amici che si trovano in Ucraina?

“Certamente. Proprio in questi minuti ho parlato con mio fratello che si trova a Kiev e ha deciso di restare nella capitale per combattere contro gli invasori russi. Ho tanti parenti e amici sparsi soprattutto nelle città dell’occidente del mio Paese”.

E’ in contatto con loro?

“Ci sentiamo anche più volte al giorno e mi raccontano la tragedia che stanno vivendo. Alcuni vorrebbero scappare verso la Polonia, ma manca il carburante per le vetture. Poi, e questo si è visto poco in tv e nei racconti giornalistici è quasi assente, in quelle zone sono arrivate delle vere e proprie bande di militari ceceni che entrano nei palazzi e vanno casa per casa. Uccidono uomini e violentano le donne. Chiedo ai giornali di raccontare questi terribili episodi che stanno diventando la quotidianità”.

Un po’ come accadde nel 2014 in Crimea.

“Esatto. Vede noi ucraini siamo di un’altra etnia. In Crimea cosi come nelle regioni che adesso hanno proclamato l’indipendenza siamo minoranza, ma eravamo lì da secoli e avremmo voluto continuare a restare in pace nelle nostre case. Ha prevalso la logica della forza e della politica”.

Lei teme che possa accadere anche adesso?

“Spero intanto che la guerra finisca presto, anzi subito. Tuttavia al termine sono convinta che l’Ucraina che conosco io, non esisterà più. In nome della pace si baratteranno pezzi del nostro territorio”.

Intanto la pace sembra ancora lontana…

“Spero che si giunga presto ad un cessate il fuoco. Si sta tentando la via diplomatica e occorre continuare, ma ho l’impressione che questa non sia la soluzione che perseguono i russi. Putin vuole ricostruire un impero che va dalle repubbliche baltiche e arriva fino in Crimea. Per fare questo vuole il controllo dell’Ucraina. Il nostro popolo però resisterà fino all’ultimo. Noi siamo ucraini, non siamo russi”.

Lei ha rimarcato più volte questa vostra differenza etnica con i russi.

“Essere di etnia diversa non vuol dire stare in guerra. Mio papà era di origini russe. I suoi genitori lo erano. Stavamo in pace. Diverso non vuol dire nemico. Anche in Italia ci sono regioni con cultura, tradizioni e storia diversa tra di loro. Non vuol dire che ci si faccia la guerra. La guerra la vuole Putin per il controllo del territorio”.

Allora lei crede che bisogna concentrarsi su questo aspetto?

“In Russia, e lo si vede in tv e nei vari social, il popolo non è favorevole all’occupazione. Ci sono filmati di giovani militari russi che dicono apertamente che vorrebbero ritornare a casa. Sono convinta che in Russia non tutti sanno cosa sta accadendo. Le democrazie del mondo dovrebbero attivarsi per sostenere l’opposizione a Putin che in Russia c’è e che ha bisogno di aiuto”.

Come vorrebbe concludere questa nostra intervista?

“Invitando il governo italiano ad aiutare il nostro popolo e la stampa a raccontare la versione drammatica dei fatti che purtroppo non è ancora emersa in tutta la sua interezza”.

redazione

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