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Diego Maggio: “Vi racconto Mattarella, il mio Presidente”

L’avvocato già dirigente dell’ex Provincia di Trapani Diego Maggio, si lancia in una riflessione sulla rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica Italiana. Queste le sue parole:

“E ora che lo hanno rieletto con tale caterva di voti, comincia e si diffonde un florilegio di pensieri buoni, di selfie ruffiani, di millantate intimità. Ma soprattutto sulle confidenze intrattenute con il personaggio (e da questi ignorate o irrise), sulle appropriazioni di memoria di incontri mai accaduti, magari di qualche foto scattata in occasioni pubbliche e di congiunti sorrisi in favor di telecamere. Per me, la gioia di questa travolgente rielezione di Sergio Mattarella parte da lontano. E non da mitomanie recenti.

Era il 1975 e mi aveva appena dato un bel 30 e lode a Diritto Parlamentare, attraversando poi a falcate felpate il basolato della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, dirigendosi verso la mitica “bidelleria di Sposito” nella Facoltà di via Maqueda. Conoscevo già, ma di fama, Piersanti che quando venne a incontrare noi ragazzi all’oratorio Salesiano di Marsala, senza cincischiamenti ci parlò del dovere di fare politica. A quella Democrazia Cristiana aderii con quel Cattolicesimo democratico di cui mi sentivo parte naturale. E che mi fece rifiutare la mia coesistenza con l’altro partito, quello del potere per il potere.

Il piombo del 6 Gennaio 1980 fu per me e per la mia generazione il traumatico passaggio da un impegno dichiarato ad uno militante. Dovetti cancellare la tessera di un partito che non era più il mio. L’impegno continuo nel sociale delle associazioni Salesiani, nello sport dilettantissimo, vissuto con soddisfazioni atletiche (ACLI), calcistiche (Lilibeum) e pallavolistiche (PGS Don Bosco). Venne poi il 1990 e fondammo qui La Rete, organizzata da Leoluca Orlando e con personaggi come Claudio Fava, Nando Dalla Chiesa, Antonino Caponnetto, Carlo Palermo, Ennio Pintacuda, Carmine Mancuso.

Sconvolgemmo già le sicurezze granitiche del sistema, quando alle Regionali del ’91, la nostra lista in questa provincia arrivò ad un passo dal seggio. Vennero poi le Politiche del 1996 e nacque l’Ulivo di Prodi, Veltroni. Luca volle “provarmi” al Senato, riconosciuto io David, a fronte di un insormontabile Golia. Erano quelli i tempi dei poteri forti, specie fra i… “moderati”. E in una campagna elettorale inenarrabile, fra le contrade delle mie campagne, fra le maestranze degli operai, nelle umiltà delle case del popolo e di una speranzosa marineria, Sergio Mattarella venne ripetutamente a darmi manforte. Un paio i comizi pubblici tutti insieme. E una visita personale che volle dedicarmi al mio studio legale dove ci aspettavano gli amici stretti. C’è una foto che ci ritrae mentre conversando ci avvicinavamo al mio luogo di lavoro.

Vinse Golia, ovviamente, che dovette molto investire per distaccarmi. Ma al David della situazione, che i più benevoli bookmakers accreditavano di poche migliaia di preferenze, gli elettori profusero una massa dilagante di ben 41,104 voti! Quelli del “sistema” nella loro ottusa tracotanza, non capirono che questo Collegio poteva aggiudicarsi due senatori con un uso intelligente non consociativo dei voti.Ma vollero farmi fuori dai giochi facendo accompagnare alle mie tantissime e inaspettate preferenze, anche alcune decine di migliaia di schede bianche e nulle. Alla conquista del seggio, nel ricalcolo dei resti in sede regionale, a me pochissime valide mancarono: non più di 350. Fu uno spietato calcolo scientifico da cui qualcuno (fuoco amico? ) dovette guadagnarci, ma dall’altra parte dell’isola. Blu, forse perché sapevano che con un parlamentare dell’Ulivo qui sarebbe cambiata la storia della politica e la geografia del territorio.

Ricordo che Sergio volle poi vedermi a casa sua, in Via Libertà a Palermo, insieme a cari amici stretti come Andrea e Gaetano. Ed ho ancora la viva dolcezze con cui la cara signora Marisa ci porse il caffè fumante in quel salotto chiaro. Incontratili un paio di volte negli aeroporti a braccetto, lei che ben mi riconobbe, mi disse “Lo convinca a smettere con la politica politicata, si persuaderà se glielo dite voi che gli volete bene”. Annuiva, Sergio.

Ma il suo sguardo era quello di sempre.Gli anni a venire mi videro lavorare da dirigente nella mia Provincia. Il cursus honorum di Sergio, nel frattempo rimasto vedovo nel 2012, ascendeva verso i vertici delle Istituzioni e tutto sommato, gli seppi appropriata e confacente la postazione fra i Giudici della Corte Costituzionale. La notizia della sua elezione nel 2015 mi vide festeggiare con un caffè preso insieme a suo nipote Nicola, nei pressi della Corte di Cassazione. Non gli ho mai rivolto una richiesta in questi anni, solo saluti e auguri privati, mediati da persone care ad entrambi. Come quelli che gli porto’ nei giorni scorsi la più grande Marsalese vivente, Rosetta Martinez, buona maestra dei giovani Mattarella nelle estati siciliane. E l’affetto di Rosetta fu proprio la conferma della discrezione massima, vista la stima che la zia Rosetta nutre verso di me e verso di lui.

redazione

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  • Caro Diego, leggo il tuo ricordo di Sergio Mattarella con una certa emozione e una punta di invidia. Aver avuto la possibilità di conoscerlo e poi stabilire con lui un rapporto di amicizia è senza dubbio motivo di orgoglio. E non solo perché si tratta della più alta personalità delle istituzioni, più amata dagli italiani, ma per aver creduto nelle tue qualità politiche, umane e culturali. Lasciami aggiungere una breve considerazione sulla vicenda relativa alla tua canditura del 1996 e l'ostracismo che hai dovuto subire durante la campagna elettorale che sappiamo com'è andata. Anch'io nel mio piccolo ho voluto darti una mano venendo a Marsala per condividere e festeggiare la tua elezione. Ma purtroppo la perfidia del "fuoco amico" non ha voluto consentirlo. Ha fatto di tutto che venisse eletto un parlamentare come te di cui la nostra città ne avrebbe tratto giovamento. Un abbraccio, Filippo Piccione

    • Sei un buon maestro, u, Filippo.
      Perché sei portatore di verità, al di là del tempo.
      È giunto il momento in cui i portatori di verità devono reimpegnarsi. Vincere le falsità e i cattivi maestri, si può

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