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Il 13 a scuola o ci sarà un nuovo rinvio? Il Governo non vuole la Dad, i sindaci chiedono sicurezza

Da un lato l’intransigenza del governo guidato da Mario Draghi che non vuole assolutamente il ritorno alla Dad. Dall’altro il pressing dei sindaci e l’apprensione delle famiglie di fronte a un rientro nelle aule scolastiche in coincidenza del picco di contagi da Covid-19. Stretto tra due fuochi, non potendo decidere autonomamente finchè la Sicilia sarà in zona gialla, il presidente Musumeci ha trovato una soluzione mediana che è piaciuta ai suoi principali interlocutori (Anci Sicilia e sindacati) senza entrare in conflitto con l’esecutivo nazionale.

In attesa di capire fino a che punto cresceranno i contagi e se la Sicilia passerà alla zona arancione (o addirittura rossa, come paventato dal Cts regionale, statistiche alla mano), il nuovo calendario scolastico prevede che si torni nelle aule in presenza giovedì 13 gennaio. Qualora accadesse davvero, i docenti sanno già che la costante delle prossime settimane sarà la didattica mista, con aule piene a metà e studenti contagiati in collegamento da casa, in attesa di negativizzazione.

C’è poi la questione dei più piccoli: molti genitori, al di là delle decisioni istituzionali, preferiscono tenere i figli a casa. Alcuni attendono di vaccinarli (va detto che la campagna vaccinale per la fascia 5-11 sta procedendo molto lentamente) altri sono incerti, altri ancora rivendicano fieramente la propria scelta no vax e li faranno restare tra le mura domestiche fino a quando i contagi non cominceranno a diminuire. C’è però, anche tra le famiglie, il fronte dei contrari alla Dad, un po’ perchè in un Paese che resta aperto si ritiene che avrebbe poco senso tenere gli studenti a casa per poi vederli riempire il pomeriggio caffetterie, enoteche e negozi. Un po’ per le difficoltà di gestione per quei genitori che hanno bimbi piccoli e, dovendo continuare a lavorare, non possono fare conto sui nonni né su servizi di baby sitting.

Nel frattempo in risposta alle richieste manifestate dai Comuni, a loro volta pressati dal personale interessato e dalle famiglie, la Regione ha fatto sapere che il provvedimento di proroga delle vacanze natalizie per tre giorni nelle scuole siciliane si estende anche ai servizi educativi per l’infanzia (0-3 anni). Tuttavia alcune istituzioni private hanno comunicato di voler tenere aperti i nidi e i servizi educativi della prima infanzia sotto la propria responsabilità e nel pieno rispetto delle normative anti-Covid vigenti.

In attesa di capire l’evoluzione delle prossime giornate, restano le richieste dei sindaci, che hanno evidenziato come in Sicilia il tracciamento sia saltato, le Usca siano in grande difficoltà e gli ospedali siano in una situazione di crescente sofferenza sanitaria (in provincia di Trapani, negli ultimi giorni, si è registrato l’esaurimento dei posti letto del Covid Hospital di Marsala e la riattivazione dell’Abele Ajello di Mazara anche per i pazienti Covid, come avvenne lo scorso anno).

Anci Sicilia ritiene che il rinvio al 10 “debba essere utilizzato per conoscere le nuove scelte nazionali, per accogliere dati certi su tamponi e vaccini, per riattivare il pieno funzionamento delle Asp e delle Usca, per creare centri vaccinali nelle scuole e reperire le mascherine FFP2. La conoscenza di dati certi sulla pandemia e sull’evoluzione dei contagi è di fondamentale importanza per la concreta collaborazione tra le scuole e le strutture sanitarie anche per facilitare agli organi competenti l’attivazione di nuove strategie per limitare i contagi”. “L’assemblea dei sindaci – afferma il presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando – si augura che si creino al più presto le condizioni ideali per fronteggiare in totale sicurezza la nuova e preoccupante fase pandemica senza dover ricorrere alle ordinanze sindacali ex art. 50”.

redazione

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