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Processo Scrigno, prosegue l’esame di un ufficiale dei carabinieri

Davanti al collegio dei giudici, nella sua nuova composizione, è stato sentito ancora una volta il tenente Vito Cito che si è occupato di un primo filone dell’indagine, incentrato sulla famiglia mafiosa del capoluogo di provincia e sui suoi affari illeciti.

Si è tenuta nei giorni scorsi mattina, presso l’Aula Bunker del tribunale di Trapani, l’udienza del processo Scrigno in cui risulta imputato per associazione mafiosa, tra gli altri, l’ex deputato regionale del Pd, Paolo Ruggirello. Davanti al collegio dei giudici, presieduto dalla dottoressa Daniela Troja e a latere i dottori Giancarlo Caruso e Mauro Cantone (che ha sostituito il dottore Oreste Fabio Marroccoli), è proseguito l’esame dell’ufficiale dei carabinieri, il tenente Vito Cito, iniziato la scorsa udienza, per l’appunto. Il teste è stato esaminato dal pubblico ministero, il dottore Gianluca De Leo. Al tenente è stato, infatti, chiesto di tracciare il profilo di Vito Gucciardi, imputato nel processo in corso. L’ufficiale dell’Arma dei carabinieri ha riferito che detto soggetto era già noto alle forze dell’ordine, in quanto è rimasto coinvolto nell’indagine “Pionica” culminata nel 2018. Il Gucciardi, insieme ai suoi fratelli, avrebbe messo a disposizione degli immobili dove sarebbero avvenute delle riunioni con soggetti di Vita e Salemi appartenenti a Cosa nostra. Anche nell’indagine “Scrigno” il suo nome è stato legato relativamente alla messa a disposizione di un immobile sito a Trapani, dotato di un doppio accesso, in cui si sarebbero svolti dei summit tra Michele Martines e Pietro Virga (figlio dell’ergastolano Vincenzo), entrambi condannati a novembre 2020 con giudizio immediato per i fatti contestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla DDA di Palermo. Il ruolo di Vito Gucciardi sarebbe anche emerso nel 2014 per soddisfare la richiesta di Lucia Artese, moglie di Martines (allora detenuto), consistente nella dazione di danaro per il mantenimento della sua famiglia. Nell’ambito dunque degli incontri del 2017, tra Michele Martines e Pietro Virga, avvenuti nell’edificio di proprietà del Gucciardi, sarebbero state trattate diverse questioni, come la gestione degli appalti pubblici sull’isola di Favignana e a Trapani, alcune dinamiche mafiose che coinvolgevano altri soggetti e l’omicidio del padre di Martines, avvenuto nel 1989. Michele Martines avrebbe cercato, in particolare, di capire quali fossero stati i motivi e gli autori dietro l’uccisione del padre. Però, Pietro Virga non avrebbe rivelato nulla al suo interlocutore perché non avrebbe voluto mettere in discussione dinamiche verificatesi 30 prima.

Altro argomento trattato da detti soggetti, all’epoca sottoposti a misure di sorveglianza speciale ed ignari di essere intercettati, avrebbe poi avuto ad oggetto la raccolta di voti nel 2017 a sostegno dei candidati all’Assemblea Regionale Siciliana, Ivana Inferrera e Paolo Ruggirello. Nello specifico, Pietro Virga avrebbe dato disposizioni relativamente al suo svolgimento. Inoltre, nel corso di un colloquio, avrebbe lasciato intendere che accordi tra politici e la mafia erano già stati fatti in passato. Successivamente, il sostituto procuratore De Leo ha chiesto all’ufficiale di riferire in merito alla vicenda delle chiavi dell’immobile in cui sarebbero stati effettuati i summit tra Martines e Virga. Già nel giugno del 2017, nei pressi di un immobile ubicato in campagna del primo, era stato organizzato un summit riservato. Il 12 giugno sera dello stesso anno, il Martines, solito nell’utilizzare terze persone per le comunicazioni, avrebbe chiamato con il cellulare della moglie Vito Gucciardi per chiedergli, invano, di raggiungerlo presso il suo baglio per portargli un sacco di zolfo. Un pretesto per convocarlo per gli inquirenti, in quanto sarebbe stato presente sicuramente Pietro Virga. Il Gucciardi non avrebbe capito il messaggio criptato dal suo interlocutore, non spiegandosi in che modo potesse essere utilizzato lo zolfo nelle ore serali (è infatti un antiparassitario naturale utilizzato solitamente nelle ore diurne nell’agricoltura) e, quindi, gli chiedeva di posticipare l’incontro. Dopo varie infruttuose insistenze, Martines avrebbe abbandonato il sopracitato proposito. Secondo l’accusa, il vero scopo inoltre della telefonata sarebbe stato quello di farsi dare le chiavi dell’immobile di Gucciardi, poiché una persona incaricata da quest’ultimo di occuparsi delle pulizie avrebbe chiuso la porta d’ingresso posteriore dell’edificio dove si sarebbero svolti gli incontri per l’appunto. In seguito, il tenente Cito è stato ascoltato in merito ad una controversia relativa ad un immobile. Il pubblico ministero De Leo, poi, ha chiesto al teste se all’interno dell’immobile dove avvenivano le riunioni tra Martines e Pietro Virga, fossero state captate delle conversazioni con riferimenti espliciti a Vito Gucciardi. La risposta dell’ufficiale dei carabinieri è stata affermativa. I due soggetti citati, infatti, si sarebbero lamentati del fatto che il Gucciardi avesse la pessima abitudine di conversare con la moglie ed erano preoccupati per questa situazione.

Successivamente, il teste è stato esaminato relativamente alle informazioni su Antonino Buzzitta, anch’egli imputato nel processo. Il tenente Cito ha spiegato che nel 1994 Buzzitta è stato coinvolto nell’operazione “Petrov”. Durante, inoltre, la latitanza (conclusasi nel 2001) del capo della famiglia mafiosa di Trapani Vincenzo Virga, Antonio Buzzitta ne avrebbe preso il posto come reggente. Infatti, dal ‘97 al ’99 avrebbe ricoperto un incarico importante all’interno della famiglia mafiosa, ovvero quello di consigliere. I figli di Virga, Francesco e Pietro, quindi, si sarebbero rapportati con lui in merito alla gestione dei profitti e al controllo del territorio. Le indagini concernenti l’inchiesta della DDA avrebbero rivelato inoltre che il Buzzitta avrebbe continuato gli incontri con Francesco Virga e Francesco Peralta (entrambi condannati nel 2020) negli stessi luoghi di 20 anni prima, in una zona vicino il dissalatore di Trapani, a Xitta, frazione della città. Buzzitta nel ’79 aveva, tra l’altro, condiviso alcune vicende penali con il padre di Peralta. Nello specifico, è stato trattato un incontro avvenuto nel maggio del 2016 e avente ad oggetto la consegna di denaro (3200 euro) da parte di Francesco Virga a Buzzitta. Quest’ultimo, poi, ne avrebbe restituito una parte (250 euro) a Francesco Peralta come un surplus rispetto alla somma che gli sarebbe toccata. Il nome di Buzzitta sarebbe poi venuto fuori nel corso di una conversazione dell’ottobre 2017 tra Francesco Virga e Francesco Orlando. Durante l’incontro avrebbero discusso circa la possibilità di collaborazione con la magistratura di un uomo mafioso trapanese. Nello specifico, i due avrebbero citato alcuni boss mafiosi detenuti ai quali erano stati concessi dei permessi carcerari. Tra questi, il collaboratore di giustizia Vito Galatolo. Entrambi, dunque, si sarebbero preoccupati del fatto che i permessi carcerari in corso fossero collegati a possibili collaborazioni. Proseguendo la conversazione, poi, Francesco Virga avrebbe confermato il ruolo ricoperto all’interno della famiglia mafiosa di Trapani, sia dallo stesso che da Francesco Orlando e Antonino Buzzitta, mettendolo in guardia dalle c.d. tragedie, ovvero voci secondo cui gli altri due avrebbero tentato di estrometterlo: “Io neanche ti ho voluto raccontare niente, cosa ha detto perché ci sarebbe… a mettere, a mettere tragedie tra noi (andrebbe inteso come organizzazione mafiosa ndr), u zu Nino e tu”. Voci fatte circolare appositamente forse perché Buzzitta andava a trovare spesso al bar Efri Francesco Orlando. Un altro episodio, nel quale sarebbe citato il nome di Buzzitta, sarebbe quello della controversia relativa ai terreni del castellammarese Angelo Magaddino. Virga avrebbe raccontato nel corso di un colloquio con Diego Angileri, associato di Marsala l’equivoco nato da una versione non veritiera riportatagli dal mafioso Mariano Saracino. Angelo Magaddino sarebbe stato minacciato proprio da Angileri: se non gli avesse ceduto dei vigneti, sarebbe intervenuto il Buzzitta. Infine, al teste è stato chiesto di riferire in merito alle posizioni di Marcello Pollara, farmacista di Favignana, e Giuseppa Grignani, moglie di Mario Letizia (condannato in abbreviato), imputati nel processo per concorso in intestazione fittizia. La vicenda è quella relativa all’acquisizione del Grand Hotel Florio, struttura alberghiera di Antonino Grammatico e sito sull’isola principale delle Egadi. Nel 2018, è stata costituita la società P.H.M. s.r.l. per l’acquisizione dello stesso ed è stato nominato come amministratore unico Marcello Pollara, titolare di un terzo delle quote sociali. Gli altri due terzi sono stati assegnati rispettivamente a Tommasa Di Genova, moglie di Francesco Peralta, e a Giuseppa Grignani.

La prossima udienza si terrà il 16 dicembre.

Linda Ferrara

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