L’ultima riunione importante in provincia di Trapani per parlare di agricoltura è stata il 5 luglio 2019 al Baglio Basile, con la presenza dell’ex assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera, del Presidente nazionale della CIA Dino Scanavino, dei presidenti delle cantine sociali del trapanese. Assemblea molto partecipata con interventi autorevoli in cui si parlò di vitivinicoltura, con la previsione di una riunione futura indetta dalla CIA – Confederazione Italiana Agricoltori di Petrosino che avrebbe dovuto tenersi nel marzo 2020 e poi fermata dal lockdown da Coronavirus.
“Da quel 5 luglio sono passati oltre 2 anni, tra le preoccupazioni per il Covid e la situazione economica che si è aggravata – afferma il responsabile CIA locale, Enzo Maggio -. Ad oggi, mi preme sottolineare il preoccupante fenomeno dell’abbandono di molti terreni agricoli coltivati a vigneto, anche in certe zone abbastanza fertili. A soffrirne di più sono le piccole aziende formate da 3-4 ettari di terreno, che non riescono ad accedere a dei contributi regionali ed europei, aziende che hanno difficolta a coltivare i propri vigneti, dati gli aumenti elevati dei costi di produzione, del carburante, dei concimi, dei prodotti fitosanitari ecc. Mi chiedo se parlare di vitivinicoltura voglia dire parlare esclusivamente di Psr o di altre agevolazioni per favorire soltanto le grandi aziende. I temi centrali non possono essere sempre gli stessi, le piccole aziende fino ad adesso sono riuscite con mille difficoltà, a produrre e mantenere il verde nelle campagne, oltre ad evitare il rischio idrogeologico. E’ il caso di iniziare a parlare anche delle piccole aziende, prima che ci sia un grande abbandono generale e un disastro ambientale. La piccola azienda dovrebbe avere gli stessi diritti in forme diverse, dovrebbe avere accesso anche ai piccoli finanziamenti, per alleviare i costi di produzione”.
“Spero che la politica – dice infine Maggio – possa ascoltare questo tipo di messaggi, per dare ancora speranza a questi agricoltori che oltre ad avere costi di produzione elevati. Per il momento si sostengono solo con i pochi euro di liquidazione da parte delle cantine, che in alcuni casi sono stati anche pochi spiccioli. Nel caso delle cantine va fatto un discorso a parte, gli enormi costi di gestione non possono essere tutti a carico del socio che conferisce l’uva in cantina; occorrerebbe rivedere la legislazione per dare un po’ di ossigeno a questi soci, che il più delle volte portano nulla o niente a casa. Spero che la pandemia possa finire presto e che si possa fare qualche iniziativa pubblica, purtroppo fino adesso non ci è stato consentito”.