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Maltempo e rischio idrogeologico, Marino (Legambiente): “Occorre rivedere la politica di gestione del territorio”

La via Salemi tagliata a metà come in un film apocalittico. Il Sossio e il Birgi passati, nel giro di poche ore, dallo status di torrenti (se non di rigagnoli) a quello di fiumi in piena. Senza dimenticare i terreni allagati e inaccessibili, le colture stagionali sommerse dall’acqua e i conseguenti danni al comparto agricolo. Le immagini di questi giorni hanno scosso, ancora una volta, l’opinione pubblica locale su temi che per anni sono stati toccati soltanto dalle associazioni ambientaliste, nel disinteresse dalla politica.

“Gli eventi di questi giorni – spiega il presidente del circolo locale di Legambiente, Giuseppe Marino – sono diretta conseguenza del riscaldamento globale. Fino a qualche anno fa, pensavamo che fossero problemi lontani da noi, o che magari avrebbero interessato altri Stati, altri continenti. Adesso, ci rendiamo conto che colpiscono pure il mondo occidentale”.

Giuseppe Marino

Per quanto riguarda Marsala, poi, le responsabilità vanno cercate anche in un certo modo di intendere l’ambiente. “Il nostro territorio è stato pesantemente violentato, come dimostrano i nostri fiumi, costretti a seguire percorsi innaturali. Per lasciare spazio all’abusivismo selvaggio la foce del Sossio è stata ridotta negli anni a un tubicino che arriva al mare…”.

Rispetto alle prospettive per il futuro, il dibattito che si sta sviluppando a tutti i livelli in questi anni può essere riproposto anche sul piano locale: da un lato c’è la titubanza ad abbandonare un certo tipo di sviluppo, fondato sul business del cemento e del petrolio, dall’altro il tentativo di proporre una strada nuova, più adeguata alle esigenze del pianeta. Legambiente, naturalmente, propende per la seconda tra queste opzioni: “Occorre rivedere la politica di gestione del territorio – prosegue Marino – rispettando la natura in tutti i sensi. Da un punto di vista macro, si sta ragionando su iniziative che consentano la riduzione della temperatura terrestre. Ma occorre operare anche sul micro, con un nuovo modo di intendere il territorio, ad esempio ragionando su nuove riserve, come quella di Capo Feto su cui Legambiente sta lavorando, o su un approccio che non consenta più di aggredire certe aree naturalistiche, come è avvenuto in questi anni con lo Stagnone. Poi c’è il tema delle rinnovabili: occorre investire di più su solare ed eolico, partecipando in maniera attiva alla decarbonizzazione della nostra economia. Ad esempio, attraverso impianti eolici offshore, come quello al largo delle Egadi che noi sosteniamo”.

Anche sul fronte dell’erosione costiera, i danni del recente passato sono difficilmente recuperabili, soprattutto sul versante sud: “E’ un problema annoso. Si dovrebbe agire sull’abusivismo esistente ed impedire la realizzazione di altre costruzioni, in modo da tutelare la spiaggia”. Tra le ipotesi al vaglio c’è anche quella che conduce al ripascimento della costa, già attuato in altre realtà costiere, che Marino ritiene “comunque un palleativo, utile per un periodo limitato. Ma se non ci sono le dune a proteggere la spiaggia, il problema si ripresenta”.

L’istantanea della strada franata in via Salemi è una delle immagini simbolo degli eventi di questi giorni, senza dimenticare le varie crepe che si sono aperte in altre carreggiate del territorio lilybetano. Da tecnico del settore, oltre che da presidente di Legambiente, Giuseppe Marino suggerisce di “rivedere lo stato di stabilità delle strade, attuando interventi di consolidamento dove necessario, utilizzando materiali ecosostenibili”. In generale, conclude Marino, “non dobbiamo mai dimenticare che più viene torturata, più la natura si ribella”.

Vincenzo Figlioli

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