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Legittimo impedimento per Pirrello, udienza del processo Palude rinviata a novembre

La decisione di posticipare il procedimento giudiziario a carico dell’ex capo del Genio Civile di Trapani e di altri 13 soggetti è stata presa dal collegio dei giudici riconoscendo il legittimo impedimento all’ingegnere Giuseppe Pirrello.

Si terrà il prossimo 22 novembre, nell’Aula Bunker del tribunale di Trapani, l’udienza del cosiddetto processo “Palude” a carico dell’ex capo del Genio Civile del capoluogo di provincia, Giuseppe Pirrello, e di altri 13 soggetti: suo figlio, Onofrio Aurelio Pirrello, il cugino, Francesco Pirrello, l’ex assessore all’Urbanistica di Alcamo e architetto Vincenzo Coppola, Giuseppe Pipitone, Gaetano Vallone, Giuseppe Maiorana, Vincenzo Paglino, Vito Emilio Bambina, Stefano Gebbia, Francesco Gebbia, Antonio Colletta, Ignazio Messana e Giuseppe Paglino.

Il collegio dei giudici, presieduto dal dottore Enzo Agate, e a latere i dottori Edoardo Bandiera ed Enrico Restivo, ha disposto infatti il rinvio dell’udienza a causa del legittimo impedimento riconosciuto all’ingegnere Giuseppe Pirrello. A novembre, dunque, si procederà verosimilmente con le questioni preliminari. Il processo, si ricorda, è scaturito dall’inchiesta della magistratura condotta nel 2018, denominata “Palude” ed eseguita dalla guardia di finanza di Alcamo. I soggetti coinvolti dovranno rispondere di diversi reati tra cui: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico.

Secondo la Procura, nello specifico, l’ex capo del Genio Civile di Trapani avrebbe redatto una relazione di collaudo di un fabbricato appartenente a Giuseppe Grillo (per il quale si è proceduto separatamente) in carenza dei requisiti strutturali previsti dalla legge, facendo sottoscrivere la pratica ad un professionista compiacente. In cambio, l’ex dirigente avrebbe accettato di ricevere la somma di 2300 euro dal Grillo, tramite il cugino Francesco Pirrello, il quale avrebbe a sua volta consegnato un acconto in contante al figlio dell’ingegnere capo, Onofrio Pirrello, per l’appunto. Inoltre, l’ex dirigente avrebbe redatto la relazione di collaudo apparentemente firmata dal professionista Ignazio Messana, pratica relativa al progetto di una cappella cimiteriale, e avrebbe ricevuto la somma di 450 euro da Giuseppe Pipitone, padre del progettista della citata opera, consegnata sempre al figlio dell’ingegnere Pirrello. Allo scopo, poi, di accelerare i tempi degli adempimenti connessi ad un progetto edilizio da realizzarsi ad Alcamo, Giuseppe Pirrello avrebbe conseguito gli atti necessari, firmati apparentemente dall’ingegnere Messana, e accettato la promessa di ricevere 1500 euro da Giuseppe Pipitone. Quest’ultimo avrebbe consegnato in due tranches di 500 euro parte dell’importo al figlio dell’allora ingegnere capo e ad un collaboratore dello studio tecnico, Antonio Colletta. L’ex dirigente avrebbe ulteriormente promesso l’affidamento diretto a Gaetano Vallone, amministratore della Celi Energia di Santa Ninfa, che operava nel settore degli impianti fotovoltaici, due lavori pubblici e riguardanti esattamente la Capitaneria e il porto di Mazzara del Vallo. Come corrispettivo, avrebbe ricevuto dall’imprenditore sopracitato uno sconto di 50 mila euro per il credito vantato dalla sua società nei confronti della BELICEENERGIA, riconducibile, secondo l’accusa, a Giuseppe Pirrello. A Vincenzo Paglino, titolare di una ditta del movimento terra, l’ex ingegnere capo del Genio Civile avrebbe fatto ottenere un subappalto da un’impresa aggiudicataria dei lavori del porto di San Vito nonché l’affidamento diretto di alcuni lavori da eseguire all’aeroporto di Birgi. La sua contropartita sarebbe consistita nell’esecuzione gratuita dell’installazione della “fossa imhoff” presso un immobile della suocera.

L’ex dirigente avrebbe, inoltre, indotto l’imprenditore edile di Calatafimi, Giuseppe Maiorana, a promettergli lo svolgimento gratuito di lavori presso una sua abitazione sita in Contrada Gammara ad Alcamo. In cambio, l’ingegnere Pirrello gli avrebbe assicurato l’aggiustamento di una istanza, presentata dall’imprenditore calatafimese, con delle asserite irregolarità, le quali non gli avrebbero consentito l’iscrizione nell’albo delle imprese di fiducia dell’ufficio del Genio Civile. Giuseppe Pirrello avrebbe poi accettato la somma di 1500 euro dall’architetto Vincenzo Coppola, ex assessore all’Urbanistica di Alcamo, per eseguire personalmente calcoli del cemento armato e per redigere una relazione di collaudo e di struttura ultimata relativa ad una pratica edilizia del professionista.

In più, l’ex dirigente avrebbe prospettato all’imprenditore Stefano Gebbia degli affidamenti diretti per lavori presso la Forestale per un importo complessivo di circa 65 mila euro. In cambio l’imprenditore edile avrebbe dovuto emettere due fatture gonfiate di oltre 10 mila euro nei confronti del condominio, nonché residenza estiva dei Pirrello, in modo tale da coprire i costi per altri lavori che il Gebbia avrebbe dovuto effettuare gratuitamente presso un’altra dimora della famiglia dell’ex ingegnere capo.

Dal geometra Francesco Gebbia, l’ex dirigente dell’ufficio del Genio Civile avrebbe invece accettato, secondo la Procura, la somma di 1200 euro per evadere più pratiche di edilizia privata presentate dal tecnico; da Vito Emilio Bambina avrebbe acconsentito di ricevere 1000 euro per l’evasione positiva di una pratica edilizia relativa ad un piano di lottizzazione per la realizzazione di quattro villette ad Alcamo; dal geometra Giuseppe Paglino, infine, avrebbe assunto la promessa di ricevere 500 euro per l’evasione della pratica di un immobile della ditta Tumbarello.

Linda Ferrara

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Tags: Giuseppe Pirrelloprocesso Palude