Il maggiore Berlingeri è stato escusso dall’avvocato del Comune di Paceco, dai legali dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello e dai difensori di Vito Gucciardi.
Presso l’Aula Bunker del tribunale di Trapani è terminato l’esame del teste Diego Berlingeri, maggiore dell’Arma dei carabinieri che ha condotto le indagini relative alla parte del sostegno elettorale all’ex onorevole regionale Paolo Ruggirello nell’ambito della cosiddetta operazione Scrigno del 2018. Davanti al collegio presieduto dalla dottoressa Daniela Troja e a latere i dottori Oreste Fabio Marroccoli e Giancarlo Caruso, il maggiore Berlingeri è stato dapprima sentito dall’avvocato della parte civile, Claudia Castiglione, in sostituzione del collega Marco Siragusa che nel processo rappresenta il Comune di Paceco. All’ufficiale dei carabinieri è stato chiesto, in particolare, se relativamente alle intercettazioni tra l’ex deputato regionale Ruggirello e Carmelo Salerno (assolto in rito abbreviato) quest’ultimo si fosse prodigato in suo appoggio, in occasione delle consultazioni regionali del 2017 nel collegio di Marsala, all’interno del quale rientra il Comune di Paceco per l’appunto. Alcuni giorni prima delle elezioni regionali, infatti, il Salerno avrebbe telefonato a Ruggirello, all’epoca candidato all’Ars tra le file del Partito Democratico. Nel corso della conversazione il primo avrebbe informato il suo interlocutore della fine della misura della libertà vigilata. Nonostante il sostegno che avrebbe ricevuto, comunque, l’ex onorevole si è piazzato terzo come preferenze ottenute, esattamente dietro Baldo Gucciardi e Giacomo Tranchida. Qualche giorno dopo, durante le operazioni di spoglio delle schede elettorali, tra i due sarebbe avvenuta un’altra telefonata nel corso della quale, ormai certo della sconfitta elettorale, Paolo Ruggirello avrebbe contestato a Salerno il mancato appoggio ricevuto da Trapani (da intendersi per gli inquirenti come famiglia mafiosa, riferendosi a Pietro Virga, imputato nel processo, e alle persone a lui collegate), affermando “Segui la situazione e poi li ringrazi gli amici nostri”. L’appoggio elettorale si sarebbe anche verificato in occasione delle elezioni nazionali per il rinnovo del Senato della Repubblica nel 2018. Anche in questo caso Ruggirello non venne eletto.
Al termine del suo esame l’avvocato Castiglione ha prodotto il report della Regione siciliana e del ministero dell’Interno con riferimento al collegio di Marsala e, quindi, Paceco, relativo alle consultazioni elettorali sopracitate. In seguito, il maggiore Berlingeri è stato esaminato dall’avvocato Vito Galluffo, difensore dell’ex parlamentare regionale. In primis, il legale ha chiesto al teste se fosse a conoscenza di diverse indagini nelle quali non sarebbe rimasto coinvolto Ruggirello e poi archiviate. Nello specifico, quelle condotte dalla DDA di Palermo nel 2010, quelle relative ad un procedimento seguito dal sostituto procuratore Andrea Tarondo e le inchieste Campus Belli, Golem, Mafia e appalti, riprese ed utilizzate nell’ambito dell’indagine Scrigno, operazione Mandamento e Hiram nelle quali, per l’appunto, non si sarebbe fatto alcun riferimento al politico siciliano. L’ufficiale dei carabinieri ha confermato che Ruggirello non è stato mai coinvolto nelle suddette indagini, sottolineando che queste non sono state seguite dallo stesso. Inoltre, l’avvocato Galluffo ha chiesto anche se ricordasse la vicenda delle microspie trovate da Ruggirello nel 2011, denunciate all’ex capo della squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares. Il teste ha risposto positivamente. Relativamente all’appalto per la fornitura di mobili all’Ars in favore di Vito Gullotta, il difensore ha domandato se fosse stata riscontrata alcuna dazione di danaro nei confronti di Ruggirello. Il maggiore Berlingeri ha chiarito che ha seguito soltanto le fasi prodromiche di queste indagini, comprendente l’intercettazione tra Giuseppe Salerno (figlio di Carmelo) e la moglie, nel corso della quale il primo avrebbe ammesso sostanzialmente che lui ed il padre sarebbero riusciti a far aggiudicare la gara d’appalto al citato Gullotta. Carmelo Salerno avrebbe intrattenuto, inoltre, una relazione extraconiugale con la moglie di quest’ultimo, già sua dipendente. Dopo la scoperta del loro rapporto da parte del marito, il Salerno avrebbe deciso, in un primo momento, di continuare ad appoggiare Gulotta affinché questi riuscisse ad assicurarsi la fornitura dei mobili presso l’ARS attraverso interlocuzioni con il suo politico di riferimento, Ruggirello per l’appunto. Successivamente, però, avrebbe tentato di “bloccare” quell’operazione economica, riuscendo soltanto a rallentare il pagamento da parte dell’Assemblea Siciliana della fattura già emessa. Il legale di Ruggirello, pertanto, ha chiesto al teste se è stata mai riscontrata la dazione di somme di denaro al suo assistito. Il maggiore Berlingeri ha specificato che non è stato mai accertato, ma che nelle intercettazioni si sarebbe interloquito solamente di un “do ut des”. L’avvocato Vito Galluffo ha poi domandato se dal 2001 ad oggi sono stati fatti accertamenti sulla dazione di denaro in contante. L’ufficiale ha precisato che sono state riscontrate solo promesse. A questo punto è intervenuta la presidente Troja, sottolineando che il delitto contestato a Paolo Ruggirello comprende anche altre utilità.
Dopo, il difensore di Ruggirello ha elencato una serie di quesiti volti ad accertare la conoscenza di alcuni soggetti e il fatto che questi, coinvolti in diverse indagini, fossero tutti incensurati. Il teste ha dato conferma in merito. Relativamente poi alla questione posta dall’avvocato Galluffo sulla conoscenza tra Ruggirello e Calogero Giambalvo nel 2007, allora incensurato, l’ufficiale dei carabinieri ha ricordato che quest’ultimo era comunque un soggetto monitorato perché nipote dell’affiliato mafioso Vincenzo La Cascia (personaggio per anni a strettissimo contatto con Matteo Messina Denaro). Il maggiore Berlingeri ha riferito in merito alla diatriba con Filippo Sammartano (per lungo tempo punto di riferimento del superlatitante nella spartizione degli appalti e nella riscossione di tangenti). Calogero Giambalvo, infatti, avrebbe accompagnato Paolo Ruggirello da Sammartano perché Vincenzo Giardina, suo protetto, era uscito dal movimento politico Articolo 4, capeggiato nel territorio dall’ex deputato regionale, per presunte mancanze da parte dell’ex onorevole. Sammartano, non soddisfatto, avrebbe chiesto così spiegazioni. L’ex parlamentare regionale avrebbe proposto quindi l’assunzione di due donne a lui legate, attraverso un incarico alla Regione, come soddisfazione della mancanza di denaro. Un fatto non concretizzato però nell’immediatezza. Successivamente, il legale ha chiesto al teste di spiegare la vicenda relativa alla nomina ad assessore all’Urbanistica di Campobello di Mazara di Giacomo Sucameli, avvenuta nel 2015, da parte del sindaco Giuseppe Castiglione. L’ufficiale ha precisato che Sucameli non era di Campobello (è di Alcamo, ndr), era incensurato e aveva ricoperto l’incarico di consigliere provinciale. Il suo nominativo sarebbe stato dunque fatto in un’ampia dinamica e, precisamente, per far posto al coordinatore di Ruggirello, Francesco Todaro, nello staff regionale. Per tale motivo, si sarebbe dovuta trovare una sistemazione nella posizione occupata allora proprio da Sucameli. Poi, il difensore dell’ex parlamentare regionale ha domandato al teste se fosse a conoscenza del fatto che Todaro, Ivana Inferrera ed altri soggetti coinvolti nell’operazione Scrigno sono stati assolti. Il maggiore ha risposto positivamente. Poi, l’avvocato Galluffo ha chiesto se sapesse che anche Settimo Micciché, ex consigliere comunale di Campobello di Mazara e, secondo gli inquirenti a disposizione del Ruggirello, fosse incensurato. Il teste, rispondendo affermativamente, ha precisato che nelle indagini è stata sottolineata la parentela di alcuni soggetti con uomini vicini all’associazione mafiosa. Il legale a questo punto ha evidenziato che a Campobello di Mazara molti cittadini sarebbero parenti di mafiosi. Il maggiore Berlingeri contestando l’osservazione del difensore ha dichiarato: “Credo che ci sia anche qualche buon carabiniere”. In seguito, l’avvocato Galluffo ha chiesto al teste se risultasse agli investigatori un rapporto tra Calogero Giambalvo e Matteo Messina Denaro e se fossero stati fatti accertamenti su tutti quelli con cui si fosse incontrato il superlatitante di Cosa Nostra. L’ufficiale dei carabinieri ha precisato che risulterebbe dalle intercettazioni la conoscenza con Giambalvo e prima che Messina Denaro si fosse dato alla latitanza. Per quanto concerne gli altri possibili incontri, il maggiore dell’Arma, non terminando la frase, ha dichiarato “Guardi, se avessi avuto la possibilità di vedere che Matteo Messina Denaro…”.
Dopo, dall’avvocato Michele Sanseverino, il quale difende sempre Ruggirello, è stata affrontata la questione della conversazione tenutasi a gennaio del 2016 tra la consigliera comunale di Campobello di Mazara Maria Tripoli e Paolo Ruggirello in merito alla possibile partecipazione del secondo ai funerali di Filippo Sammartano. Il teste ha riferito in particolare un passaggio dell’intercettazione “È morto questa mattina quello che vende caffè!.”. Sugli accertamenti relativi alla presenza dell’ex deputato regionale all’evento è intervenuto il pubblico ministero, Gianluca De Leo, specificando che i funerali non si sono tenuti. Il questore, infatti, per motivi di ordine pubblico ne aveva vietata la celebrazione. Inoltre, è stato chiesto al teste di spiegare il cosiddetto bluff dei fratelli Francesco e Pietro Virga rispetto all’appoggio alle elezioni regionali del 2017 in cui risultavano candidati Paolo Ruggirello per il Pd e Ivana Inferrera per l’Udc. Il maggiore ha riferito che i Virga avrebbero deciso di continuare a rendere palese all’esterno la scelta di campo, ma di puntare sostanzialmente sull’Inferrera, il cui marito avrebbe anche vantato delle conoscenze importanti a Roma, e anche perché Ruggirello non avrebbe pagato interamente la somma che la cosca si sarebbe aspettata di ricevere.
Poi, sono intervenuti i difensori di Vito Gucciardi. L’avvocato Nino Sugamele ha chiesto all’ufficiale se è stato accertato che il suo assistito fosse un componente di Cosa Nostra. “In questa indagine no”, ha risposto il teste. L’avvocato Vito Ferracane invece si è soffermato sugli incontri traPietro Virgae Michele Martines avvenuti nel garage di Gucciardi, che avrebbero svelato la mobilitazione mafiosa per l’imminente tornata elettorale regionale. L’ufficiale ha spiegato che gli investigatori hanno riscontrato che il citato locale sarebbe stato messo a disposizione da Gucciardi (è accusato infatti di avere favorito suddetti soggetti ) e che dovevano essere svolti dei lavori di ristrutturazione, ma mai iniziati. Alla domanda del legale se ricordasse quale professione svolgesse Martines, il maggiore Berlingeri ha dichiarato che si occupava di edilizia. Non ha trovato, invece, un nesso logico alla domanda relativa al fatto se tali incontri avessero potuto favorire o meno l’attività agricola del Gucciardi. Su richiesta della presidente Troja ha specificato invece che Pietro Virga non era un tecnico e che gli incontri nel garage in questione sarebbero avvenuti in vari momenti della giornata, al di fuori del normale orario di lavoro.
La prossima udienza si terrà il 21 ottobre.