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Processo “Affari sporchi”, condannato l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone

Il Tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Enzo Agate ha condannato Pasquale Perricone, Marianna Cottone ed Emanuele Asta per associazione a delinquere e corruzione. Cinque anni di reclusione la pena decretata nei confronti dell’ex vicesindaco di Alcamo, nei cui confronti l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Rossana Penna, aveva chiesto 12 anni e 5 mesi; un anno e mezzo per la Cottone (pena sospesa), a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche; tre anni e nove mesi per Emanuele Asta. I tre dovranno anche pagare le spese processuali e risarcire le parti civili (5000 € ciascuno all’assessorato regionale all’istruzione e alla formazione professionale e assessorato regionale alla famiglia, alle politiche sociali e al lavoro). Per Perricone e Asta scatta anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

L’ex vicesindaco di Alcamo viene invece assolto dall’accusa di bancarotta relativamente alla vicenda della società cooperativa CEA (“il fatto non sussiste”) e alla società consortile Nettuno (“per non aver commesso il fatto”). Assoluzione con formula piena per l’altra imputata Mary Perricone.

Le motivazioni della sentenza verranno rese note entro 90 giorni.

Il processo, scaturisce dall’inchiesta “Affari sporchi”, che nel 2016 si era conclusa con l’esecuzione delle misure cautelari e il successivo processo, iniziato nel 2017 e protrattosi per quattro anni. Le indagini si sono incentrate sul fallimento della società consortile Nettuno e sulla liquidazione coatta amministrativa della Cea, cooperativa fondata nel ’69 dal padre di Pasquale Perricone. Nel 2010, le fiamme gialle avevano sequestrato il cantiere dei lavori del porto di Castellamare del Golfo, dove le citate società operavano.

redazione

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