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Antonella Leto: “Nel trapanese le reti idriche sono un colabrodo. Ma non si può affidare un servizio così importante ai privati”

Bene vitale, ma anche problema storico per la Sicilia, con alcune comunità che – nel 2021 – continuano a fare i conti con le carenze e le criticità di uno dei più importanti servizi pubblici. A riportare il tema dell’acqua pubblica al centro del dibattito è stato in questi giorni il Forum siciliano Acqua e Beni Comuni, che attraverso la portavoce Antonella Leto ha indirizzato una nota ai 24 Comuni della provincia di Trapani, chiedendo di non accogliere la proposta della Regione di affidare il servizio a Siciliacque.

Come si presenta la situazione dell’acqua pubblica in provincia di Trapani?

La provincia di Trapani è l’unica ancora gestita da Eas, ente in liquidazione dal 2004. Una fase transitoria, durata ben 17 anni, come spesso accade in Sicilia, senza che la Regione o i sindaci siano riusciti a risolvere le criticità che si sono create, a causa della carenza di infrastrutture e investimenti. Di fatto si è creata una situazione drammatica per la popolazione, spesso costretta a ricorrere alle autobotti private. La legge regionale del 2015 ha sancito che sull’acqua non si può fare profitto e che tocca all’assemblea dei sindaci aggiornare il piano d’ambito e individuare un gestore unico per la provincia. L’assessorato ha sollecitato gli Ato idrici a procedere, inoltrando le note ministeriali, contenenti le procedure per attingere ai finanziamenti europei che prevedono, tra le altre cose, proprio l’aggiornamento del piano d’ambito. Si deve fare tutto entro settembre per attingere ai finanziamenti europei: i tempi sono molto stretti.

Cosa proponete a riguardo?

La posizione del Forum è che a gestire l’acqua, alla luce del referendum e della legge, sia un ente di diritto pubblico e che lo stesso ente gestisca i finanziamenti europei previsti nella misura 2021-2027 che consentirebbero di realizzare lavori urgentissimi, utilizzando fondi pubblici di cui non si potrà disporre in futuro. Consideriamo un’idea perversa, quella della Regione, che prevede l’affidamento del servizio a Siciliacque, una multinazionale con il 75% di capitale privato.

Quali sarebbero le opere più urgenti da realizzare con i finanziamenti europei?

Le reti della provincia di Trapani sono un colabrodo. Occorre partire da lì, ma anche da forti investimenti sulla depurazione. Poi si può parlare anche di invasi, di bacini di approvvigionamento. Ora i soldi ci sono: è scandaloso che dopo non essere intervenuta con i Commissari la Regione proponga un soggetto super privato per una gestione triennale, che rischia di durare per sempre. Un altro elemento da considerare è che Siciliacque applica una tariffa di 69 centesimi più Iva al metro cubo, che è stata dichiarata illegittima dal Tar e dal Cga attraverso pronunciamenti da cui è emerso che Siciliacque non ha titolo per stabilire le tariffe.

E’ arrivata la risposta di qualche sindaco della provincia di Trapani al vostro appello?

Sappiamo che tutti i sindaci hanno ricevuto la nostra nota e qualche contatto c’è già stato. Auspichiamo che di fronte a un argomento vitale come l’acqua pubblica possa esserci quanto prima un confronto. Consigliamo un ripensamento, rispetto alla proposta della Regione, magari guardando a quanto accaduto in provincia di Agrigento, dove hanno scelto di costituire una società consortile che opererà come gestore dell’intero ambito. Non si può affidare un bene primario come l’acqua a una multinazionale.

Vincenzo Figlioli

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Tags: Antonella LetoForum Acqua e Beni Comuni