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Depistaggio via D’Amelio, Fava: “Disegno organico andato avanti per anni”

“Dopo 29 anni continuano a mancare le risposte di chi ha gli strumenti per costruire una verità giudiziaria, e non soltanto una verità storica, sulla strage di via d’Amelio. Ci sono una serie di passaggi che raccontano una storia di distrazioni, pressapochismo, superficialità, forzature, menzogne e reticenze che sono essi stessi il depistaggio. Il depistaggio non è un atto sinistro costruito da qualcuno in maniera isolata, è un disegno che ha sua organicità e spregiudicatezza e progressività, che è andato avanti per anni: è un atto plurale”.

Queste le parole con cui Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, ha presentato la seconda relazione sul depistaggio delle indagini sulla strage del 19 luglio 1992 in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. “Mandanti ed esecutori furono i mafiosi, ma le sentenze dicono che c’è stata anche, certamente o quasi certamente, la partecipazione di apparati dello Stato – ancora Fava -. Ma attualmente non ci sono nomi facce o responsabilità individuali. Il depistaggio comincia già nei 57 giorni precedenti alla strage, col progressivo isolamento di Borsellino, e continua ancora oggi”. Secondo Fava “oggi c’è ancora chi ha paura della verità storica su via d’Amelio”. 

“Abbiamo sentito magistrati, detenuti, testimoni e vittime e ancora non riusciamo a comprendere come sia stato possibile credere, senza sollevare dubbi, al racconto di Vincenzo Scarantino, questo giovanotto semianalfabeta che per 17 anni mette insieme un castello di menzogne”. Fava sottolinea che chiunque avrebbe potuto smascherare in pochi minuti il falso pentito: “Era tutto troppo palese, troppo manifesto. Com’è stato possibile che quando Brusca dice che Scarantino mente, e manchino ancora sei anni alle dichiarazioni di Spatuzza, nessuno cerchi di approfondire questa sua dichiarazione? E com’è possibile che abbiano cercato in tutti modi di tener fuori Spatuzza dal programma di protezione dopo che aveva cominciato a demolire l’impianto accusatorio di Scarantino?”. “Con sovrana indifferenza – ha concluso Fava – si è accettato che il Sisde entrasse da protagonista in questa indagine, nonostante la legge vieti ai nostri servizi segreti di occuparsi di indagini giudiziarie, lavorando a fianco della procura di Caltanissetta e costruendo il profilo criminale di Scarantino”.

redazione

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Tags: Claudio FavaPaolo BorsellinoStrage di Via D'AmelioVincenzo Scarantino