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Processo Scrigno: i pubblici ministeri hanno terminato l’esame del maggiore Berlingeri

Nel corso dell’udienza, tenutasi giovedì presso il tribunale di Trapani, l’ufficiale dell’Arma ha ripercorso i fatti accaduti successivamente le elezioni comunali del 2014 a Campobello di Mazara e quelli verificatisi durante la campagna elettorale delle amministrative del 2015 a Marsala, delle regionali del 2017 e delle nazionali del 2018.

Davanti alla presidente del collegio dei giudici, la dottoressa Daniela Troja, e ai dottori Edoardo Bandiera e Oreste Fabio Marroccoli, nell’aula Bunker del tribunale di Trapani è stato nuovamente sentito il maggiore dei carabinieri Diego Berlingeri che si è occupato delle indagini sulle dinamiche criminali della città nell’ambito dell’inchiesta “Scrigno”, che prende il nome dalle attività commerciali riconducibili ai fratelli Pietro e Francesco Virga (condannati a novembre scorso in rito abbreviato), figli del boss Vincenzo.

Nello specifico, durante l’udienza di giovedì, il sostituto procuratore Gianluca De Leo ha chiesto al teste di riferire in merito agli eventi accaduti dopo l’elezione del sindaco di Campobello di Mazzara, Giuseppe Castiglione, e la consigliera comunale Maria Tripoli, entrambi eletti anche grazie all’appoggio dell’ex onorevole Paolo Ruggirello e, secondo l’accusa, al contributo di Cosa Nostra. In particolare, le intercettazioni avrebbero rilevato i rapporti intrattenuti dall’ex deputato regionale sia con Filippo Sammartano, esponente mafioso campobellese, che con Carmelo Salerno, esponente mafioso pacecoto (assolto in abbreviato a novembre scorso). Dunque, attraverso i contatti con i consiglieri comunali della sua area politica, Articolo 4, Maria Tripoli e Vincenzo Giardina, nonché con lo stesso sindaco Castiglione, Paolo Ruggirello avrebbe proposto come assessore un suo uomo di fiducia all’Urbanistica, Giacomo Sucameli (attualmente consigliere comunale ad Alcamo ndr), effettivamente poi nominato il 16 settembre del 2015 componente della giunta di Campobello di Mazzara. Infatti, scopo di Ruggirello sarebbe stato quello di trovare un’adeguata sistemazione al fidato Francesco Todaro, coordinatore provinciale del movimento “Articolo 4”, che in tal modo avrebbe preso il posto di Sucameli già inserito nello staff di Ruggirello presso l’ARS.

Successivamente, sono state trattale le consultazioni amministrative di Marsala, svoltesi nel maggio del 2015. Secondo quanto riportato dal teste, l’ex deputato Ruggirello avrebbe chiesto a Carmelo Salerno dei nominativi da candidare alle citate elezioni comunali. Dopo diverse interlocuzioni e incontri tra i due, tenutosi nel mese di aprile, l’ex deputato avrebbe sollecitato il Salerno per l’indicazione dei nomi in vista della chiusura delle liste e, nello specifico, di quella dei “Democratici di Marsala” a sostegno dell’allora candidato sindaco Alberto Di Girolamo (risultato poi vincitore). La lista ha ottenuto il 7,75% dei consensi.

Dopo, il sostitutore procuratore De Leo ha domandato all’ufficiale dell’Arma di riferire quanto accaduto nel corso delle regionali del 2017. Il teste, dunque, ha raccontato che durante le indagini sarebbero emerse delle dinamiche di natura politica anche con la famiglia mafiosa di Marsala, nonché dei collegamenti con la criminalità organizzata di Favignana. Nello specifico, sono state riportate delle conversazioni dell’ottobre 2017 tra Francesco Peralta (condannato in abbreviato), autista dei due fratelli Virga, nell’ambito delle quali avrebbe manifestato la sua volontà di organizzare un incontro con gli allora parlamentari regionali Paolo Ruggirello e Baldo Gucciardi, tramite Pietro Vultaggio, sindacalista vicino al primo dei due citati politici. Cosa che poi non avvenne. Le indagini, inoltre, avrebbero evidenziato anche il coinvolgimento nella raccolta dei voti a sostegno dei potenziali candidati, sostenuti dai fratelli Virga, di esponenti della criminalità organizzata marsalese, come Salvatore Angileri, figlio di Diego, il quale nel corso di un incontro con Francesco Virga gli avrebbe rivelato che stava raccogliendo dei voti per il candidato all’Ars, l’avvocato Stefano Pellegrino. Francesco Virga, quindi, gli avrebbe chiesto di raccogliere invece voti per un soggetto da loro individuato, dietro corrispettivo di mille euro, sostenendo anche che il marito della candidata da loro appoggiata avesse delle amicizie forti a Roma. Nella raccolta dei voti sarebbero così stati coinvolti anche Giuseppe Piccione (condannato in abbreviato a novembre scorso) e Biagio Bianco, ai quali sarebbero stati dati degli acconti. Preso atto della disponibilità di questi ultimi, Francesco Virga, non pronunciando il nome della candidata, riferiva però che faceva parte della lista dell’Udc di Mimmo Turano. Le indagini avrebbero poi accertato che l’unica candidato donna sarebbe stata Ivana Inferrera (coinvolta nell’indagine, è stata assolta in abbreviato). Il marito Antonino D’Aguanno (condannato nel novembre scorso), che ha gestito la sua campagna elettorale sarebbe considerato il “Trait d’union” con i soggetti della campagna elettorale vicini ai Virga. Alla fine della tornata elettorale, ha precisato il teste Berlingeri, né la Inferrera né Ruggirello sono risultati eletti. Sostanzialmente, tra i candidati con i quali i fratelli Virga avrebbero preso degli accordi, solamente uno avrebbe rispettato degli impegni (in realtà il marito della candidata Inferrera ndr). Il sostegno a Ruggirello non sarebbe, infatti, stato del tutto effettuato a causa della mancata tempestiva consegna del denaro da parte dell’ex onorevole.

In una conversazione di fine ottobre 2017, tra Pietro Cusenza (condannato in abbreviato) e Pietro Virga, quest’ultimo, riferendosi a Carmelo Salerno, il quale avrebbe in precedenza manifestato che la campagna elettorale a favore di Ruggirello non fosse particolarmente attiva e che lo stesso politico glielo avesse personalmente contestato, lo avrebbe apostrofato con “pezzo di cornuto e sbirro”, perché ipotizzava che si fosse già appropriato di denaro sborsato dall’ex parlamentare regionale per favorire la sua campagna elettorale. E, dunque, si sarebbe lamentato ingiustamente. Carmelo Salerno sempre in contatto con Ruggirello lo avrebbe informato anche della fine della sua libertà vigilata. I risultati definitivi decretavano la mancata elezione di Paolo Ruggirello, il quale otteneva 6.688 voti nella lista “Partito Democratico Micari Presidente”, giungendo addirittura terzo. Il rammarico per l’esito negativo, espresso da Ruggirello, sarebbe poi stato raccontato dal Salerno alla signora Gabriella Giliberti. Salerno, utilizzando il plurale, avrebbe fatto comprendere che la mancata elezione del politico aveva fatto venir meno un punto di riferimento “Perché… ho detto qua a lui noi avevamo, a chi ci aggrappiamo ora alla minchia?”.

Altro argomento d’esame del pubblico ministero sono state le elezioni nazionali 2018 nell’ambito delle quali Paolo Ruggirello risultava candidato nelle liste del Partito Democratico. L’ufficiale dei carabinieri ha dichiarato che nel corso della campagna elettorale sarebbero continuati i rapporti tra Carmelo Salerno e l’ex deputato regionale. In questa vicenda, inoltre, sarebbe entrato in scena un esponente di spicco criminalità trapanese: Salvatore Crimi, tratto in arresto nel marzo del 2018 nel corso dell’Operazione Pionica. Le indagini avrebbero, dunque, fatto emergere una serie di interlocuzioni, avvenute nel febbraio del 2018, propedeutiche all’incontro presso il ristorante “La Pergola”, riconducibile al Crimi e frequentato da altri soggetti pregiudicati mafiosi già dal 2016: Michele Alcamo, Domenico La Russa, i fratelli Virga, Franco Orlando e Leonardo Russo. Grazie a Francesco Todaro, citato come“u rizzu” nelle conversazioni intercettate, sarebbe stato organizzato l’incontro tra Crimi e Ruggirello presso il ristorante del primo, e dove l’allora deputato si sarebbe recato per un pranzo. Altro appuntamento si sarebbe poi svolto presso l’azienda agricola “Commer. Fin”, ubicata in contrada Baronia, nel Comune di Vita. Dette riunioni avrebbero avuto ad oggetto il sostegno alla candidatura di Ruggirello. Il 24 e il 25 febbraio 2018 venivano registrate dagli investigatori due telefonate, con richiesta di incontro, effettuate da Francesco Todaro a Giovan Battista Orlando, fratello di Francesco. Infine, il 26 febbraio si sarebbe svolto un ulteriore incontro a bordo dell’autovettura di Ruggirello. Sarebbero, dunque, stati captati, Francesco Orlando e Carmelo Salerno a bordo dell’Audi dell’ex deputato. I tre, dopo essersi allontanati per circa 45 minuti da via Verducci sarebbero poi rientrati fermandosi vicino la casa dell’Orlando. In questo breve lasso temporale, si noterebbe Ruggirello prelevare dal cofano posteriore della sua auto un pacco, contenente verosimilmente dei facsimili elettorali, e consegnati direttamente a Francesco Orlando. Subito dopo, l’ex parlamentare regionale e l’Orlando si sarebbero salutati con un bacio. Le elezioni, ha ricordato il teste, si sarebbero poi svolte il 4 marzo successivo.

Concluse le domande del sostituto procuratore De Leo, l’esame è stato continuato dal pubblico ministero, la dottoressa Luisa Bettiol. In primis, è stata discussa la vicenda relativa all’appalto di un’impresa di immobili, la Ditta Gulotta Design di Vincenza Costa, la quale avrebbe avuto una relazione con Carmelo Salerno. Quest’ultimo avrebbe chiesto l’intervento di Paolo Ruggirello riguardo la pratica relativa all’assegnazione dell’appalto al marito della Costa, Vito Gulotta (il quale avrebbe appreso successivamente il rapporto con il Salerno). L’ex deputato avrebbe quindi seguito costantemente l’iter della pratica, conclusasi poi favorevolmente, interessandosi anche presso gli uffici amministrativi della Regione. Per seguire da vicino la questione, il Salerno avrebbe richiesto anche la presenza del figlio, Giuseppe, il quale insieme al signor Gulotta si sarebbero recati all’Ars. Dopo aver incontrato Ruggirello, il Salerno avrebbe telefonato a Vito Gulotta, al quale avrebbe riferito che l’allora parlamentare regionale aveva dato il via libera per far partire l’ordine di acquisto dei mobili, garantendo pertanto l’aggiudicazione della fornitura di mobili all’ARS alla sua ditta. La conferma del buon esito della procedura autorizzativa presso l’ARS di Palermo si acquisiva il giorno 2 giugno 2015. In quel periodo, però, il Gulotta avrebbe scoperto l’esistenza della storia sentimentale della moglie, la quale dovette abbandonare il posto di lavoro presso il negozio di ortofrutta gestito dalla famiglia Salerno. Carmelo Salerno avrebbe deciso, in un primo momento, di continuare ad appoggiare Gulotta affinché questi riuscisse ad assicurarsi la fornitura dei mobili presso l’ARS, continuando le interlocuzioni con il suo politico di riferimento: Ruggirello. Successivamente, invece, avrebbe tentato di “bloccare” detta operazione economica, riuscendo, però, soltanto a rallentare il pagamento da parte dell’ARS della fattura emessa dalla ditta di Gulotta.

Altra vicenda registrata dalle indagini è stata, poi, quella concernente la richiesta di intervento di Paolo Ruggirello, da parte del Salerno, per l’assunzione, come guardia giurata, di Vito Costa, fratello di Vincenza. L’ex deputato regionale, a sua volta, si sarebbe prodigato presso il collega, l’onorevole Salvatore Lentini. Il “picciotto” (chiamato così da Ruggirello in una conversazione captata) però non sarà assunto alle dipendenze della “Sicurtrasport” perché nel giugno 2016 gli sarebbe stato notificato il decreto di “divieto di detenzione armi e munizionamento”. Sempre rispondendo ai quesiti del sostituto procuratore Bettiol, il maggiore Berlingeri ha illustrato la parte delle indagini che hanno messo in evidenza il monitoraggio di Ruggirello relativamente alle attività propedeutiche alla gestione della cooperativa “Serenità Società Cooperativa Sociale Onlus”. In particolare, sarebbe emerso dalle conversazioni con un’impiegata, Stefania Mistretta, l’interesse diretto dell’ex parlamentare regionale verso le iniziative finalizzate all’accreditamento della struttura con interventi presso l’Ars e presso i dirigenti pro tempore dell’Asp di Trapani. Infine, il pubblico ministero De Leo ha chiesto chiarimenti al teste in merito al coinvolgimento di Ruggirello nella vicenda concernente la querela volta alla signora Gabriella Giliberti da parte dell’ex marito, Pietro Cafarelli. La signora Gilberti,infatti, avrebbe negato a quest’ultimo di vedere la figlia ( in realtà si scoprirà essere di Ruggirello)come stabilito dai giudici dopo la separazione. Dunque, a seguito della denuncia, la signora avrebbe contattato l’ex deputato affinché coinvolgesse Francesco Orlando e Carmelo Salerno per fare verosimilmente pressioni sull’ex coniuge e riportarlo a miti consigli.

Linda Ferrara

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Tags: Paolo Ruggirello