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Pandemia e allarme sociale a Marsala: parla il referente di Libera Marco Saladino

Le aggressioni razziste in centro, le gomme tagliate alle vetture dei Vigili Urbani, le auto a fuoco presso un terreno a Ciancio. E, infine, l’esplosione, verosimilmente accidentale, che ha distrutto il chiosco di Franco Cosenza, a Sappusi. Vicende diverse tra loro, che però hanno alzato l’asticella dell’allarme sociale a Marsala, in un momento particolarmente delicato, in cui crisi economica e pandemia rischiano di produrre effetti devastanti. Tra gli osservatori più attenti delle dinamiche in corso, il presidio “Vito Pipitone” di Libera, guidato dal referente Marco Saladino.

Che percezione avete degli ultimi eventi di cronaca che si sono verificati in città?

L’estate scorsa abbiamo diffuso due comunicati riguardanti episodi di violenza nei confronti di ragazzi africani. Scrivevamo che Marsala non è una città prettamente violenta o razzista, ma che tuttavia ci sono minoranze che danno sfogo a fenomeni isolati. Non sappiano se c’è qualcosa di organizzato dietro l’esplosione del chiosco o il taglio delle gomme alle auto dei vigili urbani. Tuttavia, l’escalation di fenomeni di violenza c’è. Alla base dei problemi della città c’è la mancanza di punti di riferimento, sia in termini di luoghi che di persone: è difficile trovare ambienti in cui ci si possa confrontare. Al Centro Sociale di Sappusi, accogliamo giovani e giovanissimi che avvertono questo tipo di assenza, che si unisce alla dispersione scolastica, aumentata ulteriormente durante la pandemia, e alla povertà culturale. Qui abbiamo attivato tutta una serie di progetti che intendono favorire processi di aggregazione e crescita personale e comunitaria: la Libera Palestra, la Libera Orchestra Popolare, l’orto sociale, il progetto di falegnameria “L’officina di Pinocchio” realizzato assieme all’USSM per i minori dell’area penale, il progetto “Pagine Volanti” con le letture dedicate ai bambini che spesso non conoscono nemmeno le fiabe più popolari, e un progetto per l’emancipazione delle donne.

Nonostante la crescente partecipazione alle vostre iniziative, anche di carattere ambientale, continuano a verificarsi episodi di degrado e abbandono di rifiuti che sembrano quasi uno sfregio rispetto al progetto di cambiamento proposto…

Molte delle azioni che vediamo le interpretiamo effettivamente come uno sfregio. Quando abbiamo ripulito il Borgo dei Pescatori, la proposta era arrivata dagli abitanti del quartiere. Ma non tutti hanno partecipato e qualcuno magari passava e ci diceva “tra due giorni tornerà tutto come prima”. Devo dire, però, che l’immondizia qui a Sappusi viene portata anche da gente che abita altrove. E che, recentemente, su iniziativa di una nuova residente, sono state abbellite le aiuole di via Omero, con il risultato che dove prima venivano gettati continuamente rifiuti, adesso non se ne vedono più. E’ la dimostrazione che ad abbandono segue abbandono e a bellezza segue bellezza.

Resta lo scempio dell’ex scuola “Lombardo Radice”. Avete una proposta a riguardo?

Non abbiamo presentato una proposta ben precisa, ma gli abitanti ci hanno detto che vedono di tutto e ci hanno chiesto aiuto. Come prima soluzione si è deciso di murarla, ma anche così non è un bello spettacolo. Vorremmo che la struttura venisse riutilizzata, anche se non ci convince molto l’idea dell’amministrazione di trasformarla in un dormitorio per soggetti disagiati perchè si inserirebbe in un contesto già di per sé disagiato. Il tema della Lombardo Radice, peraltro, si inserisce in un contesto che vede l’aumento del consumo di droghe, anche pesanti, tra giovani e giovanissimi a Marsala. Basta fare un giro per via Omero per accorgersi di quante boccette di metadone si trovano…

Quale potrebbe essere la soluzione?

Intanto, un tavolo tecnico permanente, con il coinvolgimento degli abitanti, che vedono e sentono. Come Libera abbiamo cercato di essere un punto di riferimento, ma abbiamo notato che droga e povertà culturale riguardano tutto il territorio, a 360°. E’ il momento di recuperare i ragazzi dalla strada.

Avete la sensazione che con la pandemia le sirene della criminalità abbiano avuto un maggiore potere di seduzione verso i giovani delle aree a rischio?

Sì. Ed è uno dei motivi per cui abbiamo portato avanti gli aiuti alimentari fin dallo scorso anno. Esserci nel momento del bisogno consente di creare un legame umano con le persone. L’ultimo rapporto nazionale di Libera dice che le mafie hanno messo le mani sulla pandemia e sui vuoti che lo Stato non riesce a colmare. La criminalità può facilmente sedurre i giovani, ma può anche penetrare in quel tessuto economico che maggiormente ha sofferto le chiusure. Quando abbiamo riaperto le nostre attività, abbiamo notato peggioramenti gravissimi in molti ragazzi, nel carattere e nel rispetto delle regole. Un peggioramento che abbiamo fatto fatica a gestire. Un altro aspetto che abbiamo notato in questo periodo è la difficoltà a collaborare tra le varie realtà associative, ed è un peccato perchè sarebbe importante se ognuno facesse qualcosa per il bene comune, come ha ricordato anche Salvatore Inguì domenica mattina, nel corso dell’iniziativa che abbiamo organizzato in ricordo di Peppino Impastato.

Cosa vi aspettate dall’amministrazione comunale?

Finora la nuova amministrazione si è mostrata aperta al dialogo. E questa è una cosa importante. Da parte nostra, come sempre, c’è disponibilità a collaborare, però ci aspettiamo che alle parole seguano fatti concreti. Ad esempio, promuovendo un’estate veramente culturale, in cui i cittadini di qualsiasi età possano sentirsi stimolati. O recuperando piazza Peppino Impastato, per cui si era speso molto in passato Lillo Gesone e che, nel rispetto della sua denominazione, non può rimanere una piazza di spaccio o di mancato decoro urbano.

Vincenzo Figlioli

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Tags: Marco SaladinoPresidio Vito Pipitone