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Marsala: Giuseppe Giattino compie 100 anni, da giovane fu prigioniero in un lager polacco

Un altro nonnino marsalese ha spento ieri pomeriggio le classiche 100 candeline. E’ Giuseppe Giattino che risiede in contrada Cutusio. Accanto a nonno Giuseppe, vedovo da 25 anni di Rosa Criscenti,  i figli Pietro, Vita e Carmela nonché i più stretti familiari fra cui nipoti e pronipoti. E’ stato il vice sindaco di Marsala Paolo Ruggieri a consegnare  a nonno Giuseppe una targa ricordo a nome della Città e dell’Amministrazione, presente anche il consigliere Gabriele Di Pietra, amico di famiglia. “Desidero esprimere i miei più sentiti auguri a Guseppe Giattino per questo importante traguardo – ha sottolineato Ruggieri -. Ancor più mi congratulo per quello che ha fatto nei suoi cento anni di vita dove si è distinto per coraggio, intraprendenza e dedizione alla Patria, al lavoro e alla famiglia”. 

foglio di prigionia di Giuseppe Giattino

Nonno Giuseppe Giattino, nacque a Marsala il 12 maggio del 1921. Alla giovanissima età di 19 anni, come tanti altri suoi coetanei, fu chiamato alle armi. Dopo un paio d’anni passati a Treviso, per via dell’alleanza pattuita con gli americani, venne catturato dai nazisti. Fatto prigioniero venne rinchiuso in un lager in Polonia, dove gli venne proposto di diventare volontario italiano nell’esercito tedesco; proposta che rifiutò per rimanere fedele alla Patria. Venne quindi destinato ai lavori forzati in Germania in una cittadina (Hildesheim) passata alla storia per la strage di tanti prigionieri italiani. Durante i due anni passati in quella terribile struttura fu costretto a sfamarsi con bucce di patate e con qualche foglia d’insalata. Pochissimi erano gli input che gli davano la forza e la speranza per andare avanti: il ricordo della sua terra, l’affetto dei suoi cari genitori e degli altri due fratelli, che come lui erano in guerra. Nel marzo del ‘45, sfruttando la confusione creatasi per un bombardamento da parte degli inglesi, insieme ad altri commilitoni italiani, riuscì, rischiando la vita e con un po’ di fortuna, a scappare dalla prigione. Iniziò, quindi il viaggio di ritorno a casa, fatto di peripezie e difficoltà, che durò circa un mese. A  Marsala, purtroppo, apprese che i suoi due fratelli maggiori non erano riusciti a salvarsi come lui ma che erano stati dati per dispersi. Superato lo shock, decise di mettersi a lavorare divenendo mastro bottaio. Una professione svolta con grande passione e successo che lo ha accompagnato fino agli anni ‘80, periodo durante il quale lavorò per le più prestigiose cantine marsalesi. Dopo la guerra conobbe anche Rosa Criscenti, divenuta poi sua moglie e madre dei suoi 3 figli. Nonno Giuseppe ha 6 nipoti, 4 pronipoti con il quinto in arrivo. In merito alla sua storia e al ritrovamento di un documento che il nonno teneva gelosamente nascosto, il 2 giugno come anticipato dalla Presidenza del Consiglio, verrà insignito della Medaglia al valore per i deportati di guerra. Nonno Giuseppe, juventino doc, in famiglia è stato sempre considerato punto di riferimento nonché fonte d’ispirazione per i suoi 4 nipoti che servono in armi la propria nazione.

redazione

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