Di notevole impatto emotivo per due prime classi del Liceo Ruggieri l’esperienza vissuta venerdì scorso, grazie alla quale hanno avuto modo di ascoltare dalla viva voce di protagonisti diretti e/o indiretti alcune storie di mafia. Attraverso una live del canale YouTube “EducAttori”, gli alunni hanno partecipato alla presentazione del libro di Ivan Scherillo “Adesso ve le presento io le mafie”. A dialogare con l’autore c’erano Tina Martinez Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, capo della scorta del giudice Falcone con lui rimasto ucciso nella strage di Capaci del maggio 1992, e diversi esponenti delle forze dell’ordine. La signora Tina, invitando i ragazzi ad essere sempre essere vigili e mai indifferenti di fronte alle azioni delle associazioni malavitose, ha voluto ribadire fortemente la necessità di documentarsi sulle stragi di mafia e in particolare su quello che è accaduto il 23 maggio 1992, per far sì che determinati fatti non accadano mai più. La vedova Montinaro ha fondato un’associazione dal nome “Quarto Savona 15”, la sigla radio dell’auto della scorta di Falcone i cui resti, raccolti in una teca, vengono portati in una esposizione itinerante attraverso tutta Italia, per sensibilizzare ed educare ai valori dell’antimafia e della legalità.
Parole di incoraggiamento ad essere resilienti, a non piegarsi mai di fronte alle lusinghe della mafia, sono state rivolte anche dal tenente col. Antonio Forte, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Napoli, che, con una metafora, ha parlato del legame che in certi ambienti nasce tra i giovani e la malavita, e che è necessario spezzare sul nascere, definendolo “abbraccio finto e mortale”; si sa, infatti, che molte organizzazioni mafiose reclutano tra le loro fila molti giovani poco più che adolescenti e che esse si avvalgono per lo svolgimento di specifiche attività illecite, come lo spaccio di droga, di ragazzi minorenni.
Un altro tema toccato durante l’incontro è stato quello della perdita del consenso, che, secondo il comandante della Guardia di Finanza Riccardo Fiore, a partire dal ’92 la mafia ha subito. Dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, infatti, è sorto in tutta l’Italia un movimento diffuso di ribellione alla cultura di stampo mafioso. Si capì in quel momento che non si doveva delegare solo ai magistrati e alle forze dell’ordine la lotta contro la mafia, ma che era necessaria la partecipazione dei cittadini, nella consapevolezza che le mafie possono essere sconfitte se resteranno isolate.
Forti sono state anche le parole di Alfredo Fabbrocini, capo della Squadra Mobile di Napoli, che ha raccontato anche di quanto sia difficile, ma anche onorevole, per un rappresentante delle forze dell’ordine sacrificare la famiglia mettendosi al servizio dello Stato. Si è parlato anche di beni confiscati alla mafia con Gennaro Nuvoletta, fratello di un carabiniere ucciso dalla mafia.
Molte sono state le domande degli studenti, ammirati dalle reazioni di unità per la legalità di fronte alla strage di Capaci e dal lavoro quotidiano preciso e pericoloso delle forze dell’ordine a tutela di tutti, incoraggiati, in nome della giustizia, a non subire, e stupiti delle analogie tra la mafia siciliana e le organizzazioni malavitose operanti fuori dalla nostra isola.
Una preziosa occasione di riflessione su alcuni aspetti della mafia, attraverso cui rinnovare tra i ragazzi il senso di giustizia e di legalità indispensabili per dei buoni cittadini del mondo.