Categorie: AperturaCronacaRegione

Servizio ambulanze, tangenti e arresti al Policlinico

Dal 2012 al 2018, il Policlinico di Palermo ha pagato un fiume di fatture senza alcun controllo.

La ditta incaricata del trasporto degli ammalati all’interno della struttura presentava note generiche, senza alcuna indicazione del paziente o del servizio effettuato: poco importava al segretario del Dipartimento dei servizi, Maurizio D’Angelo.

Oggi, l’ex collaboratore amministrativo (ha 64 anni, è ormai in pensione) è finito ai domiciliari, con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Stesso provvedimento per Alessandro Caccioppo, 49 anni, già rappresentante legale della “Italy Emergenza Cooperativa Sociale” con sede a Messina, che gestiva l’appalto al Policlinico. E’ il risultato di un’indagine dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo e dei carabinieri del Nas, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dalla sostituta procuratrice Francesca Mazzocco. D’Angelo avrebbe incassato tangenti per 130 mila euro. Il gip Walter Turturici ha disposto pure un sequestro di disponibilità finanziarie, per 260 mila euro. L’inchiesta ipotizza un danno di 3 milioni e 300 mila euro per le casse del Policlinico. Alcuni servizi non sarebbero stati svolti, oppure i costi sarebbero stati gonfiati.

Negli anni anni scorsi, si era mossa pure la Corte dei Conti dopo la segnalazione dei vertici della clinica universitaria. Ma D’Angelo era stato assolto. “Altre figure all’interno degli uffici avrebbero dovuto vigilare sull’esecuzione del contratto”, questa la sua difesa. Ora, tornano le accuse. E, questa volta, l’indagine della procura introduce l’accusa della tangente.

Non è stato facile scoprire le mazzette. “Ma anche in questo caso – dice il generale Antonio Quintavalle Cecere, il comandante provinciale delle Fiamme Gialle – la Guardia di finanza ha messo in campo le proprie capacità di investigazione documentale e di ricostruzione dei flussi finanziari”.

Inizialmente, il titolare della cooperativa avrebbe fatto arrivare 80 mila euro su un conto corrente intestato alla figliastra di D’Angelo e al coniuge. La giustificazione era la risoluzione bonaria di una potenziale controversia di lavoro, ma in realtà la donna non aveva mai lavorato per la Italy emergenza. Altri 50 mila euro sarebbero stati inviati su un conto intestato a D’Angelo e a un’anziana da una società immobiliare collegata alla cooperativa. “Per giustificare il pagamento – spiega un comunicato di Finanza e Carabinieri – la società ha acquistato dalla donna un’immobile fatiscente, contestualmente concesso in locazione alla cooperativa per sei anni”. Pagamento anticipato, con una cifra al di fuori di qualsiasi logica di mercato: 50 mila euro.

Dice il colonnello Gianluca Angelini, il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo: “Gli appalti pubblici della sanità siciliana, alla luce delle ingenti risorse economiche impiegate, continuano a rappresentare un settore particolarmente esposto al rischio di pratiche corruttive, tanto gravi e insidiose quanto insopportabili”. L’ufficiale che coordina gli investigatori della Guardia di finanza lancia un appello: “La corruzione per il nostro Paese è un vero e proprio cancro da estirpare che produce effetti devastanti. Dunque, è indispensabile che ogni cittadino percepisca la gravità dei reati commessi da chi ruba risorse pubbliche, destinate a migliorare la qualità dei servizi offerti alla collettività, sottraendole al bene comune e che si sviluppi sempre più nei confronti di tali comportamenti una definitiva capacità di reazione, indignazione e denuncia”.

redazione

Condividi