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Omicidio Agostino: condannato il boss Nino Madonia. Il padre Enzo: “Ora la verità sui mandanti”

Importante sentenza per uno dei casi più controversi delle cronache siciliane. A oltre 32 anni dal duplice omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, c’è finalmente un primo punto fermo: la condanna all’ergastolo del boss Nino Madonia, riconosciuto colpevole dal gup di Palermo Alfredo Montalto del duplice delitto, avvenuto il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo. In quella tragica giornata, i due coniugi, reduci da una giornata trascorsa presso l’abitazione della sorella di Ida a cui avevano comunicato di essere in attesa di un bambino, furono improvvisamente raggiunti da una motocicletta con due persone a bordo, che iniziarono a sparare verso di loro. L’agente cercò di fare scudo alla moglie, venendo ucciso dalla raffica di colpi. Poco dopo fu uccisa anche la donna, raggiunta da un proiettile al cuore. Alla drammatica vicenda si aggiunge un particolare oltremodo significativo: La notte della morte di Antonino Agostino e della moglie, alcuni ignoti “uomini dello Stato” riuscirono ad entrare nell’abitazione dei coniugi defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stava conducendo Agostino, che proprio in quel periodo si stava occupando del fallito attentato all’Addaura, che avrebbe dovuto portare all’uccisione del giudice Giovanni Falcone.

In tanti, in questa giornata importante da un punto di vista processuale, hanno pensato a Vincenzo Agostino, il papà dell’agente ucciso, che non ha mai smesso di battersi per conoscere la verità sulla tragica morte del figlio, annunciando a suo tempo che non avrebbe tagliato la barba fino a quando non avrebbe avuto giustizia. A proposito dell’odierna sentenza, Vincenzo Agostino ha affermato: “Questa è la vittoria della magistratura onesta ed è la vittoria di mio figlio, che non si è mai fatto corrompere da nessuno. Mi auguro che anche i mandanti possano essere condannati”.

Sulla vicenda numerosi commenti e reazioni da parte dei rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico in Sicilia. Afferma il presidente Nello Musumeci: “È solo un primo passo, altri tronconi processuali sono in corso per chiarire chi e perché trucidò il poliziotto e sua moglie, incinta. Siamo, e sono, al fianco del genitore Vincenzo Agostino che, solo quando tutto sarà finito, e chiarito, taglierà la sua lunga barba. Aspetteremo, con pazienza e tenacia, questo momento al suo fianco”.

Accanto alla famiglia Agostino, anche da un punto di vista processuale, c’era anche il Comune di Palermo, costituitosi parte civile. “Come sempre, e prima di tutto – sottolinea il sindaco Leoluca Orlando – un grande e affettuoso abbraccio al padre Enzo nel ricordo anche della compianta mamma Augusta. È infatti alle famiglie di Antonino Agostino e di Ida Castelluccio che oggi lo Stato, anche se con un colpevole ritardo durato oltre trent’anni, ha dato una prima risposta. Una risposta che riscatta in parte le responsabilità che tutte le istituzioni hanno per i ritardi nell’accertamento della verità. Il Comune, che in questo processo era costituito come parte civile tramite la sua avvocatura, proseguirà con Enzo e con tutti i familiari a chiedere che piena luce sia fatta non solo su quel delitto, ma anche sui tanti misteri, i colpevoli depistaggi e le omissioni che hanno impedito fino ad oggi di colpire mandanti, esecutori e beneficiari di quel terribile delitto”.

“Con la condanna del boss Nino Madonia, dopo 32 anni cade il muro di gomma e lo Stato rende finalmente giustizia alla memoria del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, barbaramente assassinati il 5 agosto del 1989 – afferma il deputato del Pd Carmelo Miceli, componente della Commissione Antimafia -. Il mio pensiero va subito al papà Vincenzo Agostino, anche oggi con fierezza presente in aula ed emozionato, perchè è grazie alla sua battaglia, alla sua ostinazione, al suo amore per la ricerca della verità, che oggi salutiamo con soddisfazione questo esito processuale. Insieme alla tenacia di Vincenzo dobbiamo ringraziare lo straordinario lavoro della Procura generale di Palermo e della Dia, che hanno saputo affrontare di petto anche chi a questa verità non voleva giungere. Oggi è stato posto un tassello importante, ma dobbiamo vigilare ancora affinchè tutto il mosaico di questo terribile duplice omicidio venga ricomposto per sempre”.

“È motivo di soddisfazione – commentano i rappresentanti del M5S in Commissione Antimafia – la sentenza emessa oggi per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie, Ida Castelluccio, ammazzati il 5 agosto 1989. Un omicidio efferato, brutale. La condanna del boss Madonia è un primo importante pezzo di verità che emerge dopo 32 anni. Ecco, questo dato deve farci riflettere: oltre tre decenni per avere una sentenza, ma la determinazione della magistratura, il senso della giustizia, hanno prevalso. Un pensiero ed un abbraccio vanno a Vincenzo Agostino, padre di Nino, che ha combattuto con coraggio e determinazione questa battaglia. Il suo coraggio è simbolo di chi non si arrende alle mafie e cerca sempre verità e giustizia”.

redazione

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