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Wedding Mood: E se fosse lui a dire “sì, lo voglio”?

Cena a lume di candela, location da sogno per un’atmosfera romantica. Un anello e la fatidica domanda “mi vuoi sposare”? Questo è quello che molte donne sognano fin da bambine, un momento indimenticabile, una svolta definitiva per la propria vita. Questo è quello che siamo abituati a pensare o a vedere in alcuni film e a percepirlo come uno standard, perché a noi donne piace essere corteggiate e coccolate, a noi donne piace essere sorprese, ma soprattutto sentirci amate. E, nell’immaginario collettivo, è proprio lì, nel giorno del matrimonio, che l’amore trova il suo coronamento. Ma cosa succederebbe se i ruoli s’invertissero? Se fosse l’uomo ad aver bisogno di attenzioni, di sorprese, di sentirsi desiderato? Cosa succederebbe se fosse lei a chiedere a lui “Vuoi sposarmi?”.

Rompiamo per un attimo gli schemi e le tradizioni, guardiamo al futuro con altri occhi. Oggi le donne sono guerriere consapevoli e non aspettano più il principe azzurro piuttosto lo vanno a cercare e, una volta trovato, fanno di tutto per tenerselo stretto. Perché bisogna sempre aspettare che sia l’uomo a fare il primo passo? Sappiamo benissimo che le donne, praticamente, nascono pronte e già abituate al matrimonio.

“Se scappi ti sposo” uno dei film più famosi uscito nel 1999 (diretto da Garry Marshall ed interpretato da Julia Roberts e Richard Gere) vede protagonista la proposta al femminile: sì, perché in fondo esisteva già da tanto tempo, basta pensare a un’antica leggenda irlandese, The Ladies’ Privilege. Tutto ha inizio nel V secolo con una suora, oggi conosciuta come Santa Brigida. In seguito alla sua santificazione, si è deciso che una volta ogni 4 anni, il 29 febbraio, le donne avrebbero avuto il compito di fare la proposta di matrimonio ai propri uomini per bilanciare il numero delle proposte maschili e femminili, così come l’anno bisestile serve a bilanciare il calendario. Una tradizione che, a dire il vero, va avanti per tutta la durata degli anni bisestili (come il 2016, che ha visto un incremento delle proposte da parte delle donne).

A un primo sguardo, dare alle donne questa possibilità potrebbe sembrare una vittoria femminista, ma non è così. Come sostiene Katherine Parkin, professoressa di storia alla Monmouth University del New Jersey: «La tradizione dell’anno bisestile sembra dare delle chance, ma in realtà lascia le donne al loro posto. Centinaia di anni fa, quelle che hanno deciso di fare la proposta di matrimonio sono state descritte come brutte, poco femminili, disperate». Secoli dopo, molte donne usano ancora il 29 febbraio (o qualsiasi altro giorno degli anni bisestili) come pretesto per farsi avanti. Se da una parte potrebbe sembrare un gesto poco consono agli occhi della società, dall’altra è la dimostrazione di quello che è la donna oggi: libera, indipendente, pronta a giocarsi la propria vita, la propria storia per il sì più bello di tutta la sua esistenza.

Le location scelte dalle donne sono poco romantiche perché l’uomo, si sa, è più pragmatico, sportivo, a volte anche cinico. Di certo nessuna regola di galateo prevede un l’anello per lui, spesso si opta per qualcosa di più utile ma purché sia personalizzato e in tema con l’occasione. L’unica cosa che conta è fare il tutto basandosi sui propri sentimenti e captando il momento giusto affinché la risposta possa essere quella desiderata.

Arianna Sanguedolce

redazione

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