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Beni confiscati, la Calcestruzzi Ericina: “Hanno lasciato marcire una betoniera piuttosto che darla a noi”

Confiscata alla mafia da 20 anni, la Calcestruzzi Ericina rappresenta una delle realtà che, nonostante innumerevoli difficoltà, è riuscita ad avere una nuova vita nell’ambito dell’economia legale. Sottratta al controllo del boss Vincenzo Virga e salvata da un tentativo di svendita grazie all’intervento dell’ex prefetto Fulvio Sodano, l’azienda è gestita dal 2010 da una cooperativa composta dai suoi dipendenti, che l’hanno rilanciata con il nome di Calcestruzzi Ericina Libera, all’interno di un percorso seguito con grande attenzione anche a livello nazionale dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti.

La sua vicenda trova ampio spazio nella relazione della Commissione regionale Antimafia sulla gestione dei beni confiscati, che ne ricostruisce l’articolato percorso, attraverso documenti e testimonianze di soggetti che ben ne conoscono le vicende, peraltro finite anche all’interno delle indagini sul processo a carico dell’ex senatore trapanese Antonio D’Alì, che negli anni in cui ricoprì il ruolo di sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi entrò in conflitto con il prefetto Sodano, proprio a causa della Calcestruzzi Ericina.

Gli ultimi dieci anni di vita dell’azienda trapanese per certi versi possono essere annoverati tra le best practice di un settore fortemente complesso, rappresentando – come si legge nella citata relazione – “il segno concreto che un riscatto sia possibile, anzitutto nel segno della tutela dei lavoratori”. Dall’altro, sono anche anni segnati dalle criticità connesse, tra le altre cose, alle difficoltà di un mercato in cui alcuni operatori riescono ad essere maggiormente concorrenziali perchè attingono al lavoro nero, approfittando della mancanza di controlli. E poi, ci sono le difficoltà di confronto con l’Agenzia dei beni confiscati.

“E’ dal 2014 che scriviamo all’Agenzia per alcune problematiche e non abbiamo nessun risultato”, spiega l’amministratore delegato Gisella Mammo Zagarella. Emblematica, a riguardo, è la vicenda che la stessa dirigente dell’azienda ha posto all’attenzione della Commissione Antimafia presieduta da Claudio Fava: Abbiamo saputo che a 5 km dalla Calcestruzzi Ericina c’erano dei mezzi nuovi, mi riferisco a quelli della ‘Sicil Calcestruzzi’ della confisca “Pace”… parliamo di autobetoniere di valore commerciale da 200 a 250 mila euro. Diversi confronti istituzionali, diverse lettere, nulla di fatto. Risultato: quei mezzi sono stati lasciati abbandonati, vandalizzati e oggi valgono zero… Cambia direttore, riscriviamo di nuovo, si individuano altri mezzi, per arrivare sempre allo stesso risultato… Ed ancora, erano stati individuati i mezzi della confisca Scinardo, a Militello Val di Catania. Questi mezzi, autobetoniere e autobetonpompe, erano stati affidati ai vigili del fuoco. I vigili del fuoco di questi mezzi non sanno che farne perché con quelli puoi soltanto trattare il calcestruzzo… Quest’anno a gennaio (nel 2020, ndr) abbiamo avuto l’incontro con il nuovo Direttore dell’Agenzia, i Vigili del fuoco hanno rinunciato… quindi, veniva fuori il problema di come trasportare questi mezzi da Enna a Trapani. Io ho risposto: “Nello stesso modo in cui li avete trasportati da Catania a Enna”, “E no”, perché poi per il trasporto eccezionale c’erano degli oneri da affrontare quindi dice: “non possiamo creare un precedente”. Ora, noi come cooperativa abbiamo sempre fatto la nostra parte, ci siamo sempre presi la nostra fetta di responsabilità, quindi quando mi sento dire: “non vogliamo creare un precedente” io lo trovo un po’ un controsenso…La nuova normativa parla di nuclei di supporto sui beni confiscati nei tavoli prefettizi, ma anche di quello non si ha nessun tipo di notizie, non sono stati avviati, abbiamo difficoltà a capire chi sia il nostro”.

Il prefetto Tommaso Ricciardi, ascoltato a sua volta dalla Commissione, racconta di aver seguito con attenzione la vicenda, al fianco della Calcestruzzi Ericina. All’inizio dello scorso anno sembrava che si fossero create le condizioni per far pervenire all’azienda trapanese le betoniere che erano state assegnate al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, ma che rimanevano inutilizzate e ferme al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Enna. “L’allora capo dell’Agenzia nazionale, il Prefetto Bruno Frattasi, me presente – afferma Ricciardi – convenne con i Vigili del Fuoco che questi beni potevano essere benissimo destinati alla ‘Calcestruzzi Ericina’. Devo dire che poi quello che ci ha in qualche modo tarpato le ali è stata l’emergenza sanitaria che stiamo tutt’ora vivendo…”.

Dal canto suo, la docente dell’Alma Mater Studiorum di Bologna Stefania Pellegrini, che da otto anni dirige il Master di II Livello in “Gestione e riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, consultata dalla Commissione ha evidenziato che “oggi la norma prevede la costituzione di reti (tra le aziende confiscate, ndr), sta di fatto che le reti vengono ostacolate. L’esperienza della Calcestruzzi è emblematica in senso negativo. Un’occasione che poteva essere un punto di riferimento nel creare una rete tra aziende di calcestruzzo sottoposte ad amministrazione giudiziaria, un consorzio che sarebbe stato un interlocutore di mercato molto forte e competitivo. (…) Non si può aspettare mesi e mesi la risposta di una pec come è successo, con i mezzi che non solo deperiscono ma vengono anche vandalizzati… ed è una perdita incredibile economica per l’erario. Se esiste una Corte dei Conti per danno erariale a carico di amministratori giudiziari, per quale motivo anche dirigenti dell’Agenzia che non sono intervenuti tempestivamente non devono essere sottoposti a questa valutazione? E perché non ha funzionato la Calcestruzzi: per mancanza di prontezza o per mancanza di volontà, perché faceva paura che ci potesse essere realmente un interlocutore di mercato molto forte rispetto ad un mercato così contaminato come quello del calcestruzzo?”.

Il cuore della vicenda è riassunto nella chiosa finale dell’amministratore delegato Gisella Mammo Zagarella: Fin quando non si prenderà la consapevolezza che la vera lotta di contrasto alla criminalità organizzata non si ferma al sequestro e alla confisca, ma la vera lotta sono le aziende che continuano a lavorare, affidate alle cooperative, che continuano a lavorare e a creare economia pulita… Ecco, è quello il vero contrasto alla criminalità!”.

Vincenzo Figlioli

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