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Aborto. La Cgil interviene sulle campagne contro la legge 194: “Politica rifletta sulla mancanza di azioni”

“Gli attacchi dei giorni scorsi alla legge 194/78 e all’autodeterminazione delle donne, attraverso cartelloni pubblicitari delle associazioni pro vita e con le esternazioni del prete di Birgi, che ha paragonato l’olocausto all’aborto, sono un pesante segnale di arretramento culturale, reso ancora più grave dalle lacune delle azioni messe in campo dalle Istituzioni rispetto alle politiche di genere”. Ad affermarlo è Antonella Granello della segreteria della Cgil di Trapani e responsabile delle politiche di genere del sindacato. 

“A distanza di 43 anni dall’approvazione della legge – dice Antonella Granello – l’aborto continua a essere un tema di scontro ideologico, ma non si può e non si deve tornare indietro sulla strada dei diritti. Il vero obiettivo delle associazioni pro vita sembra essere quello di intervenire contro una legge dello Stato che riconosce il valore dell’autodeterminazione delle donne. La legge 194 che garantisce alle donne il diritto di scegliere di interrompere una gravidanza è stata una conquista per assicurare alle donne il diritto alla salute e alla vita, messi a rischio dagli aborti clandestini. E’ inaccettabile – prosegue Granello – che ancora oggi vi siano coloro che puntano, con azioni e campagne ad hoc, ad accrescere sensi di colpa, alimentando il rischio che si torni alla clandestinità e all’illegalità”.

I dati Istat, analizzati dalla Cgil, confermano che il tasso di abortività, ovvero il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza per 1000 donne, in Italia è in costante calo.  “Questa flessione – dice Antonella Granello – potrebbe assumere una rilevanza maggiore se si investisse sulla piena applicazione della 194 potenziando i consultori, investendo sull’educazione sessuale nelle scuole, sull’accesso agli anticoncezionali sicuri, agevolando la somministrazione della pillola del giorno dopo, la Ru486, e sulla gratuità e la piena accessibilità della contraccezione d’emergenza”.

La Cgil registra, infine, la carenza della presenza delle donne nelle giunte comunali e regionali e la mancata attivazione, in molti comuni del territorio, delle Commissioni per le pari opportunità, che dovrebbero elaborare proposte di intervento e politiche a tutela delle donne per rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale, culturale e istituzionale. 

“Sui diritti delle donne – conclude Antonella Granello – non arretreremo di un passo e siamo pronte a confronti aperti per discutere e promuovere politiche da cui possano scaturire azioni a tutela e a difesa dei diritti di tutte le cittadine”.

redazione

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