Il Consiglio dei Ministri ha approvato nei giorni scorsi il nuovo “decreto Natale”, con il quale oltre a trasformare in zona rossa tutta l’Italia, ma non troppo, ha disposto dal 24 dicembre al 6 gennaio l’ennesima chiusura di ristoranti, pizzerie, bar, pub, pasticcerie, gelaterie, agriturismi, catering e mense. Di fatto, le attività che senz’ombra di dubbio hanno sofferto di più in questo 2020 a causa della pandemia.
“Il Governo, ripercorrendo pedissequamente il criterio adottato con il “decreto Rilancio”, – spiega Filippo Inzirillo, Dirigente Sindacale Provinciale CIFA Area Legale Amministrativa e Civile- ha presentato con l’ultimo provvedimento altri aiuti che andranno alle attività che hanno ottenuto i ristori versati dall’Agenzia delle Entrate la scorsa estate. Ancora una volta vengono elencati numeri degni da “potenza di fuoco”, infatti si tratta di 645 milioni di euro. Nel dettaglio, solo 455 milioni saranno disponibili entro fine anno. I restanti 190 verranno erogati nel 2021. Ma come verranno di fatto indennizzati per esempio i ristoratori? Innanzitutto, tra i potenziali beneficiari questa volta, sono compresi anche i soggetti con ricavi o compensi eccedenti i 5 milioni di euro”.
Inzirillo ha però sottolineato: “Sono esclusi i soggetti che hanno attivato la partita Iva a partire dal 25 ottobre. L’indennizzo spetta se l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi di aprile 2020 è inferiore ai due terzi di quello realizzato nello stesso mese dell’anno precedente (occorre far riferimento alla data di effettuazione delle operazioni) ovvero, per chi ha attivato la partita Iva dal 1° gennaio 2019, anche in assenza di tale condizione. Dunque dalla lettura della norma pare che anche le start-up possano beneficiare di contributi a fondo perduto, ma appena si va a verificare la medesima norma sui criteri di quantificazione di detti indennizza si legge che testualmente ‘L’ammontare del contributo a fondo perduto è determinato applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019’. Quindi le aziende che hanno avuto la sventura di aprire una attività nel maggio del 2019 poi letteralmente travolta dalla pandemia, non ha di fatto alcuna possibilità di ottenere alcun ristoro. Ecco –conclude il Dirigente di CIFA Trapani- l’ennesima legge ai tempi del COVID 19, scritta male che di fatto non garantisce pari opportunità a tutti gli imprenditori che sono stati costretti a rimanere chiusi per preservare la salute pubblica”.
Il Segretario Provinciale di Trapani CIFA Italia, Gaspare Ingargiola ha ribadito: “le imprese non vanno lasciate da sole ma vanno gestite in modo specifico secondo le relative attività d’investimento durante il periodo covid-19. Si deve dare più ascolto e voce alle Associazioni di Categoria che conoscono analiticamente le singole realtà produttive”.