Sono stati rinviati a giudizio tre medici dell’ospedale di Partinico, coinvolti nel decesso di una neonata alcamese C.R. nata prematura alla 37esima settimana, morta dopo tre giorni di agonia. Secondo l’accusa, la tragica circostanza si sarebbe verificata a causa della negligenza e imperizia dei medici, che non hanno adottato i corretti presidi terapeutici: Maria Pia Marino, Rocco Billone e Antonio Russo.
I fatti risalgono al gennaio del 2018 allorquando una donna alcamese, con pregresse complicanze, mise alla luce una bambina che subito manifestò un grave stress respiratorio, senza che i medici allertassero tempestivamente il sistema Sten, anzi rifiutando il trasferimento a mezzo di elisoccorso in favore dell’ambulanza, aggravando così la malattia della bambina che poi morì al Civico di Palermo, tre giorni dopo il parto.
Una prima verifica dei fatti, in realtà, aveva condotto i magistrati della Procura della Repubblica di Palermo a chiedere l’archiviazione, ma una consulenza di parte, disposta dalla famiglia, e poi la perizia del Giudice per le indagini preliminari, che aveva disposto l’incidente probatorio, ha accertato le gravi responsabilità del medici e soprattutto l’inadeguatezza del presidio ospedaliero partinicense.
Ieri il rinvio a giudizio dei tre medici al processo per omicidio colposo che inizierà il 16 marzo 2021.
Soddisfazione è stata espressa dai difensori dei genitori e della famiglia, avvocati Baldassare Lauria, Caterina Gruppuso e Emanuela Scuto: “La perizia del giudice e la nostra consulenza medico legale hanno confermato i gravi sospetti della famiglia, la bambina poteva essere salvata se i medici avessero immediatamente disposto il trasferimento della neonata in un centro attrezzato, cosa che invece hanno fatto in ritardo rifiutando il trasporto in elisoccorso”. Il fatto mette sotto accusa pure la struttura ospedaliera di Partinico il cui centro nascita non appare adeguato a rispondere ad eventuali criticità della nascita. “ Riteniamo di portare in giudizio anche l’azienda ospedaliera e la Regione Siciliana per le gravi criticità strutturali che non consentono l’adeguata offerta terapeutica” hanno aggiunto i legali della famiglia, Lauria, Gruppuso e Scuto.