Categorie: Lettere

Scrive Filippo Piccione su Maria Colorni e la Marsala degli anni ’50

Gentile direttore,

sento il bisogno di ringraziare Elio Piazza per la sua commovente lettera pubblicata sulla figura di Maria Anna Colorni. Devo ringraziarlo anche per la forte emozione che ho provato vedendo le bellissime foto di questa splendida benefattrice che visse da missionaria fino alla sua morte avvenuta nel 1973 all’età di 65 anni. Sapevo già da mia madre che quando una donna del vicinato era in procinto di aspettare una bambina o un bambino la prima cosa a cui pensare era come contattare la levatrice venuta da Trieste. Maria Anna Colorni era il punto di riferimento delle partorienti delle contrade che, insieme a Terrenove – Bambina, coprivano un vasto territorio dell’agro marsalese. Maria era diventata per quella comunità una di loro. Tutti crescendo, nati nell’arco di tempo che dal 1941 arrivava all’inizio degli anni Settanta, sapevano che erano passate dalle mani delicate e sapienti della levatrice. Un’ icona piena di fascino, premurosa e rassicurante come poche. Una donna giovane, colta, venuta da lontano, vissuta nella sua Trieste, una città europea, progredita, che si è trovata subito a suo agio in una realtà completamente diversa mettendosi al servizio di una popolazione che usciva a stento dalla guerra senza avere la forza di affrontare il dopoguerra ancora alle prese con la povertà, l’analfabetismo e l’arretratezza.

Elio Piazza spiega lucidamente il rapporto che quella ragazza ebbe con Totò ed Enzo Vaccari. Io mi limito soltanto a mettere in risalto quanto il loro ritorno in Sicilia, a Marsala, a Terrenove –Bambina – a meno di un chilometro da Berbaro, dove io era nato e cresciuto – ebbe sulla mia formazione di adolescente durante la metà degli anni Cinquanta. Soprattutto dopo essere stato costretto a malincuore e con molta sofferenza, a lasciare la scuola, una volta conseguita la licenza elementare, perché dovevo aiutare mio padre nei campi.

Enzo ebbe la geniale idea di costruire al centro della contrada Terrenove – Bambina il Cinema Teatro Vaccari. Per noi fu un grande evento culturale che ha segnato una svolta significativa anche nella mentalità e nei comportamenti delle famiglie abituate a vivere isolate dal resto del mondo. Con il cinema e la contestuale elettrificazione delle strade e delle case, si era aperto uno spiraglio formidabile insieme alla speranza di partecipare anche noi ai rapidi cambiamenti in atto nel Paese. Il Cinema Teatro Vaccari, a differenza del più virtualmente conosciuto Nuovo Cinema Paradiso, è realmente esistito. Era stato realizzato negli stessi anni in cui era stato concepito alla fine del secondo conflitto mondiale il cinema che a Giuseppe Tornatore valse la meritata vittoria dell’Oscar, come miglior film straniero.

Il contesto storico e culturale era tale per cui la mia generazione con l’apertura del Cinema Teatro Vaccari ne fu in pieno coinvolta. Grazie al coraggio e all’intraprendenza di Enzo Vaccari. Enzo aveva un non so che di esclusivo rispetto alla maggior parte delle persone inclini alla pigrizia mentale e al miserabile adattamento all’esistente. Pensare di inaugurare un cinema in un ambiente refrattario come il nostro era già in partenza un’impresa destinata al fallimento. Ma le cose non andarono così come si temeva. Da un lato contava la sua forte personalità e dall’altro valeva l’esperienza che Enzo aveva fatto a Trieste nel campo dell’arte e dello spettacolo. Forse, se fosse rimasto lì insieme a suo fratello Totò, avrebbe fatto maggiore fortuna. Ma avrebbe impedito a tutti noi un lungo periodo straordinario di emancipazione frutto della sua generosità e della sua inventiva. Non avremmo conosciuto la levatrice Maria Anna Colorni alla quale tutta la popolazione si era legata con autentico affetto. Ancora grazie a Elio Piazza per avermi consentito di fare anch’io un omaggio alle persone da lui ricordate.

Filippo Piccione

redazione

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