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Pagine vuote di cultura

“Il calendario della stagione 20/21 è in continuo aggiornamento. Gli spettacoli potrebbero subire variazioni o cancellazioni dovute all’evolversi dell’emergenza sanitaria e alle prossime disposizioni normative per il contenimento del contagio da COVID-19”. E’ la comunicazione che compare nelle pagine web dei teatri italiani. Cartelloni in aggiornamento, eventi che vengono rinviati, anche di un anno, come se questo 2020 fosse una pagina da cancellare da ogni calendario.

L’Italia non ha gestito bene la pandemia, e i Dpcm che si susseguono sono piene di norme che, a ben vedere, regolamentano in maniera molto svogliata alcuni comparti. Prima di tutto il settore culturale. Mentre in metrò alle 8 di mattina le persone si accalcano, con o senza mascherina, nei teatri il limite massimo è di 200 spettatori, negli spazi esterni di mille. Ma come può pensare il Governo che un Teatro, un Cinema o un Auditorium con più di mille posti a sedere, sopravvivano con soli 200 paganti? Guardando peraltro i numeri, i posti più sicuri sono proprio i musei e gli spazi teatrali e concertistici, dove con un semplice intervento (ad esempio biglietti di diverso colore a seconda l’ingresso o prevedendo ingressi contingentati), si potrebbero ampliare i posti in platea e in galleria. Al di là di ciò, il comparto non ha ricevuto nessun sostegno economico, è stato completamente abbandonato, come se – ancora una volta – il lavoro artistico in questo Paese non esistesse. Anche gli altri Paesi europei e non, stanno affrontando l’emergenza Coronavirus, alcune volte meglio altre volte peggio dell’Italia da un punto di vista sanitario; ma non dimenticano i proprio artisti, non lo facevano prima della pandemia, né dopo, potendo comunque fare di più. E nonostante la manifestazione dei “bauli” (in gran parte fonici) in piazza a Milano, nonostante le tante proteste e le richieste di attenzione, il Governo e il suo Premier è come se avessero le bende agli occhi.

I teatri – ma anche i tanti locali e club che facevano musica dal vivo – stanno cercando di approntare la stagione 2020/2021 spalmando gli eventi in più serate, cercando di contenere i costi, mentre ancora una volta i live sono appesi a un filo, rimandati più e più volte, tra voucher e richieste rimborsi. Anche la sezione eventi Facebook piange, da nord a sud; pure le nostre pagine culturali fanno fatica a scrivere di eventi inesistenti, dedicando pochi articoli a qualche mostra, alle iniziative scolastiche, alle uscite di singoli e album di cantautori del nostro territorio.

In attesa di capire cosa intenderà fare la nuova Amministrazione comunale sul fronte dei teatri, considerando il periodo. Pagine, le nostre, che lasciano più spazio allo sport. Sport di contatto a rischio contagio maggiore, ma visto il grande giro economico che c’è nelle alte categorie era impossibile non riprendere. Poi però si minaccia la chiusura delle palestre se non si regolarizzano. In realtà dovevano adeguarsi a prescindere. Insomma tutto quello che non funzionava in questo Paese vorrebbero risolverlo adesso, in pandemia e in piena crisi economica. E’ impossibile. E la cultura ancora una volta rappresenta l’ultimo gradino di una scala arrugginita. Come diceva Tremonti, con la cultura non si mangia… sembrava quasi terribilmente profetico.

redazione

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