L’assegno unico per i figli sarà operativo nel 2021. Lo ha confermato il premier Conte che ha chiarito che la misura difficilmente sarà varata entro gennaio. Dopo aver incassato l’approvazione unanime alla Camera, il provvedimento ha iniziato il 13 ottobre l’iter al Senato. Quando anche Palazzo Madama avrà dato il suo ok, il governo avrà infatti 12 mesi di tempo per renderlo attivo. La strada è ancora lunga, dunque, perché essendo un disegno di legge delega, per stare in piedi con le sue gambe dovrà prima trovare sostegno nei decreti attuativi.
L’obiettivo della misura è concentrare in un’unica soluzione i tanti aiuti per la famiglia che tra assegni, bonus e detrazioni, negli anni hanno disperso le risorse in tanti rivoli. Un unico assegno che però il governo vuole anche rinforzare, cosa non facile perché un assegno mensile alle famiglie per ogni figlio under 21 a carico (a partire però già dal settimo mese di gravidanza), è un’operazione dall’importo notevole.
L’assegno unico sarà rivolto a tutti i cittadini italiani, a quelli dell’Unione europea e agli extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo, di lavoro o di ricerca, residenti in Italia da almeno due anni anche non continuativi e, naturalmente, con figli a carico (dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età). Il sostegno non sarà solo per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Nella misura rientreranno anche gli autonomi, i liberi professionisti e i disoccupati.
Al momento si profilano due possibilità per la famiglia beneficiaria della misura: scegliere di ricevere l’assegno oppure ottenere un credito d’imposta.
Per quanto riguarda l’ammontare dell’assegno, l’importo sarà composto da una quota fissa e da una variabile. Quest’ultima verrà calcolata in base al numero dei figli presenti in famiglia e alla loro età, tenendo anche conto del coefficiente Isee.
Se non vi saranno modifiche, dal secondo figlio in poi l’assegno avrà una maggiorazione del 20%, mentre i figli disabili avranno diritto di una maggiorazione tra il 30 e il 50%. La condizione di disabilità è permanente e dunque anche l’assegno avrà validità per tutta la vita, senza limitazioni d’età.
Come detto, il limite di età per accedere al contributo è 21 anni (e non 18). Al momento, si parla della possibilità di corrispondere l’assegno direttamente ai figli con età compresa tra 18 e 21 anni. I figli maggiorenni però avranno un assegno ridotto rispetto a quelli minorenni e dovranno rispondere a determinate condizioni: essere iscritti all’università o a un corso di formazione scolastica o professionale.
Avranno diritto all’assegno anche i figli con età compresa tra i 18 e i 21 anni che stanno svolgendo il servizio civile universale, un tirocinio o un’attività lavorativa limitata che assicuri un reddito molto basso (il cui tetto non è però stato ancora fissato). Rientrano nella categoria anche i ragazzi under 21 disoccupati e in cerca di lavoro.
Nella versione originaria del provvedimento, la Delrio-Lepri, l’assegno era pari a 240 euro mensili. Dopo l’emendamento del governo, non si sa ancora a quanto ammonterà. La ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti aveva parlato di una “ipotesi di cifra tra i 200 euro e i 250 euro”.
La somma finale sarà necessariamente legata alla riforma fiscale, con il riordino delle misure già esistenti a sostegno dei figli a carico, portando a carico della fiscalità generale il finanziamento totale dell’assegno unico.
Fonte: Corriere.it