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Giorgio Magnato e il “vuoto culturale”: “L’essere artisti è un dono di Dio o una disgrazia”

Giorni “caldi” per Marsala con le imminenti elezioni e con una pandemia in corso che sta facendo registrare un numero considerevole di contagi in Città e in tutta la Provincia. Un’estate trascorsa a rincorrere le varie iniziative che il Comune lilybetano ha messo in cartellone con evidente ritardo, causato anche dal Coronavirus. Eventi contingentati, massima sicurezza, rassegne al tramonto. Ma c’è il sentore – forse avvertito dai ‘veterani’ del teatro – che mancasse la voce, la forza delle parole, l’intensa e tragica interpretazione di Giorgio Magnato.

L’ultimo baluardo di un palcoscenico poliedrico – da Pirandello a Shakespeare, da Martoglio ai Dialoghi di Platone – e di una famiglia di elevato spessore culturale (il compianto fratello Aldo ha diretto per circa 50 anni il Teatro dell’Opera de Il Cairo), è tornato a dire la sua dopo mesi di “vuoto culturale”, parlando di un “silenzio leopardiano” nei suoi confronti, dopo l’ottenimento dei benefici della Legge Bacchelli grazie all’interessamento del Consiglio comunale, del vice presidente Arturo Galfano e di alcuni promotori, in testa, il dottor Peppe Donato. Una legge che in Italia viene riconosciuta a pochi eletti di grande valenza artistica.

Vengo escluso non per mia volontà – ci dice Magnato -. Dopo l’arrivo della Bacchelli ho inviato una lettera all’Amministrazione comunale in cui mettevo a disposizione la mia esperienza gratuitamente, come ringraziamento, al fine di ricoprire un ruolo di direzione artistica dei teatri marsalesi, ma non ho mai ricevuto risposta. Credo che la politica su questo fronte debba mettersi da parte. Spesso il pubblico paga per farsi offendere, va a vedere spettacoli che sono delle porcherie. Il problema non è il pubblico, esso prende quello che gli dai. Se un clochard ha fame, mangia quello che trova. Così è anche per lo spettatore”.

Per Magnato l’Antica Grecia è ancora un esempio a cui guardare. “L’Italia è un disastro sotto questo punto di vista – ci dice il regista -. Per non parlare di certi ambienti in cui nascono invidie frutto della mediocrità. Il Teatro senza cultura umanistica e predisposizione naturale, non può esistere, essere artisti è un dono di Dio… o una disgrazia”.

Sulle nascenti associazioni quali Professione Musica e Movimento Artistico Culturale Marsalese, Magnato è eloquente: “Prodigarsi è un merito, ma non conosco le realtà. E quindi non posso dire altro, bisogna parlare di ciò che si sa, sono comunque disposto a dialogare con tutti, a scambiare idee. Non mi invitano, mi sento e mi hanno fatto sentire inutile. L’ultima vera iniziativa fatta con l’Ente locale, sono stati i due corsi di teatro grazie all’Amministrazione Galfano”. Insomma, nemo profeta in patria…

redazione

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Tags: Giorgio Magnato