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Scuola uguale (nei disagi) da Nord a Sud

Inizio di anno scolastico sui generis per l’Italia intera. In una emergenza ancora ben presente e che non accenna ad arrestarsi, l’ingresso a scuola da Nord a Sud è stato carico di ansie e preoccupazioni. Per una volta, il nostro Paese si trova sullo stesso piano egualitario. Un po’ per tutti e sotto diversi punti di vista.

Gli insegnanti allo sbando e che si inventano la qualunque per i loro studenti (una maestra a Roma ha spiegato il distanziamento facendo la ruota nell’atrio), i supplenti a casa ad attendere le chiamate che la Azzolina dice di aver completato in anticipo (ma non è proprio così), gli studenti a cui tocca una ripresa-shock dopo mesi in casa (siate clementi!), le famiglie, soprattutto dei più piccoli, divisi tra l’emozione di mandare (finalmente) i figli a scuola e la preoccupazione di una febbre improvvisa, a quest’età assai frequente.

Tanto per intenderci, i problemi non ci sono solo nel “profondo” Sud dove i banchi non arrivano. La Scuola di Formazione professionale Opera Montegrappa di Fonte (Treviso), una paritaria, si è munita di seghe e strumenti vari per tagliare i banchi e renderli mono-posto. Risparmiando 110mila euro. In una scuola elementare della Capitale, hanno adottato il “metodo Cuba” con gli alunni seduti uno per il lato lungo e uno per il lato corto. A Bologna si fa lezione in Fiera, a Firenze al Teatro della Pergola. Tra applausi e striscioni di protesta nei licei, c’è il sentore che la scuola doveva iniziare in presenza. Sì la DAD, la didattica a distanza, deve assolutamente essere parallela al rientro in classe, principalmente in questa fase, dove non mancheranno i plessi chiusi per casi di positività con conseguente panico generale.

Ma il rientro a scuola in maniera attrezzata ed adeguata – che qualcuno sta cercando di garantire – è stato penalizzato da linee guida ministeriali molto incerte da un canto, e dall’altro da una Scuola che da diversi anni è stata “smantellata” da riforme che non l’hanno di certo innovata e valorizzata. Dai concorsi alle nomine degli insegnanti e personale ATA, alle strutture carenti come spesso vediamo dalle nostre parti, da un sistema che non esalta le qualità e le doti di uno studente, come avviene invece con il metodo americano, sin dal college. Per non parlare di lavori o attività (tra queste ultime la musica o l’arte) che per lo Stato hanno un ruolo talmente marginale da non creare più un indotto specifico.

Guardando alla nostra realtà, a Marsala ieri la campanella è suonata per alcuni istituti superiori. Ingressi con mascherina al Liceo “Pascasino”, dove si è scelto di contingentare la presenza degli alunni in determinate ore e giorno per giorno; al Commerciale di via Fici ieri sono entrate le prime classi, oggi entreranno anche le seconde e negli altri giorni via via tutte le altre, con due orari di ingresso e da due accessi differenti, con percorsi prestabiliti e aule numerate. Nei prossimi giorni toccherà a tutti gli altri e agli Istituti Comprensivi. Sarà la “prova del 9”. Se non ci fosse di mezzo la salute, potremmo dire che è la prima vera grande prova per convivere con il Coronavirus. E in tutta verità, è proprio così.

redazione

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