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Processo Perricone, il pubblico ministero ha concluso l’esame dell’ex vicesindaco di Alcamo

Nel corso dell’udienza, il collegio dei giudici presieduto dal dottore Enzo Agate ha rigettato la richiesta della difesa di ritenere inutilizzabili le intercettazioni ambientali e telefoniche. Terminato l’interrogatorio dell’accusa, toccherà adesso alla difesa ascoltare lo storico esponente del PSI alcamese.

Ieri mattina, al tribunale di Trapani, è terminato l’esame di Pasquale Perricone, ex vicesindaco di Alcamo nel 2012, effettuato dal pubblico ministero, la dottoressa Rossana Penna. Lo storico esponente del Psi alcamese, coinvolto nell’inchiesta della Procura trapanese di quattro anni fa e denominata “Affari sporchi”, è stato ascoltato in aula Giangiacomo Ciaccio Montalto. Insieme all’imputato principale del processo, sono accusati di vari reati altri tre soggetti: la cugina Maria Lucia Perricone (detta Mary), Marianna Cottone, amministratrice della società Promosud srl, ed Emanuele Asta, ex funzionario del centro dell’impiego di Alcamo. Il filone di questo procedimento giudiziario, scaturito a seguito del sequestro da parte delle fiamme gialle del cantiere del porto di Castellammare del Golfo, avvenuto nel 2010, ha per oggetto le accuse di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, corruzione, truffa ai danni dello Stato e della UE. Nel corso dell’udienza, il presidente del collegio dei giudici, il dottore Enzo Agate, e a latere la dottoressa Roberta Nodari e la dottoressa Chiara Badalucco, hanno rigettato la richiesta della difesa di ritenere inutilizzabili le intercettazioni ambientali e telefoniche. Nello specifico, l’avvocato Valerio Spigarelli del foro di Roma, il quale insieme all’avvocato Giuseppe Benenati difende l’ex vicesindaco di Alcamo, ha sollevato la richiesta di inutilizzabilità delle registrazioni ambientali predisposte dalla magistratura. Per il legale si sarebbe verificata la mancata registrazione di alcune parti del discorso, causata dal difetto di trasmissione tra la microspia e il server della Procura. Dunque, l’avvocato Spigarelli ha manifestato la necessità di capire se detto malfunzionamento potesse incidere sulla utilizzabilità delle intercettazioni. In sintesi, il legale di Pasquale Perricone ha evidenziato tre problemi davanti al Tribunale: il primo problema ha riguardato un accertamento tecnico, il secondo l’utilizzabilità delle intercettazioni, il terzo la lesione del diritto di difesa. Per il pubblico ministero, invece, il dato esposto dalla difesa si deve ritenere assolutamente ipotetico. Per tale motivo ha chiesto al collegio dei giudici il rigetto della richiesta della perizia. Dopo una pausa dell’udienza, per studiare la questione sollevata dall’avvocato Spigarelli, il Tribunale, rientrando in aula, ha disposto l’acquisizione della relazione della difesa come memoria. Inoltre, ha stabilito che questa non può essere acquisita senza l’esame del consulente tecnico ed ha, quindi, ritenuto inammissibile lo stesso perché non indicato nella lista dei testimoni. La questione prospettata dagli avvocati difensori, ha inoltre chiarito il presidente del collegio dei giudici, non incide sulla utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Non è stato poi prospettato l’articolo 271 del codice di procedura penale (il divieto di utilizzazione dei risultati delle intercettazioni). Infine, il Tribunale si è riservato di disporre eventualmente perizia delle intercettazioni, il cui risultato potrà influire sulla valenza probatoria della stessa. Al centro dell’esame dell’ex vicesindaco di Alcamo, condotto dal pubblico ministero, vi sono state proprie alcune intercettazioni. Tra gli argomenti trattati in merito: il consorzio Coimp, la bancarotta fraudolenta e la presunta corruzione del funzionario Asta. Al quesito del pubblico ministero sull’esistenza o meno di interessi in comune con la cugina, Perricone ha precisato che l’unico interesse concerneva il Consorzio Stabile Coimp. Secondo la Procura, tale consorzio, avente come amministratore unico Maria Lucia Perricone, sarebbe nato dalla duplice esigenza del cugino di dissimulare la titolarità della Imex Italia, amministrata dallo stesso, occultando gli utili conseguiti al fisco mediante fatturazioni per operazioni inesistenti. Inoltre, tale progetto sarebbe stato costituito al fine di acquisire lavori in subappalto per il rifacimento della galleria di Segesta, lungo l’autostrada A29 Trapani-Palermo, e per partecipare agli appalti per la ricostruzione post-terremoto in Emilia Romagna. Altro tema affrontato dall’interrogatorio dell’accusa ha riguardato la creazione della società Cooperatori per Costruire soc. coop., di cui Mary Perricone è amministratrice, e la società Imex proprietaria di quote ed il tentativo di acquisire le certificazioni SOA rilasciate in favore della Cea attraverso una cessione di ramo d’azienda, una certificazione da utilizzare per partecipare a nuovi appalti pubblici. Detta operazione sarebbe stata resa possibile grazie ai rapporti tra gli indagati ed il liquidatore della Cea, Pasquale Russo (imputato in un procedimento parallelo).

Di seguito un frammento della conversazione del 17 febbraio 2015 intercorsa tra i cugini Perricone e che è stata per l’appunto oggetto d’esame.

PASQUALE: Ma tu poi perché non eri messa qua in forza? Mi devi spiegare…

MARY: Non ero messa in forza perché ero… perché ero amministratore della CPC dell’altra cooperativa che dovevamo fare il passaggio, dovevamo…la SOA, il problema era la SOA i requisiti sul fatto cedere ramo d’azienda, questo era il programma, dovevamo cedere il ramo d’azienda…

PASQUALE: Spero che questa cosa non venga fuori, spero che non venga fuori.

MARY: E si è perso molto tempo perché nel frattempo c’era la…(Inc)

PASQUALE: …Dico, spero che non venga fuori questa cosa perché sennò significa che già…Si stavano organizzando le cose per fare “abbuccare” la CEA e quindi di conseguenza incularsi la Nettuno.

Perricone ha affermato di non escludere di essere stato coinvolto nel 2003-2004 nell’associazione della Cea a Coveco (capogruppo dell’Ati che si è aggiudicata nel 2005 l’appalto del porto di Castellammare) quando non faceva più parte della prima delle due società citate. Una precedente inchiesta sul cemento depotenziato del porto, lo avrebbe indotto a pensare che questa fosse legata ai tentativi di infiltrazione mafiosa. Quindi, ha suggerito alla cugina di lasciare la cooperativa Cea. Nel frattempo, si sono incrinati i rapporti tra il Consorzio Veneto e Domenico Parisi della Cea. Anche con Giorgio Buscarello della Lega delle cooperative (teste defunto nel corso del processo), i rapporti degli amministratori della Cea, Rosario Agnello e Domenico Parisi (entrambi considerati testa di legno di Pasquale Perricone dalla Procura), non sarebbero stati ottimi per questioni legate alla elezione della presidenza del menzionato sindacalista. Dunque, Perricone, intrattenendo buone relazioni con tutti, avrebbe facilitato l’incontro tra il Coveco e la Cea, che si concluderà comunque con la revoca dei lavori a quest’ultima. Per quanto concerne la bancarotta fraudolenta della Nettuno, società coinvolta nel sequestro del porto di Castellammare del Golfo, altra conversazione intercettata e oggetto d’esame è stata quella intercorsa tra i due cugini Perricone e riguardante le conseguenze delle indagini allora in corso. Mary Perricone prospettava al cugino la necessità di recuperare il prima possibile la documentazione nella disponibilità di RosarioAgnello e del consulente della Cea, il dottore De Luca. Tale proposta non veniva considerata utile da Perricone, il quale riteneva più prudente distruggere ogni elemento che li potesse collegare al fallimento della Nettuno.

Ecco un passaggio della conversazione citata.

PASQUALE:…cara Mary, tu non hai capito una cosa… è da distruggere la cosa. Tu ancora non… Questa è una vicenda… brutta… il concorso… nella bancarotta fraudolenta… è una cosa grave!!! per le conseguenze che ha! perché se arrivi …praticamente ad una condanna tutti sti fornitori si costituiscono tutti parte civile… e scatta la confisca…la confisca per importi equivalenti e quando succede questo, uno di parte civile… uno rivolgersi indifferentemente “a cu minchia ci pari e piaci a iddru” cioè pure a me questi hanno qua… perché dice “Ma scusi, lei è andato? perché loro diranno “Si abbiamo parlato con PERRICONE Io, Mary… Mary perché? È ovvio che hanno…è normale anche quelli di là sopra ( del Coveco ndr) avranno già detto così. Quindi, questa vicenda, non è che la puoi ignorare! Quindi bisogna… cominciare a precostituire una griglia… difensiva! Perché tu lavoravi qua a che titolo? A che titolo lavoravi qua?

MARY: A nessun titolo.

Su questa vicenda, vi è stato uno scambio di battute tra l’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, e il sostituto procuratore, Rossana Penna. Lo storico esponente del PSI alcamese ha dichiarato di non avere mai detto alla cugina di distruggere documenti, ma di avere pronunciato la frase “A te ti sfugge una cosa”. Per il pm, al contrario, il politico alcamese è stato lungimirante nel prevedere che le indagini a suo carico avrebbero riguardato proprio la bancarotta fraudolenta. Infine, si è passati alla trattazione della presunta corruzione del funzionario del centro dell’impiego Emanuele Asta. Quest’ultimo, infatti, avrebbe chiesto al Perricone e a Marianna Cottone, legale rappresentante della Promosud, società che si occupava di formazione professionale, di impiegare la moglie, AntonellaRuisi, e la nipote Lea Accardo, negli enti di formazione gestiti dai suddetti. Per la Procura, l’Asta avrebbe ottenuto promesse e rassicurazione da entrambi in merito alle sue richieste. Alla domanda del pubblico ministero se vi fosse stata una promessa in cambio di controlli d’aula non “a sorpresa” da parte del funzionario, il Perricone ha risposto “Assolutamente no”. Invece, sui c.d. “corsi fantasma” il presidente del collegio, il dottore Enzo Agate, ha chiesto all’ex vicesindaco se questi fossero fittizi. Il politico alcamese ha confermato che non erano regolari, spiegando che i vecchi bandi regionali prevedevano gli accorpamenti interni ed esterni degli alunni nel caso di pochi iscritti ai corsi. Cosa che non è avvenuta con quelli successivi. “Avremmo dovuto denunciare le aziende che non mandavano gli allievi”, ha dichiarato Perricone. E poi ha aggiunto “Una lira non l’abbiamo richiesta”. Inoltre, la rendicontazione prevista da detti bandi, secondo il politico alcamese, avrebbe dovuto essere forfettaria. Infine, Pasquale Perricone ha confermato che si occupava di coordinare sostanzialmente la galassia di società che gravavano attorno alla formazione professionale. Terminato l’interrogatorio dell’accusa, toccherà adesso alla difesa ascoltare lo storico esponente del PSI alcamese. La prossima udienza è stata fissata il 14 settembre.

redazione

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Tags: Pasquale Perricone