Il 19 luglio a Sappusi il sogno di Emanuela Loi è stato realizzato. Emanuela infatti aveva fatto le magistrali e da grande avrebbe voluto fare la maestra e stare con i bambini, insegnare loro che l’impegno e il rispetto delle regole sono le chiavi per farcela nella vita e costruire un mondo migliore. Fare la maestra era il suo più grande desiderio, ma poi sua sorella maggiore Claudia le fece sapere che era stato bandito il concorso in polizia. Nulla di più lontano dai suoi desideri, aveva pensato all’inizio, ma poi, riflettendo, si era accorta che l’impegno e il rispetto delle regole erano fattori comuni e aveva deciso di partecipare. Di certo non avrebbe mai immaginato di passare alla storia del nostro Paese come l’unica poliziotta morta in servizio a 25 anni e per di più al fianco di uno dei giudici del pool antimafia, Paolo Borsellino, il 19 luglio del 1992. Il 19 luglio del 2020 Emanuela ha parlato di nuovo. Le ha prestato la voce Luana Rondinelli, introdotta da Francesco Torre, in occasione della commemorazione organizzata dal presidio di Libera a Sappusi, nel centro sociale. Emanuela si è raccontata, con freschezza, parlando in prima persona attraverso le pagine del libro di Annalisa Strada “Io, Emanuela”.
Torniamo con lei in Sardegna quando non ha ancora vent’anni e poi ci ritroviamo a Palermo, in divisa, con sogni e aspettative per poi scandire i secondi della strage. Ma a Sappusi, mentre Luana dà voce a Emanuela il giardino che i bambini del centro sociale le hanno dedicato si anima. Ci sono giochi: due altalene, uno scivolo, un’altra altalena a due posti e poi tante piante. Altre saranno messe a dimora dopo la lettura. Mentre Luana legge Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e, al centro, Emanuela Loi dipinti sul murales realizzato qualche tempo fa stanno a guardare i bambini che giocano, si dondolano, gironzolano in sicurezza e ascoltano la storia di questa ragazza sarda che si è trovata a Palermo, fino a far parte della storia d’Italia. E in un attimo è tutto chiaro. Questi stessi bambini hanno ascoltato già, nei giorni addietro, storie e hanno dipinto un murales nuovo, fiorito e marino (con l’aiuto del maestro Enzo Campisi). Il giardino di Emanuela è un parco dove si impara. Qui è come essere a scuola. E allora Emanuela, a Marsala, è diventata maestra davvero. Eppure uno strano incidente avvenuto durante i preparativi del presidio di Libera coordinato da Marco Saladino appare come un monito. Purtroppo, mentre i bimbi armeggiavano con colori e pennelli, una latta di colore rosso si è rovesciata a terra. I volontari hanno provato a pulirla in tutti i modi, ma l’alone è rimasto. È quello che accade quando fiorisce la memoria senza che giustizia sia fatta. L’onta rimane e sporca, il sangue è ancora lì, e ci obbliga a vederlo. Quella macchia resta finché la luce della verità non la pulisce del tutto. Non so se noi riusciremo a rimuovere tutto lo sporco, ma ho fiducia che i bambini di Emanuela ce la faranno.