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Co-marketing a processo: giudizio per i vertici Airgest

Il gup del Tribunale di Trapani Caterina Brignone ha rinviato a giudizio tutti i soggetti coinvolti nelle indagini riguardanti la gestione degli accordi di co-marketing per conto dell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi. La giudice ha di fatto accolto le richieste formulate dal pubblico ministero Rossana Penna, con l’eccezione dei presunti falsi in bilancio operati prima del 2014, che risultano prescritti. Il processo di primo grado si terrà, a partire dal 16 ottobre, davanti al Tribunale di Trapani, in seduta collegiale. Per l’occasione si ritroveranno tra i banchi degli imputati con l’accusato di peculato i presidenti Airgest succedutisi all’epoca dei fatti, Salvatore Ombra, Salvatore Castiglione, Franco Giudice e Paolo Angius; a processo anche Fabrizio Bignardelli, Vittorio Fanti, Giuseppe Russo, Giancarlo Guerrera, Luciana Giammanco, Gioacchino Lo Presti, Letteria Dinaro, Michele Angelo Maggio, Antonino Di Liberti, Antonio Lima e Antonino Galfano, accusati a vario titolo di false comunicazioni sociali in concorso tra loro.

La vicenda trae origine da una serie di esposti presentati dai portavoce del Movimento 5 Stelle Valentina Palmeri, Sergio Tancredi (ora passati a Attiva Sicilia) e Vincenzo Maurizio Santangelo, che nel tempo hanno mantenuto una posizione sempre molto critica sull’accordo di comarketing stipulato tra l’Ams – società di marketing riferibile alla Ryanair – e i 24 Comuni della provincia di Trapani. “Ribadisco come già fatto in precedenza – afferma Santangelo – che il nostro lavoro di studio svolto a partire dai bilanci della società di gestione aeroportuale di Trapani, fino al capestro contratto di comarketing, è stato solo al fine di far chiarezza e trasparenza, nel rispetto della collettività trapanese. Ripeto, non abbiamo additato nessuno, abbiamo solo rilevato delle incongruità e oggi la Procura ci sta dando ragione”.

Nei giorni scorsi, il presidente di Airgest Salvatore Ombra aveva lasciato intendere di aspettarsi il rinvio a giudizio, ritenendolo “un atto dovuto”. “Tuttavia – evidenzia l’avvocato Paolo Paladino – siamo convinti di poter dimostrare nel corso del processo l’insussistenza del reato”.

Ninny Bornice

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