Il Tribunale di Marsala, presieduto dal giudice Vito Saladino, ha condannato a sei anni di carcere l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa sono i due reati di cui l’ex primo cittadino democristiano è stato ritenuto responsabile.
Vaccarino era stato arrestato nell’aprile del 2019 nell’ambito di un’attività di indagine legata alla ricerca del boss latitante Matteo Messina Denaro, che ha coinvolto anche due rappresentanti delle forze dell’ordine, il tenente colonnello Marco Alfio Zappalà e l’appuntato Giuseppe Barcellona, entrambi condannati oggi (per una singolare coincidenza) nel processo con rito abbreviato che si è celebrato davanti al gup di Palermo Annalisa Tesoriere, il primo a quattro anni di carcere in abbreviato, il secondo a un anno con pena patteggiata. Nel caso di Zappalà e Barcellona, il capo di imputazione era però diverso: accesso abusivo a sistema informatico.
La vicenda nasce da un passaggio di informazioni riservate che avrebbe coinvolto i tre soggetti, giungendo fino a un mafioso trapanese vicino a Messina Denaro. La difesa, di Vaccarino, rappresentata dall’avvocato Baldassare Lauria, ha puntato con decisione sul fatto che i soggetti in questione non sapessero che la notizia in questione fosse legata a un’intercettazione segreta. “Non c’è alcun ancoraggio fattuale a riguardo”, sottolinea Lauria, che pur dichiarando di voler attendere le motivazioni, parla di “sentenza affrettata e non correlata all’evidenza processuale”, lasciando intendere che, verosimilmente, la decisione del collegio presieduto dal giudice Vito Saladino, verrà impugnata.
Nel corso del processo sono stati chiamati a deporre, tra gli altri, anche il generale Mario Mori (ex numero 1 del Sisde), il colonnello Giuseppe De Donno e il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci.
Personaggio complesso, ambiguo e discusso, più volte al centro di indagini giudiziarie (e a suo tempo condannato per traffico di droga), Vaccarino fu incaricato tra il 2004 e il 2006 dai Servizi Segreti di tenere un carteggio segreto con il boss latitante Matteo Messina Denaro (i due si firmavano rispettivamente Svetonio e Alessio).