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Processo d’Appello Scorpion Fish: ridotte alcune pene, confermate quelle ai fratelli Allegra

Si è concluso in Corte d’Appello a Palermo il rito di secondo grado riguardante il procedimento giudiziario scaturito dall’operazione “Scorpion Fish”.

In parziale riforma della sentenza di primo grado (20 dicembre 2018) sono state rideterminate le pene per gli imputati Jabranne Ben Cheikh, Simonetta Sodi, Chiheb Hamrouini e Tarek Ben Massoud.

La Corte presieduta dal giudice Angelo Pellino ha dunque condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione e a una multa di 100.000 € Jabranne Ben Cheikh; Tarek Ben Massoud a 5 anni e 10 mesi di reclusione e a una multa di 100.000 € (anche qui, escluse alcune aggravanti); Chiheb Hamrouini a 6 anni e 6 mesi di reclusione, oltre che a una multa di 116.666 € (escluse le aggravanti). Per i tre tunisini sono state escluse le aggravanti riconosciute nel primo grado di giudizio, celebratori con rito abbreviato. Per quanto riguarda Simonetta Sodi, la Corte ha disposto una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione, anche se, rispetto al primo grado, è venuta meno la pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici). Gli imputati erano difesi dagli avvocati Fabio Sammartano, Stefano Pellegrino, Giuseppe Sodano e Carmine D’Agostino

Per il resto, viene confermata la sentenza e la condanna a carico dei pescatori marsalesi Angelo e Salvatore Allegra. Per questi ultimi, però, la vicenda processuale potrebbe non essere conclusa, in quanto la Corte d’Appello ha disposto la trasmissione degli atti alla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Palermo per ulteriori indagini a carico degli stessi e di Simone Ballantini.

L’operazione “Scorpion Fish” risale al mese di giugno 2017, quando le indagini coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi di Palermo e dai sostituti Calogero Ferrari, Federica La Chioma e Claudia Ferreri, hanno fatto luce su un traffico di migranti e contrabbando di tabacco tra la Tunisia e la Sicilia Occidentale.

Secondo quanto appurato dall’accusa, avrebbero fornito supporto logistico per l’organizzazione delle traversate “di lusso”, che costavano anche 3000 euro agli immigrati che intendevano raggiungere le coste siciliane.

redazione

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