Categorie: Lettere

Scrive Ninny Aiuto su Marsala, la mancanza d’amor proprio e lo splendore perduto

Caro Vincenzo,

seppur per meste pratiche e incombenze che spettano a chi sia toccato da una grave perdita, in questi giorni mi è toccato di rivivere Marsala in lungo e in largo come non facevo da anni. E sarebbe ingeneroso fare l’elenco delle cose che un animo forse pignolo, almeno per certe cose, potrebbe elencare nella colonna del “così non va”. Ma quello che oggi, a sommo titolo esemplificativo, non posso sottacere mi è saltato agli occhi al momento in cui ho dovuto recarmi a conferire i rifiuti che, con questo caldo, non è consigliabile accumulare dentro casa. Ebbene, credo che Marsala sia l’unica città in Europa ad avere un’isola ecologica dove altrove ci sarebbe un giardino fiorito con panchine per ammirare il bel tramonto o le barche che finalmente rientrano a quell’ora. Credo che Marsala sia l’unica città al mondo che permetta che quello stesso luogo sia persino uno dei più sciatti al mondo insieme ad alcuni sobborghi delle grandi capitali dell’Africa centrale, con tanto di bambini senza identità e diritti allegramente sdraiati su montagne di vestiti e stracci sporchi gettati davanti alla suddetta area di conferimento.

Mi chiedo come si possa pensare che tutto questo sia solo colpa della politica, di questa o quella amministrazione (le abbiamo provate tutte) e non della nostra generazione, di noi “quarantenni” – volendo però comprendere un arco temporale ben più ampio, sia in giovinezza che in vecchiaia – che magari facciamo anche il locale alla moda, per impresa, titolo professionale o amministrativo, e poi non sappiamo neanche evitare di lasciare la pattumiera puzzolente aperta e spalancata sullo zerbino di casa propria. Rimango sempre più basito dalla sciatteria di questa mia amata città, dalla mancanza un po’ generalizzata di amor proprio. So che alcuni leggeranno queste parole mettendo in moto una sorta di vuoto orgoglio per l’ennesimo allarme che suona come un attacco al buon nome della città, ma anch’io sono marsalese e dico che è ora che Marsala sia davvero all’altezza dell’antico nome che porta. Marsala – mi si perdoni ora a me una certa presunzione portata dall’amore per questa città – non può solo limitarsi a funzionare, forse nemmeno a funzionar bene. Marsala deve splendere, in ogni suo anfratto e anche nelle giornate più mestamente uggiose.

Ninny Aiuto

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Caro Ninny,

le tue parole sono chiare e condivisibili. Sarebbe da stupidi fraintenderle. Fin dall’adolescenza sono cresciuto nell’idea che chi ama veramente la propria terra cerca di renderla migliore. E ostinarsi ottusamente a difenderne il buon nome e le infinite potenzialità, tacendo dei suoi numerosi limiti (politici, civili e culturali) è un esercizio utile solo a tutelare le proprie piccole o grandi posizioni di potere, che magari appaiono gran cosa a chi le custodisce gelosamente, ma che di fronte al mondo globalizzato sono soltanto misere dimostrazioni di provincialismo. Dici bene, la politica c’entra poco. Perchè se Amministrazioni, Consigli comunali, partiti, sindacati o associazioni hanno funzionato poco (o meno di quanto avrebbero dovuto) un bel carico di responsabilità ce l’hanno anche coloro che si sono limitati ad essere spettatori di quel che avveniva. Un po’ come certi politicanti nazionali che, di fronte a scenari preoccupanti per il Paese, hanno rivendicato il loro diritto a stare fermi a mangiare i pop corn. Purtroppo, le prossime elezioni amministrative somigliano già in partenza all’ennesima occasione perduta. I nomi che circolano non sono molto diversi da quelli degli ultimi decenni. Quella generazione che avrebbe dovuto conquistarsi nuovi spazi con proposte politiche e amministrative coraggiose e innovative è costantemente alle prese con il proprio privato e fa fatica ad immaginare di aggiungere battaglie politiche a quelle contro la precarietà lavorativa o affettiva. Comprensibile, ma fino a un certo punto. Perchè a forza di attendere di avere tutto in ordine con la vita, ci si ritrova anziani. E allora sarà giunto il momento di lasciare spazio a un’altra generazione, che si è formata a distanza di sicurezza dall’edonismo degli anni ’80, impastato di effimere comodità, e che magari avrà rimesso al centro della propria vita una dimensione pubblica e collettiva in cui costruire un’idea di privato che risponda ad altri valori etici ed estetici. Sottotraccia, l’impressione è che qualcosa si muova. Ma ancora troppo lentamente. (V.F.)

redazione

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