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Coronavirus: la ragazza che realizza gratis mascherine trasparenti per i sordi

Una mascherina come tante, ma con una parte trasparente per lasciar vedere la bocca. Sono quelle che Ashley Lawrence, studentessa del Kentucky, Stati Uniti, sta cucendo insieme a sua madre per aiutare la comunità dei sordi e degli ipoudenti. Quattro mani e una macchina da cucire, per poi spedirle nelle diverse città degli Usa a chi ne ha bisogno.

“Protezioni di questo tipo esistono già – spiega la 21enne – sono fatte con il tessuto usato per le mascherine chirurgiche e hanno un pezzo di carta trasparente. Tuttavia, proprio come le normali protezioni, anche queste sono diventate difficili da trovare oggi”.

Grazie a queste mascherine i sordi non solo potranno continuare a comunicare tra loro con più facilità, ma potranno anche abbattere le barriere che ostacolano l’interazione con chi non conosce la lingua dei segni. Pensiamo a un medico, a un infermiere o a un farmacista. Con un dispositivo simile, il sordo potrebbe capirlo senza troppi problemi leggendo i movimenti delle sue labbra.

Per crearle la giovane sta usando delle lenzuola nuove e un rotolo di plastica avanzato da un vecchio lavoro fatto in casa. Ma presto avrà bisogno di comprare altro materiale ed è per questo che ha aperto una raccolta fondi su GoFundMe per finanziare il progetto. Campagna che dal 31 marzo al 2 aprile ha raccolto oltre tremila dollari.

Allo studio c’è anche un secondo modello di mascherina. È pensato per chi ha apparecchi acustici e impianti cocleari e si chiude o sul collo o dietro la testa. In meno di due giorni sono stati decine gli ordini ricevuti da oltre sei stati.

Una mancanza che non riguarda solo gli Stati Uniti ma anche l’Italia. Il 28 marzo da un istituto per sordi di Messina è partita la richiesta, ora al vaglio del ministero dello Sviluppo Economico, di produrre dispositivi di protezione specifici per chi ha bisogno di leggere il movimento delle labbra.

Dopo che il progetto di Ashley è diventato virale, la sua casella di posta è stata subissata dalle richieste. La risposta che si riceve è sempre la stessa: “Non spediamo fuori dagli Stati Uniti. Come avrete letto io studio Education for the Deaf and Hard of Hearing e con altri studenti, dato che non abbiamo esperienza di cucito, stiamo cercando di creare un gruppo, qui nella nostra comunità, che ci aiuti a realizzarle. Così da poter rispondere alle tante richieste arrivate”.

redazione

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