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Coronavirus: tutte le difficoltà nella didattica a distanza degli alunni con disabilità. Ne parliamo con docenti e associazioni

Nel corso di queste settimane strane, difficili, tragiche, con l’emergenza Coronavirus che è arrivata a fermare le nostre vite, abbiamo dato voce a diversi lavoratori, a esperti e professionisti, a come trascorrono il tempo le famiglie che devono tenere impegnati i figli piccoli. Abbiamo dato uno sguardo al mondo della scuola, che si è trovata a mettere in pratica quella che già da qualche anno è un confine da valicare: continuare ad operare con gli alunni anche a distanza. Ogni scuola si è attivata per cercare di mantenere una parvenza di normalità nella quotidianità dei nostri ragazzi e bambini. Ogni insegnante ha cercato il modo più idoneo per mantenere i contatti con i propri alunni; le scuole man mano hanno attivato il pacchetto Gsuite. Lo strumento più utilizzato è stato però WhatsApp che ha permesso agli insegnanti di attivare gruppi classe con tutti gli alunni per interscambiare materiale, link, ecc., adottando il metodo che ha ritenuto più opportuno, districandosi tra una problematica e un’altra: connessione, strumenti e materiale a disposizione degli alunni. Certo non sono mancate le prime critiche di genitori che hanno segnalato un eccessivo invio di compiti (anche perchè non tutti i genitori possono seguire i figli) ma le stesse scuole hanno subito cercato di organizzare meglio l’orario alleggerendolo e rendendolo più idoneo alla situazione emergenziale. Per fare ciò ogni docente e dirigente scolastico deve sapere che si tratta di un diverso approccio, quindi non formale, con gli studenti.

Ma c’è un’altra sfida ben più importante da affrontare in questo contesto: la didattica a distanza degli alunni con disabilità. Con la nota del 17 marzo 2020, il Ministero dell’Istruzione ha fornito indicazioni sulla didattica a distanza da far svolgere agli studenti con disabilità, con DSA certificati e con BES, dedicando nel proprio portale una pagina all’Inclusione.

Qui, una figura importante per l’alunno con disturbi dell’apprendimento, autismo o altri tipi di disabilità a volte anche gravi, è quella dell’insegnante di sostegno, ovvero colui che ha il compito di mantenere l’interazione a distanza con l’alunno e tra l’alunno e gli altri docenti curricolari. Laddove non sia possibile interagire direttamente con l’alunno disabile, l’interazione avviene con la famiglia.

A ricordarcelo anche un’insegnante di sostegno di una scuola media di Marsala, che abbiamo interpellato: “In questo difficile momento per le famiglie che hanno un figlio con queste difficoltà, noi insegnanti di sostegno continuiamo il nostro lavoro di semplificazione e differenziazione della didattica, così come stabilito nel Piano Educativo Individualizzato (PEI) dell’alunno, utilizzando la DAD ovvero Didattica A Distanza, e tutti gli strumenti tecnologici a disposizione, dal registro elettronico alle video chiamate e App. Ognuno di questi alunni – ci dice – sta rispondendo positivamente alle novità, parlano volentieri con il docente che già conoscono via Skipe o inviando foto di compiti svolti, cosa che magari in periodo di normalità rifiutavano di fare. I genitori ovviamente sono una parte essenziale di questo ‘rapporto’ a distanza”. E questa è un aspetto positivo dell’approccio con un bambino che già affronta tante problematiche quotidiane e che si ritrova, con l’emergenza Covid-19, costretto a trascorrere la maggior parte del tempo in casa; alcuni non hanno neanche un giardino per sfogare il bisogno di correre, giocare all’aria aperta che, per alcuni tipi di disabilità è fondamentale se non vitale. Si pensi all’autismo.

Ma c’è qualcosa che la tecnologia non ha: non può sostituire il contatto umano tra l’alunno, l’insegnante di sostegno che lo segue, tutto il corpo docente e soprattutto con i compagni, fondamentale per i bambini non autonomi e più fragili che necessitano della socializzazione.

In questo periodo simile ad una realtà distopica, i genitori che hanno un figlio con disabilità cognitive, vivono un vero e proprio dramma quotidiano. Se non possono portare i figli nei centri assistenziali, devono lasciarli a casa ed hanno bisogno di un aiuto concreto tramite la tecnologia e tramite terapie specifiche. In Provincia di Trapani, l’Azienda Sanitaria ha attivato un servizio di assistenza a distanza, in questo caso per l’Autismo. Gli interessati possono telefonare al numero telefonico 0923 472366, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 per prenotare un incontro vis Skype con un operatore del Centro per l’Autismo.

Migliaia le famiglie in tutta Italia che devono gestire i propri minori disabili tra le mura domestiche. Spesso è facile dire “facciamo una videochiamata su Skype”, oppure “inviami il file” perchè, al di là delle problematiche in sé, non possiamo pensare che tutti abbiano gli strumenti – in primis tecnlogici – per aiutare i figli. Ciò significherebbe eliminare una fetta di povertà e di situazioni “a rischio” che invece esistono eccome. Tante famiglie oggi non hanno nessun modo per aiutarli da questo punto di vista. E benché meno in un momento storico come questo che interessa tutti, da Nord a Sud, senza guardare colore della pelle e ceto sociale.

Qui un ruolo importantissimo per non lasciare sole le famiglie, lo rivestono gli assistenti alla comunicazione: una presenza quotidiana per questi bambini, strumento che li aiuta a interagire con i coetanei e gli insegnanti ma che non sono stati considerati dal MIUR in questa emergenza. Ovvio che la loro funzione si può espletare solo di presenza, ma al momento sono rimasti a casa e pure senza stipendio”, ci dice l’insegnante di sostegno.Dramma al dramma: l’assistente alla comunicazione infatti, poteva essere colui che serviva alle famiglie non solo a scuola ma in questa emergenza anche all’interno delle mura domestiche, paradossalmente. Ecco perchè i decreti governativi – che stanno facendo d’altro canto molto bene – non hanno considerato la possibilità di far entrare, ove possibile e nel rispetto delle norme di sicurezza e di igiene, questi assistenzi all’interno dei domicili dei ragazzi che ne necessitano. Ovviamente sappiamo che in un momento di emergenza pandemica ciò è difficile attuarlo, ma tuttavia fattibile.

Insomma, come ci dicono più insegnanti di sostegno, dedicare mezz’ora al giorno a questi giovanissimi studenti è importante, che poi di attività fattiva siano 15 minuti, va bene uguale, perchè quello che è fondamentale è dare una metodicità.

Nello specifico, vogliamo dedicare uno spazio a quei bambini affetti da autismo. Oggi, peraltro, ricorre la Giornata Internazionale dell’Autismo e a Marsala l’Associazione Diamanti Blu, che ha una sede nell’ex scuola di contrada Casabianca (sulla via Mazara) ha organizzato delle belle iniziative. “Dovevamo organizzare un grande evento per l’occasione ma il momento non ce lo consente”, ci dice Perla Lo Grasso, presidente di “Diamanti Blu”. Ma si può sostenere l’Associazione acquistando delle uova pasquali chiamando il 388.4526341, per la campagna #iorestoacasa ma sostengo l’autismo. Inoltre tutti i bimbi di cui l’Associazione si prende cura oggi condivideranno i loro disegni “blu” che verranno pubblicati nella pagina Facebook dell’Associazione con l’hashtag #iorestoacasainblu.

Ma tenere a casa un bambino autistico non è facile. “Per noi famiglie di bimbi autistici le difficoltà sono triplicate senza un’assistenza costante e senza un contatto stretto con i loro insegnanti di sostegno, i terapeuti, gli assistenti alla comunicazione e i loro compagni. Non ci possiamo permettere di interrompere le terapie, per questo ci siamo dati da fare – ci dice Lo Grasso -. A ciò si aggiunge che nei casi più gravi, i bambini con autismo hanno bisogno di uscire fuori, altrimenti riversano aggressività negli oggetti che li circondano. Purtroppo però le problematiche serie di questa fetta di popolazione non è stata presa bene in considerazione dal decreto ministeriale sull’emergenza Coronavirus”. Solo ieri Musumeci ha specificato che per chi ha un figlio con esigenze particolari può dotarsi di una specifica certificazione per farlo uscire un po’.

Allora come stanno affrontando il periodo questi piccoli “Diamanti Blu”? Ce lo dice Perla Lo Grasso: “In quanto affiliati all‘A.N.G.S.A., Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, sezione provinciale di Trapani, abbiamo attivato tramite Skype le terapie ABA (Analisi Applicata del Comportamento) scientificamente attestate dal Ministero. I nostri bambini si collegano dal tablet o dal pc; anche se alcuni seguono a fatica, i genitori già da ottobre scorso sono stati formati e quindi sono preparati all’approccio col figlio. Con Skype ogni terapeuta, ovvero uno psicologo con master di I° livello, ha un supervisore (uno psicologo cognitivo-comportamentale) e talvolta ci sono anche dei consulenti/tutor, che fornisce le adeguate indicazioni; poi il terapeuta dà queste indicazioni ai genitori che le trasmettono ai loro figli. Va detto che attualmente le terapie Aba sono a pagamento, a carico delle famiglie perchè non tutte le Asp le rimborsano”.

Con questo metodo, i bambini possono impegnarsi quotidianamente da casa in attività ludiche, in fai da te ed oggetti creati con del materiale comune, chicchi di riso, scatole, ecc. Ciò cambia a seconda delle difficoltà che riscontra il bambino, perchè l’autismo può avere livelli diversi. Il tutto dando al bambino sempre un obiettivo e una premialità. “Di solito – ci dice infine Perla Lo Grasso – l’obiettivo è la socialità, ma in casa questo è molto limitato con l’emergenza Covid-19, lo possono fare semmai se hanno fratelli o sorelle. Nonostante ciò andiamo avanti”.

redazione

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