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Violenza sulle donne in calo?« Il 1522 è sempre attivo e noi ci siamo». Parola di “Casa di Venere”

Restare a casa può essere un incubo. Altro che pane e pizza fatti in casa e dolcetti da sfornare. Per molte donne, la casa non è un nido in cui aspettare che la tempesta passi per volare ancora più in alto. Per molte donne, la casa è la prigione da cui scappare. Eppure, da quando l’emergenza coronavirus è diventata il nostro incubo, il bollettino di guerra trasmesso quasi quotidianamente dalla stampa sulla violenza di genere e sui femminicidi è in netta flessione. Il coronavirus ha paralizzato i mariti violenti? Nella speranza che il trend positivo rimanga anche dopo l’emergenza, alla presidentessa del Centro Antiviolenza la “Casa di Venere” di Marsala, Francesca Parrinello, abbiamo chiesto di commentare il dato positivo.

Meno donne uccise per mano di uomini violenti al tempo del Coronavirus. Cosa è cambiato dottoressa Parrinello? Possiamo parlare di tregua?

Per fare un bilancio io dico che è ancora troppo presto. Io credo che in questo momento di “regime domiciliare” le donne continuino a subire violenze. Io credo che anzi stiano soffrendo di più.

Perché secondo lei?

Io non credo che il “mostro in casa” con queste misure restrittive non compia più delle azioni aggressive nei confronti delle compagne.

Allora lei a cosa attribuisce questa, chiamiamola così, pax familiare?Non è tempo di abbassare la guardia. Siamo sicuri che gli episodi di maltrattamenti non si siano fermati. Il fatto è che adesso le donne non possono uscire da casa e a causa di questo obbligo non si rivolgono ai Centri antiviolenza. Io, da parte mia, continuo a ripetere, anche sui social, che ci siamo. L’accoglienza telefonica c’è e possono rivolgersi a noi quotidianamente.

E lo fanno?

Da più di 15 giorni non riceviamo telefonate. Non arrivano telefonate nemmeno al numero nazionale 1522.

A questo numero risponde anche la “Casa di Venere”?

Noi siamo protocollati con il 1522 dal 2012. Questo significa che chiamando questo numero le chiamate vengono smistate in base al territorio di appartenenza. Tramite questo numero, l’ultima telefonata l’abbiamo ricevuta il 4 Marzo.

Adesso le faccio una domanda “scomoda”, al limite dell’etico.

Mi dica.

È lecito pensare che avere la propria moglie o compagna sotto controllo renda meno gelosi e possessivi e dunque il “maschio padrone” è più mansueto?

Non credo sia questo il motivo della tregua che stiamo registrando. Noi abbiamo una sorta di identikit sia della vittima che del carnefice.

Quale è l’identikit della vittima?

Sa cosa dice prevalentemente una donna maltrattata?

No, cosa dice?

“Io non voglio rovinarlo”. Questo dice una donna vittima di violenza. Ma in verità, la maggior parte delle donne, ha paura del cambiamento. Si abituano a vivere la condizione di donne maltrattate e non vogliono superare la barricata per mancanza di autostima. Stiamo parlando di donne che per anni si sono sentite ripetere “sei pazza, non vali niente, non sai fare niente”. Si convincono di essere loro la causa di tutto. Sono state distrutte da uomini violenti.

Quale è invece l’identikit dell’uomo violento?

Un bambino che ha visto il padre violento in famiglia, sarà quasi sicuramente un uomo violento. Da grande adotterà lo stesso modus vivendi perché crede che l’unico modo per confrontarsi con la donna sia questo. Il mio parere è che si tratta di uomini deboli, incapaci di riconoscere il loro lato emozionale, anzi è un lato che tengono nascosto, come se fosse una cosa di cui vergognarsi. Sono uomini che hanno paura delle proprie emozioni.

Ad una donna che si rivolge a voi, cosa promettete?

Noi accompagniamo le donne ad intraprendere un cammino di cambiamento di vita in piena consapevolezza. Nelle case rifugio in cui trovano protezione, le donne vengono aiutate a trovare un lavoro per essere autonome, per riprendere in mano la propria vita.

Cosa temono di più le donne che non denunciano il proprio aguzzino?

Temono che dopo intervengano i Servizi Sociali e portino via i loro bambini

Ed è così veramente?

No, non è così. È veramente difficile che un bambino venga sottratto alla madre, alla famiglia se non in situazioni particolari.

Una donna vittima di maltrattamenti familiari, può veramente cambiare vita?

Sì, rivolgendosi al Centro antiviolenza si sarà accompagnate dalle forze dell’ordine e da lì inizia una nuova vita.

Le forze dell’ordine proteggono la vita delle donne?

Non hanno i mezzi per farlo anche volendo. Per questo dico alle donne vittime di violenza, di rivolgersi ai Centri antiviolenza chiamando il 1522. L’iter è questo da seguire. Noi sappiamo comprendere le richieste di aiuto e un nostro legale accompagnerà la donna in difficoltà al cospetto delle forze dell’ordine.

La “Casa di Venere” è un centro antiviolenza molto attivo. Chi volesse rivolgersi a voi dove vi trova?

Noi funzioniamo come sportello della Procura del Tribunale di Marsala. La nostra sede è lì e lavoriamo in perfetta sinergia con l’associazione “Metamorfosi” che è anche un Centro antiviolenza nato intorno al 2009. Abbiamo vinto il bando insieme e chiamare noi significa anche coinvolgere loro.

Come descriverebbe la “Casa di Venere”, dottoressa Parrinello?

Il centro antiviolenza discende da quella che è la cultura del movimento femminista. Noi portiamo avanti questa cosa, la trasformazione degli spazi autogestiti che le donne si erano create con la rivoluzione del ’68. Il nome del nostro centro evoca proprio una casa, un luogo, dove le donne possono sentirsi al sicuro, parlare fra loro, confrontarsi. Ecco, a noi piace portare avanti la “politica delle donne”

Tiziana Sferruggia

Tiziana Sferruggia

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