Ci giunge una lettera firmata da un gruppo docenti della provincia di Trapani, “Corsi e Ricorsi”. La riportiamo:
Sappiamo bene che, mai come adesso, bisogna guardare al presente e al futuro. Ma noi proprio non ce la facciamo a non gettare lo sguardo indietro e a non riflettere sulla delibera del consiglio dei ministri del gennaio 2020: Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. (20A00737) (GU Serie Generale n.26 del 01-02-2020).
Bene, già nella riunione del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, in seguito alla Dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il CORONAVIRUS dell’OMS del 30 gennaio 2020, ritenendo “necessario” realizzare azioni di “previsione e prevenzione mediante iniziative di carattere straordinario e urgente, potenziamento delle strutture sanitarie e controllo delle frontiere aeree e terrestri”, tutto questo per “fronteggiare possibili situazioni di pregiudizio” per l’intera collettività del territorio nazionale, veniva “dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.
Questo in teoria. Perché, in pratica, bisogna arrivare al 20 febbraio, giorno fatidico della comunicazione dell’avvenuto contagio del paziente 1 a Codogno, perché si inizi a parlare di emergenza Coronavirus.
Ed ecco formarsi i due schieramenti: da una parte la categoria di quelli definiti “catastrofisti”, “ansiosi”, “paranoici”, “eccessivi”; dall’altra, gran parte dei nostri politici e dei loro seguaci che ci invitano a stare tranquilli, che non c’è motivo di preoccuparsi, che la situazione è sotto controllo, che è solo un’influenza, che a morire sono solo gli anziani con patologie pregresse.
D’altronde, chiudere tutto subito avrebbe significato un blocco delle attività produttive e quindi dell’intera economia. E il Dio Denaro non si tocca!
Ed ecco che continuiamo a lavorare, con l’angoscia di non avere la percezione reale di ciò che succede in un “intorno” sempre più vicino a noi. Perché non si dica che gli Italiani siano un popolo di fannulloni. Perché al primo posto vengono gli EURO. Poi le PERSONE.
Chiudono le scuole. E forse è a questo punto che la gente si “sveglia” e comincia a preoccuparsi. Inizia l’esodo di studenti, insegnanti (ma non solo!), dal Nord verso il Sud. Poco importano gli appelli accorati che invitano a rimanere A CASA. Quarantena sì, quarantena no, ognuno fa come vuole. Aumentano i contagi, l’Italia diventa tutta zona protetta. È il caos. Altri treni, aerei, pullman, auto, navi brulicanti di gente che, con responsabilità e senso civico pari a ZERO, torna al Sud. Il 15% di queste persone viaggia con febbre…E le conclusioni le vediamo ogni giorno attraverso i principali canali di informazione. Decreto va, decreto viene. Misure sempre più restrittive per contenere gli effetti devastanti di quella che ormai è una vera e propria pandemia.
E in prima linea ci sono loro. Medici, infermieri, operatori sanitari, volontari che in molte zone lavorano incessantemente, senza le misure precauzionali che quella delibera del 1 febbraio 2020 aveva previsto!
Il numero dei morti aumenta in maniera esponenziale, così come quello dei contagi. E in tutto questo il Ministro dell’Istruzione che fa? Stanzia 85 MILIONI DI EURO sui device, grazie ai quali tutti possono avere la connessione illimitata dei giga sul sito del ministero dell’Istruzione. Che bello! Peccato che non tutti gli utenti siano in grado di “connettersi”, di usare dei dispositivi elettronici, anche nell’eventualità che ne venissero forniti. Peccato che molte famiglie hanno perso e stanno perdendo persone care e l’ultimo loro pensiero è la connessione. Peccato che molti genitori non possono più lavorare e il loro unico pensiero è quello di sfamare i propri figli. Peccato che noi docenti e i nostri Dirigenti Scolastici, prima ancora delle direttive dall’alto, sapevamo già che non avremmo abbandonato i nostri alunni, che saremmo stati loro vicini anche a distanza e che avremmo attivato tutto ciò che è in nostro potere per aiutarli ad affrontare questo triste periodo di lutto nazionale. E questo perché abbiamo una coscienza, un senso del dovere e un’empatia tali da consentirci di intervenire per il bene dei nostri alunni andando oltre quello che è il nostro ruolo tradizionale, senza imposizioni. E la valutazione, in questo momento, perdonateci, è il nostro ultimo pensiero.
E allora diamo questi 85 milioni a chi ogni giorno lotta e mette a rischio la propria vita per salvare la nostra.
E allora investiamo in ciò che in questo momento è imprescindibile.
Investiamo nella VITA. GUARDIAMO LE BARE ALLINEATE IN TV E PENSIAMO CHE POTREBBERO ESSERE LE NOSTRE.
Smettiamo di pensare che, tanto, a noi non capiterà. Usciamo dal nostro egoismo e urliamo a gran voce, pensando ai nostri fratelli che stanno combattendo contro questo male subdolo e a chi, purtroppo, ha perso la sua battaglia, dicendo: “NON UNO DI MENO!”
Gruppo di insegnanti “Corsi e ricorsi”
(Portavoce la docente marsalese Floriana Oliva)