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Coronavirus, i lavori che non si fermano. A dialogo con una commessa marsalese

Avvertiamo esigenze e relative preoccupazioni che mai ci saremmo sognati di vivere prima. Ci sono però persone che per il lavoro che svolgono sono destinati ad avvertire sentimenti e vivere preoccupazioni diverse dalla maggioranza della popolazione che deve (speriamo) rimanere a casa.

Vi proporremo nei prossimi giorni alcune interviste e opinioni. Ieri intanto abbiamo cominciato con un marsalese che per mestiere…viaggia: un camionista.

La nostra iniziativa ha riscosso il vostro gradimento stando ai contatti numerosissimi sui nostri social, continuiamo proponendovi il parere di una figura lavorativa con la quale tutti ci siamo interfacciati in questi giorni: una commessa di un supermercato marsalese.

Marisa (è un nome falso, ma l’intervista è vera) ha 26 anni, lavora da oltre un anno in un supermercato del centro di Marsala. Ha un contratto a tempo indeterminato. Ha accettato di parlare con la nostra testata a patto che non si facesse il suo nome. La comprendiamo e la rispettiamo.

Come sta andando nel punto vendita dove lei lavora?

“Come ha capito dall’orario nel quale ci sentiamo (sono le 21.30 n.d.r) torno a casa all’orario di sempre. Abbiamo aggiunto una più accurata pulizia serale, anche se il supermercato dove io lavoro ha sempre avuto una particolare attenzione dell’igiene dei propri locali“.

Allora non è cambiato nulla?

“No, invece è cambiato tutto. Forse non mi sono espressa correttamente. Appena entra il primo cliente io personalmente comincio a tremare. Non debbo e non posso darlo a vedere. Ma dentro di me ogni persona che si avvicina alla cassa per pagare, mi fa stare male. La mia azienda rispetta al massimo le disposizioni di legge. La gente entra uno per volta. Si distanzia dai vari operatori e tra di loro come previsto. Eppure si legge nei loro occhi e anche nei nostri la preoccupazione. Nessuno ha voglia di parlare, tutti sentono il bisogno di terminare le operazioni e andare via”.

Questi accorgimenti bastano secondo lei?

“Sono questi e noi ci atteniamo. Ma siamo sicuri che nei corridoi dove è esposta la merce, tra gli acquirenti si rispettino le distanze? Anche noi cassiere a turno sistemiamo la merce e spesso qualcuno ci passa anche inavvertitamente più vicino del fatidico metro“.

Da quello che lei ha visto il volume d’affari è diminuito?

“Io non faccio conteggi. Vedo che la gente arriva, incomincia la mattina presto e finisce la sera. Ora si chiude al pubblico più presto. Ma quando lasciamo i locali la paura di incontrare qualcuno, anche nel tratto che conduce la parcheggio della mia auto, è alta. Almeno per me il coronavirus e il timore di contagio mi ha cambiato la vita, ero una ragazza felice ora mi sento sempre sotto tiro“.

Ci spieghi meglio

“Circa un anno fa quando sono stato assunta ero la ragazza più felice del mondo. Avevo fatto domande e richieste di assunzioni in tutto il Paese. Trovarlo a due passi da casa e nella mia città non mi sembrava vero. Entrare in contatto con tanta gente, instaurare un rapporto con la nostra piccola comunità di lavoratrici e lavoratori mi faceva sentire bene. Ora mi trovo in mezzo ad un angoscia che peraltro devo nascondere per non trasmetterla ai clienti e ai miei genitori. Con il mio ragazzo che è il terminale di tutte le mie paure, il discorso è diverso. Mi sfogo sempre con lui che peraltro non riesco a vedere da settimane. Giustamente non esce di casa“.

Come il coronavirus sta cambiando la sua vita privata?

“Vivevo la vita serena di una ragazza giovane che ha trovato il lavoro da poco. Vita sociale con i miei amici nel fine settimana. Tempo libero, poco per la verità, con il mio ragazzo con il quale cominciavamo a fare dei progetti per il futuro. Lui lavora da casa nel campo dell’elettronica e io con il mio stipendio…bé si (Marisa si commuove e sospende momentaneamente la telefonata…), stavamo pensando di sposarci. Avevamo anche individuato una data che non voglio dire per scaramanzia. Ora sembra tutto così lontano…”

Gaspare De Blasi

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