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Coronavirus, i lavori che non si fermano. Intervista con un camionista marsalese

Tutti siamo coinvolti dal punto di vista emotivo in questa vicenda drammatica della diffusione del coronavirus.

Avvertiamo esigenze e relative preoccupazioni che mai ci saremmo sognati di vivere prima. Ci sono però persone che per il lavoro che svolgono sono destinati ad avvertire sentimenti e vivere preoccupazioni diverse dalla maggioranza della popolazione che deve (speriamo) rimanere a casa.

Vi proporremo nei prossimi giorni alcune interviste e opinioni Intanto cominciamo con un marsalese che per mestiere…viaggia.

Antonio A. 44 anni sposato padre di due bambine, proprietario di un camion da trasporti (un padroncino) viaggia su e giù per l’Italia da oltre 15 anni.

“Ero i giro per lavoro quando è nata la mia prima bambina. Per la seconda sono stato più fortunato: era Natale. La mia casa è l’Autostrada, prendo commesse da grandi e medie aziende, ritiro la loro merce e la consegno ai dettaglianti. E’ il mio lavoro e per quanto lo faccia con sempre meno entusiasmo, devo pur portare a casa il classico pane a casa“.

E adesso come si sta attrezzando con il coronavirus? Sta lavorando ancora?

“Lei mi chiama al telefono mentre sono vicino Parma, in autostrada in direzione sud. Ho ritirato la merce e debbo fare delle consegne in Calabria. Poi risalirò al nord. Capisco che non mi posso fermare anche per portare delle merci di necessità ai centri d’ingrosso. Non dico che si tratta di una missione. Io lavoro per guadagnare, ma mi sento parecchio responsabilizzato. A volte mentre guido penso come sarebbe bello se potessi trasportare mascherine negli ospedali o gel o guanti”.

Come sta vivendo questa situazione?

“Guardi di solito mentre guido io ascolto musica. Ora sto sempre sintonizzato nei canali d’informazione. Ho paura per me e per i miei familiari. A volte mi sembra un sogno. Poi gli episodi a cui assisto mi fanno ritornare alla realtà“.

A cosa si riferisce?

Noi camionisti ci conosciamo in tanti. Parcheggiamo sempre negli stessi autogrill, ci scambiamo informazioni a volte banali a volte importanti. Da quando è scoppiata la pandemia ci si saluta da lontano ma il peggio è che in talune occasioni non sappiamo più come fare“.

In che senso?

Io parlo per me ma al telefono mi sono confrontato con altri colleghi che hanno le mie stesse difficoltà. Ormai quasi tutti gli autogrill sono chiusi. Altri dovrebbero vendere soltanto tabacchi. altri ancora preparare dei panini da vendere per essere consumati all’esterno. Ma non tutti si attrezzano in questo senso. Io fortunatamente non fumo. I bar non Non fanno neppure il caffè. Oggi per esempio, per comprare un panino sono uscito ad uno svincolo. Il mio è un grosso camion ho avuto difficoltà a fermarmi in un genere alimentare di una piccola città. Poi c’è l’impatto sociale, forse sarà un caso ma io mi sento guardato come un appestato. Ma è probabile che anche io guardi in questo modo magari involontariamente, la gente. Ci sono anche problemi di natura fisiologica, nei pochi autogrill aperti i servizi igienici sono spesso non utilizzabili. Io capisco tutto ma noi siamo penalizzati in maniera importante“.

Lei viaggia sempre, ha avuto impressione che la gente esca meno di casa?

“L’autostrada è certamente più scorrevole. Ma non fa testo. Quello che ho notato sono gli svincoli dove io esco che sono quasi senza traffico. Tranne che l’imbarco a Reggio Calabria e lo sbarco a Messina. Sono tornato a Siracusa per lavoro pochi giorni fa e non capisco come mai c’era tanta gente al porto. Sembrava una di quelle code estive. Mi hanno detto che adesso il governatore Musumeci ha aumentato nuovamente le corse da e per Messina. Noi abbiamo la necessità di fermarci il meno possibile all’imbarco. Trasportiamo merce di prima necessità che deve giungere a destinazione“.

Quando tornerà a Marsala?

“Prima che scoppiasse il putiferio avevo concentrato il lavoro in questi giorni per avere a disposizione più tempo per le festività pasquali. Ora mi ritrovo con le commesse accumulate da evadere. Cerco di stare solo e chiuso dentro la cabina del mio camion e ogni tanto quando sono fermo mi collego tramite telefonino con i miei cari a Marsala“.

Gaspare De Blasi

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