Definiscono eroi gli operatori sanitari ma oggi il vero eroe è il Sistema Sanitario Nazionale (SSN): da anni sottoposto a tagli, riduzioni, umiliazioni, oggi in prima linea per assicurare a tutti i contagiati le migliori cure possibili, non trascurando quei pazienti che necessitano di cure diverse.
Per un attimo è sembrato che esistesse solo il coronavirus e che tutte le altre patologie fossero scomparse. Così non è, non lo è mai stato.
Da medico di sanità pubblica, mi auguro vivamente che il popolo italiano stia imparando la lezione, stia imparando a rispettare di più la figura del camice bianco. Quando tutto il caos sarà finito, mi auguro che resti impresso nella nostra memoria il sacrificio dei miei colleghi.
Da molti anni il sistema sanitario nazionale è stato violato, calpestato da scelte illogiche della politica, degli amministratori regionali, da coloro i quali hanno riempito di cemento strutture fatiscenti solo per rendere primari gli amici degli amici; umiliato da quei politici che investono nella sanità privata, offrendo all’elettorato misure con una più ampia cassa di risonanza ma decisamente meno utili.
Detesto il leghista Giorgetti che, poco tempo fa, si chiedeva “Chi va più dal medico di base?” Eppure, nei giorni del coronavirus ci si è d’improvviso resi conto di come senza la sanità pubblica il caos sarebbe stato totale. E anche di come, se si fosse realmente tutelato il sistema, oggi staremmo vivendo un’emergenza più contenuta. Lo stesso Giorgetti che da tempo chiede la regionalizzazione della gestione sanitaria, trascurando il fatto che epidemie come Covid-19 possono avere portata nazionale o addirittura mondiale (pandemie) e che dunque come tali devono essere gestiti.
Dal 2000 ad oggi tutti i governi, da Silvio Berlusconi a Romano Prodi, da Mario Monti a Enrico Letta, da Renzi a Gentiloni, hanno contribuito a decimare sempre di più le risorse del SSN, favorendo la sanità privata.
ll finanziamento pubblico ha subito un taglio di 37 miliardi di euro – 25 miliardi nel 2010-2015 e 12 miliardi nel 2015-2019. L’Italia si trova al di sotto della media Ocse in questo senso: tra il 2009 e il 2018 l’incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, contro il 37% degli altri paesi. La politica nostrana ha dunque considerato la sanità pubblica un peso. A essere colpiti sono stati così decine di ospedali, ambulatori, consultori.
Medici, infermieri e altri professionisti sanitari siamo stati tartassati e umiliati da questa situazione e in generale si è andati verso una precarizzazione della nostra posizione lavorativa. Ormai a noi giovani medici specialisti, o quasi specialisti, non resta che sperare negli effetti positivi della Legge Madia.
Poi è piombata l’emergenza Coronavirus, e improvvisamente ci si è ricordati del valore di un medico di base, di un ospedaliero, di un infermiere, della ricerca scientifica, ci si è ricordati di quelle figure che, fino ad oggi, chiamavate burocrati e che invece oggi sono protagonisti: gli igienisti.
Improvvisamente ci si è resi conto della carenza dei Giovani Medici, molte aziende hanno addirittura pensato di richiamare i colleghi in pensione nelle regioni del nord Italia. Solo ora ci si ricorda dei pochi posti letto nelle terapie intensive, e si torna a ragionare “come in guerra”, dando accesso alle cure (in taluni casi) a chi ha più possibilità di salvarsi, di sopravvivere.
Ricordiamocelo Signori, ricordatelo voi politici, voi amministratori, voi cittadini che insultate i medici, voi che picchiate i medici di continuità assistenziale, voi che picchiate o insultate i medici nei pronto soccorsi, ricordatelo voi tutti “mischinazzi senza cervello”. La Sanità Pubblica sta affrontando un’emergenza in modo esemplare, lodevole.
Mi chiedo e vi chiedo: che ruolo stanno giocando gli ospedali privati in questo momento? Che contributo stanno dando al contenimento dell’infezione?
“Investire sulla sanità pubblica oggi ci avrebbe fatto perdere meno”, ha sottolineato Pierfrancesco Majorino, ex assessore al welfare di Milano. E’ questa la chiave per il futuro.
#RICORDIAMOLO
Enrico Alagna