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Per l’OMS è pandemia, ma bene modello italiano

“Un nuovo virus che si diffonde in tutto il mondo e contro il quale la maggioranza degli uomini non ha difese immunitarie”. Questa è la definizione che l’Organizzazione Mondiale della Salute ha dato al Coronavirus: pandemia.

L’epidemia è diffusa in ogni continente a eccezione dell’Antartide. I paesi colpiti sono 105 su un totale di 180 e l’Oms avrà la facoltà di emanare direttive e inviare équipe nelle nazioni più colpite (nel rispetto della sovranità), come ha già fatto in Cina, Italia e Iran. La dichiarazione di pandemia spetta al direttore generale dell’Oms. Non esistono criteri oggettivi. Nel 2009 l’allora direttrice Margaret Chan fu accusata di averla dichiarata troppo presto, di fronte a una malattia (l’influenza suina) considerata poco grave.

Oggi il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus ha aspettato fino all’ultimo per affermarlo, ma adesso la curva è crescente in diversi paesi. E addirittura, emerge che ad essere i meno preparati, siano proprio gli Stati Uniti.

“Ci sono paesi che non stanno facendo abbastanza per arginare l’epidemia”, aveva avvertito una settimana fa Ghebreyesus pensando proprio a Trump. La dichiarazione di pandemia oggi servirà all’Oms per valutare la situazione e, nota forse rosea, il modello italiano è ben visto. Quello da seguire in ogni paese al momento. Paesi – Francia e Germania ad esempio – che fino a qualche giorno fa ridevano dell’Italia e che adesso sono molto, ma molto indisciplinati.

redazione

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