L’espansione del coronavirus in Italia ed Europa in genere, ma anche la guerra del petrolio aperta dal mancato accordo tra Opec e Russia sui tagli alla produzione di greggio per sostenere il prezzo del barile, gettano nel panico le Borse mondiali
E’ un lunedì tremendo per le Borse occidentali: Piazza Affari affonda e Wall Street arriva a perdere l’11,5 per cento. Il Ftse Mib di Milano risale leggermente e perde il 9,79%, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi supera la soglia dei 220 punti base, dalla chiusura sotto 180 di venerdì scorso, con il rendimento dei decennali italiani che sale oltre l’1,3 per cento. Dei quaranta titoli che compongono il Ftse Mib, il listino principale della Borsa di Milano, fioccano i ribassi in doppia cifra percentuale, con le società petrolifere come Eni e Saipem che vedono un rosso di oltre 20 punti percentuali. Nel resto d’Europa, Francoforte cede il 6,47%, Londra il 6,34% e Parigi arretra del 6,62 per cento. Wall Street segna subito il calo-limite del 7% e le contrattazioni vengono sospese per quindici minuti: una misura che non scattava dalla crisi post-Lehmann Brothers. Dopo l’avvio choc, i listini restano in profondo rosso ma con variazioni meno marcate: il Dow Jones perde il 5,5% e il Nasdaq il 5,3%. Milano, protagonista come tutti i listini azionari di un 2019 caratterizzato da fortissimi rialzi, torna così a livelli dell’inizio dello scorso anno. Per ritrovare un ribasso percentuale nell’arco di una sola seduta bisogna invece tornare al giugno 2016, quando all’indomani del referendum sulla Brexit il Ftse Mib chiuse a -12,46%.
Dopo una minima stabilizzazione, il petrolio ha visto le quotazioni crollare di nuovo sui mercati asiatici: il barile di greggio Wti – la qualità americana – ha scontato un ribasso fino al 33 per cento. Una mazzata che non si vedeva dal 1991, ai tempi della Guerra del Golfo, che l’ha portato a vedere quota 27,3 dollari al barile, minimi dal 2016, salvo poi risalire oltre i 30 dollari. La guerra del greggio si è acuita nel fine settimana, trascinando già in ribasso i listini del Golfo che oggi hanno nuovamente accusato perdite tra il 7 e il 9 per cento. La Banca centrale centrale giapponese ha detto che risponderà “senza esitazione” alle incertezze dei mercati. Intanto il Nikkei 225 di Tokyo ha segnato un ribasso del 5,07%, peggior performance da due anni che l’ha portata ai minimi da 11 mesi. Le Borse cinesi di Shanghai e Shenzhen hanno segnato ribassi rispettivamente del 3,01 e del 3,79 per cento. Non si vedeva addirittura dalla crisi del 2008 il tracollo del 7,3% che si è registrato sulla Borsa australiana di Sydney. Si è fermato al -4,23% il calo di Hong Kong.
Il cartello dei Paesi produttori e la Russia sua alleata non sono riusciti a trovare un’intesa per tagliare la produzione a fronte di una domanda in probabile rallentamento a causa del coronavirus. L’Arabia Saudita, come per vendetta nei confronti di Mosca che era negativa sui tagli, ha deciso allora di puntare ad aumentare la sua produzione. La guerra a rubarsi quote di mercato tra Paesi storicamente alleati ha aperto i rubinetti delle vendite.