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Il “caso del citofono” indigna la Tunisia. Il deputato Abdelaali: “Inammissibile”

L’orgoglio tunisino passa da Sami Ben Abdelaali, il combattivo deputato del Parlamento della nazione nordafricana, eletto con una lista civica in Italia e che da 2 giorni, con fervida determinazione, chiede le scuse al “ruspante” e nostrano Matteo Salvini, ex Ministro degli Interni. Tutto inizia quando Salvini, sguinzagliato come un segugio “antidroga” per le strade del popolare quartiere bolognese “Pilastro” tristemente noto alle cronache negli anni ’80 per aver fatto da scenario ai crimini della “Uno Bianca”, ha citofonato ad una famiglia tunisina per chiedere se la loro casa fosse una centrale dello spaccio. Questa “bravata” leghista pre elettorale, ha suscitato l’immediata reazione del governo tunisino e Sami Ben Abdelaali, intervistato dalla nostra redazione, ha ribadito i legami con la nostra terra, con la Sicilia che per lui “e’ una seconda Patria” e ha parlato anche della Primavera Araba e del vicino conflitto libico che rischia di estendersi su tutta l’area.

Sami Ben Abdelaali, perchè Salvini ha fatto questo e cosa dovrebbe fare, adesso, secondo lei?

Salvini ha usato l’immigrazione e gli immigrati, la povera gente insomma, per fini elettorali in Emilia Romagna. Ovviamente ha costruito uno show ad hoc tirando fuori la storia della famiglia residente a Bologna ripetendo la loro appartenenza, le loro origini, per farsi bello davanti ai suoi compagni d’avventura. Questa è una cosa che ovviamente ci dispiace molto perchè l’Italia ha una lunga storia di cooperazione con i Paesi del Mediterraneo. Purtroppo Salvini non ha rispetto per gli immigrati ed ha cercato di calpestarne la dignità in diverse occasioni. Il suo è un comportamento inaccettabile e la nostra diplomazia si è mossa in tal senso. Salvini, nella qualità di senatore della Repubblica italiana dovrebbe rispettare i valori universali e non calpestare la dignità della povera gente.

Cosa sperate di ottenere?

Speriamo in un riconoscimento della colpa, nel senso che Salvini riconosca di avere sbagliato nei confronti di questa famiglia. Io non entro nel merito se il giovane sia o non sia incensurato. Il compito di accertarlo non è mio né di Salvini, che forse pensa ancora di fare il Ministro degli Interni. Ci sono in Italia un tribunale ed una giustizia riconosciuti a livello internazionale e a loro spetta il compito di giudicare le persone. Ci sono anche le forze dell’ordine che sono in grado di fare le verifiche opportune per accertare se questo è uno spacciatore o meno. Ma andare sotto casa del cittadino e suonare il campanello dicendo se è vero che è uno spacciatore perchè lo dicono tutti nel quartiere, non è ammissibile. Il ragazzo tunisino di 17 anni, che va anche a scuola, che colpa ha di tutto questo?

E’ venuto fuori che alcuni componenti di quella famiglia avrebbero commesso reati legati allo spaccio di droga

Se anche fosse così, non giustifica il comportamento di Matteo Salvini il quale ha adottato un comportamento che va al di fuori della morale e dei diritti umani, del rispetto della privacy. Io condanno il metodo usato. Invece quella famiglia ha riattaccato il citofono per cercare di cautelarsi. Senza dimenticare che stiamo parlando di un minore accusato che non ha avuto problemi con la legge. Il fratello maggiorenne che fa anche il pugile, ha dei precedenti, ma non il minorenne.

Pare che l’appartamento glielo abbia indicato una signora residente al quartiere “Pilastro”, Annarita Biagini, la quale, ha accompagnato Salvini a fare anche un giretto a constatare il degrado della zona. Un figlio della signora è morto per overdose tempo fa. Non crede che possa essere giustamente, arrabbiata?

La signora Biagini avrà le sue buone ragioni ma lui non doveva farsi trascinare davanti le telecamere chiedendo se era quella una famiglia di distributori della droga. Ho visto anche l’intervista della signora la quale si chiede come mai vestono griffato se appartengono ad una famiglia di modeste condizioni economiche e da dove prendono i soldi se il loro padre fa un lavoro umile. A che livello siamo arrivati? Anche la signora ha sbagliato ma Salvini è responsabile in quanto ex Ministro degli Interni dunque una delle figure più importanti a livello istituzionale.

Sami ben Abdelaali, approfitto per chiederle cosa ne pensa della “primavera araba” del 2011 e se si sente tradito da tutte quelle belle aspettative di rinascita che hanno accompagnato questa rivoluzione che sembrava potesse estendersi e portare beneficio tutta la zona geografica nordafricana.

Oggi noi in Tunisia siamo un esempio nei Paesi del Mediterraneo e per il mondo arabo per la nostra democrazia, per quello che abbiamo costruito anche a seguito di questa rivoluzione nel 2011. Oggi la Tunisia è diventata un modello da seguire per la libertà di espressione, dei diritti umani e della democrazia.

Come Parlamento avete sfiduciato un governo e anche un Paese che avrebbe accettato l’ eventuale elezione come presidente di Nabil Karoui, il magnate delle televisioni chiamato “il Berlusconi tunisino”, il quale era in carcere con l’accusa di riciclaggio ed evasione. Sono dei segnali di cambiamento?

La Tunisia ha dimostrato grande maturità e democrazia. Anche se si tratta di una democrazia giovane, è un esempio e un modello da seguire per tutta l’area geografica.

In Tunisia temete un’estensione del conflitto libico che potrebbe coinvolgere anche il vostro Paese?

Ci sono diversi sforzi a livello internazionale per cercare di evitare il conflitto libico e per cercare di trovare una soluzione all’interno del Paese senza interventi militari di nessun genere, nè di Paesi come la Turchia o l’Egitto né di nessun altro. L’Italia credo che stia giocando un ruolo come abbiamo visto nella riunione di Berlino e speriamo che questo dia il passo per una soluzione del conflitto e per una pace duratura in Libia.

Che effetti ha la pace in Libia per la Tunisia?

La pace in Libia ha un effetto sulla Tunisia perchè la crisi libica la subiamo come primo Paese dati i rapporti che ci sono. Speriamo nel dialogo e nella partecipazione diplomatica della Tunisia e non come è successo in Germania, a Berlino, di recente. La Tunisia deve avere un ruolo determinante per la soluzione della crisi libica anche per ragioni storiche che legano i due vicini Paesi.

La caduta di Mohammar Gheddafi ha fatto bene alla Libia?

Il passato bisogna considerarlo passato. Adesso ci troviamo con un Paese che rischia di esplodere davanti ad una soluzione molto critica, molto difficile e bisogna agire per trovare una soluzione per il popolo libico.

Il problema dell’emigrazione è un fatto che vi riguarda molto da vicino. Molti barconi partono dalle vostre spiagge per raggiungere le coste italiane.

Il problema dell’emigrazione esiste da tanti anni e con i confini aperti devi aspettarti che la gente in qualche maniera tenti di entrare anche in maniera illegale. Io non dico che si tratti di un incoraggiamento ma è un fenomeno che deve essere seguito con interventi di carattere internazionale e l’Europa deve giocare un ruolo importante per garantire una situazione di benessere per i paesi dai quali arrivano questi migranti anche per cercare di ristabilire l’area.

Lei dice che non possiamo impedire che la gente cerchi il benessere e che l’Europa deve garantire il miglioramento delle condizioni economiche nei Paesi da cui provengono i migranti?

Certo, questo è un valore universale, la libertà di spostamento e di mobilità in cerca di benessere. Anche l’Italia ha una grande storia di migrazione a riguardo. Non dimentichiamo gli italiani partiti alla volta dell’America e dell’Argentina. Oggi bisogna aiutare questi Paesi da cui provengono i migranti, a crescere, garantire un pochino di benessere per evitare che si spostino in cerca di lavoro.

Dunque “aiutiamoli a casa loro”?

Sì, ma aggiungo che quando arrivano con i barconi non bisogna lasciarli in mare come abbiamo visto con Matteo Salvini al governo. Le vite umane sono sacre. Io riconosco il merito della grande ospitalità italiana. I rapporti storici dell’Italia con i Paesi del Mediterraneo sono molto importanti. Dobbiamo pensare all’emigrazione come una ricchezza e non come ad un fastidio per accanirci contro i poveri immigrati. Naturalmente io ho in mente un’emigrazione regolamentata.

In che modo?

L’Europa deve assumersi il compito di regolare l’emigrazione e far sì che i migranti abbiano un posto di lavoro. La disoccupazione crea disagio, non integrazione.

Tiziana Sferruggia

redazione

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Tags: Matteo SalviniSami Ben Abdelaali