Categorie: Lettere

Scrive Diego Maggio: sull’anno che si chiude e quello che verrà (VIDEO)

Si chiude oggi un anno dispari. E quindi – come dedurrebbero gli amanti della càbala – non sorprendentemente sinistro, ottuso, grigio, ostile, ventoso, conflittuale. Insomma, negativo: come tutto ciò che vorremmo lasciarci alle s/palle, di/menticare, comunque archiviare.
Sta per partirne un altro carico di buoni presagi, sol perché dichiaratamente pari e quindi destro, lineare, rotondo, aperto, a doppia coppia, perfino bisestile: dal quale – pur senza azzardare improbabili congiunzioni astrali – attendiamo armonia, cordialità, recuperi, miglioramenti, gentilezza, solidarietà.
E non certo aggiungendo altre parole alle sdolcinate formule seriali (talora imbarazzanti) che girano nei social, voglio anch’io rivolgere sinceramente i miei auguri a questa città che amo, a chi ha scelto di restare a viverci e a chi ne è dovuto fuggire.
So bene che non saranno gli aggettivi a cambiare il corso delle cose. Ma il disagio relazionale fra il centro e le periferie, fra le isole pedonali dello shopping e i chiàni disillusi delle contrade, fra le luminarie festose dei negozi e le zolle disperate dei feudi, in tanto potrà contare su una inversione di rotta, in quanto smetteremo di essere scortesi, distanti, diffidenti, scorbutici, egoisti.
Noi marsalesi abbiamo bisogno di ri/scoprire la ricchezza e la profondità della nostra lunga storia, di ri/trovare la nostra identità millenaria di popolo legato alla terra e al mare, di ri/valutare le risorse naturali e culturali che possediamo in abbondanza.
Ma necessitiamo anche di contribuire concretamente e solidalmente – ognuno per quel che sa, ciascuno per quel che può, tutti per quel che dobbiamo – ad eliminare lo squallore del degrado, della trascuratezza, dello sporco, del disservizio, dell’indecenza, del menefreghismo.
Sarà indispensabile accedere a finanziamenti, efficientare gli uffici pubblici, programmare lo sviluppo, implementare le infrastrutture.
Ma nulla di tutto questo sarà ottenibile se non riusciamo a superare quel diffuso atteggiamento per cui chiunque crede di bastare a se stesso, se quanti stanno bene non volgeranno lo sguardo al povero e al disabile della porta accanto, se chi guarda al proprio fatturato aziendale non si preoccupa anche della doverosa funzione sociale.
La crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dei soggetti politici trova spiegazione proprio nell’avere ormai tutti scoperto che, una volta eletti, tali individui si fanno i fatti propri anziché curare gli interessi degli elettori, si credono impermeabili alle critiche, smettono di comunicare alla comunità e ostentano persino fastidio se li si sollecita: come fossero, di quest’autobus municipale, i conducenti da non disturbare quando guidano.

La crisi delle strutture partitiche, la drastica diminuzione dei tesserati, la forte domanda di civismo autentico: sono, queste, tutte conferme del fatto che non sono più le ideologie a far presa sulla gente ma la consapevolezza dei bisogni, l’esigenza della capacità, la priorità dell’educazione, la coerenza dei comportamenti, l’attenzione all’esperienza, il rispetto della dignità.
Per vincere non solo questa partita delle elezioni prossime venture, ma anche tutti i campionati degli anni a venire (e così inaugurare un ciclo di vittorie), la formula giusta non è certamente quella di mettere in campo coalizioni/ammucchiate che si sfidano a colpi di sommatorie previsionali di pacchetti elettorali.
Serviranno – eccome se serviranno – non poche innovazioni concrete ed energie economiche per amministrare una città complessa come Marsala.
Ma per governarla, come esigono e meritano i marsalesi, occorrono umiltà, decisionismo, sensibilità, competenza, disponibilità, intelligenza, sacrificio.
E amore vero: come quello che circola in una grande e pur eterogenea famiglia, come quello che un buon padre nutre e dimostra per i propri figli.

Diego Maggio

redazione

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