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Marrocco, il sovranismo e Diabolik: “Tornerò alla politica attiva solo dopo la chiusura della mia vicenda giudiziaria”

Quarantatré anni ancora da compiere, di cui 25 trascorsi in politica, Livio Marrocco ha un nome evocativo spesso associato al gran calderone dei deputati regionali accusati di aver scialacquato i soldi dei partiti in spese pazze. Cravatte, vassoi, alberghi e ristoranti, questi gli “sprechi” degli onorevoli siciliani finiti nel mirino della magistratura, ma soprattutto, nel caso del giovane Marrocco, sarebbero i fumetti di Diabolik il “lusso” che si sarebbe concesso utilizzando i soldi di “Futuro e Libertà” di cui era capogruppo all’ARS. Simpatizzante della Lega, come lui stesso si definisce, sovranista da sempre, “arrabbiato” e passionale per amore della sua terra, Marrocco ne ha per tutti. Mentre soffia forte il vento del sovranismo qui, ovunque e soprattutto in Europa, a detta dello stesso Marrocco, non sorprende l’arringa contro le tasse esose e la lentezza della Giustizia italiana. Sardine orfane della sinistra, bonifici sospetti, la vicenda politica di Gianfranco Fini e la vittoria “a sorpresa” di Boris Johnson in Inghilterra, questi alcuni dei temi “caldi” toccati con acutezza nell’intervista.

Oggi, sabato 14 dicembre, in tutte le regioni italiane è stata indetta la manifestazione No Tax Day fortemente voluta da Matteo Salvini e da Fratelli d’Italia. Inutile dirlo è contro le tasse, contro Conte, Renzi, Zingaretti e Di Maio. Qui, da noi, in Sicilia, si farà ad Enna. Marrocco, lei parteciperà?

Per impegni di Rotary, ahimè, non potrò esserci. Da Trapani però andranno tutti i miei amici che sono all’interno della Lega. L’evento è ovviamente regionale e sarà all’Hotel Federico II e parteciperanno tutti gli amministratori locali e dirigenti della Lega. Vi sarà anche il commissario regionale Stefano Candiani. Nella prima fase i sindaci siciliani e il senatore Candiani dibatteranno sull’argomento dei tributi mentre nella seconda parte, sempre alla presenza di Candiani, saranno protagonisti gli imprenditori e ovviamente parleranno dei problemi della pressione fiscale.

Sarà una manifestazione contro le tasse a prescindere?

Anche se non ho nessun ruolo all’interno della Lega, essendo soltanto un simpatizzante, ritengo che l’impostazione sarà critica ma anche propositiva. La Lega governa in gran parte delle regioni italiane, soprattutto nel centro nord e quindi credo che abbia maturato un’esperienza amministrativa di governo tale da poter proporre alternative come d’altronde fa da tempo. È normale che non ci sarà soltanto una critica della attuale finanziaria esaminata per ora al Senato e alla Camera, ma anche una controproposta fattibile.

Marrocco, lei si riferisce anche al MES, alla manovra salva stati di cui tanto si dibatte in questo periodo?

No, parlo della parte legata alla finanziaria. La Lega ha una visione molto più di politica espansiva rispetto ovviamente all’attuale governo e al PD e molto parte da questo tipo di impostazione. Sulle tasse, l’idea è quella di una riduzione della pressione fiscale a favore di un maggiore investimento pubblico, cioè una maggiore presenza di soldi pubblici nel mercato in maniera tale da dare una mano all’economia.

E questo è fattibile secondo lei? Non crede che aumenterà il debito pubblico un po’ come è già accaduto negli anni’80 con l’ubriacatura collettiva in cui credevamo di poterci espandere all’infinito?

Occorre uscire fuori dal tabù che il debito è quello e non lo si può toccare. In realtà negli ultimi 12 anni, in cui i governi sono stati più di centro sinistra che di destra, il debito pubblico è aumentato. In realtà dunque non c’è stata una vera inversione di tendenza da parte di quelli che oggi dicono che dobbiamo invece ridurre il debito. Lo dicono ma non lo fanno, non l’hanno mai fatto. Lo Stato, soprattutto nei momenti storicamente difficili dal punto di vista economico e sociale, deve fare la sua parte.

In che senso?

Ci vuole un’iniezione di denaro liquido nel mercato attraverso investimenti e questo lo si può fare ovviamente in deficit. Questa è la ricetta tipica dal punto di vista economico della politica espansiva.

È questa, secondo lei, una ricetta valida, duratura?

Non è una ricetta duratura ma è quella tipica nei momenti di difficoltà. Se si esce fuori dal tabù che non si può parlare di debito, allora la soluzione potrebbe essere questa. Altri Stati europei come la Francia, o la stessa Germania, anche adesso, stanno utilizzando il deficit anche oltre i parametri europei che, tra l’altro, valgono solo per l’Italia.

Questa è una vera arringa sovranista, Marrocco.

Io sono sovranista ancor prima che lo fosse la Lega e ancor prima di essere un simpatizzante di questo movimento. Sono stato uno dei fondatori con Gianni Alemanno, e sto parlando di circa 7/8 anni fa, del Movimento Nazionale per la Sovranità. Siamo stati i primi a parlarne. Non posso che essere filo sovranista.

Cosa ne pensa del Movimento delle sardine?

Io sono dell’idea che ogni manifestazione di piazza sia sempre da rispettare soprattutto in un momento storico dove la partecipazione e l’aggregazione sono difficili. Il problema di questo Movimento è sotto gli occhi di tutti.

Qual è, secondo lei, il loro principale problema, Marrocco?

Di solito si scende in piazza non contro l’opposizione ma contro il governo. È assurdo protestare contro l’opposizione e definirsi democratici. La piazza delle sardine è la piazza della sinistra storica delusa dal PD, dall’assenza di un partito di sinistra che scende in piazza per cercare di ritrovarsi come sinistra. Premesso che è un bene scendere in piazza e ritrovare un’identità di sinistra, perché in una democrazia è giusto che sia così, non si può però andare in piazza e protestare contro l’opposizione, anzi per zittire l’opposizione.

Perché secondo lei si vuol zittire l’opposizione?

La democrazia si fonda sull’alternanza e sul rispetto degli altri. Solitamente si scende in piazza per protestare contro le cose che il governo fa o non fa o fa male. Si vuol zittire Salvini e basta.

Le sardine sono accomunate da un denominatore comune, ovvero la protesta contro il clima di istigazione all’odio di cui Matteo Salvini sarebbe artefice.

Le sardine non mi sembrano campioni di tolleranza e amore.

Ci spieghi meglio.

Non mi pare che Salvini riceva lettere e messaggi d’amore, anzi tutt’altro. Mi pare che sia forse l’uomo più odiato d’Italia e che riceva il maggior numero di minacce di tutti i tipi.

E’ quasi inevitabile, no?

Non mi sembra questo il modo per professare democrazia e amore. C’è una contraddizione in termini in questo movimento. L’unica cosa che accomuna tutti gli adepti, anche se loro non lo dicono espressamente, è la voglia di sinistra.

La sinistra non c’è in questo momento, Marrocco?

La sinistra è assente e allora che le sardine dicano finalmente la verità.

E quale è secondo lei?

Sarebbero più apprezzati se dicessero che non c’è al momento un partito di sinistra in Italia e che non hanno più un’identità. Dovrebbero dire: “scendiamo in piazza perché vogliamo ricostruire una sinistra vera”. Secondo me riceverebbero molti più attestati piuttosto che dire “siamo in piazza contro Salvini”.

Dovrebbero dunque dire a quelli del PD, in pratica, dite qualcosa di sinistra?

Sì, proprio così perché la vera motivazione è questa. Il PD non li rappresenta più. Salvini è un pretesto, insomma.

Salvini suscita sentimenti contrastanti, odio o amore. Perché secondo lei?

Io dico che Matteo Salvini ha rubato alla sinistra parte dell’elettorato e i luoghi storici di potere e la rappresentanza di quegli ambienti. La sinistra si sente usurpata da questa realtà.

Perché è accaduto questo?

La sinistra è diventata salottiera, si è imborghesita insomma.

Secondo lei Salvini ha fatto bene o male a rovesciare il tavolo lo scorso agosto? E’ stato ingenuo o furbo?

Secondo me è stato un gran furbone.

Perché?

Le vicende di oggi gli danno ragione. Allora tutti lo hanno attaccato definendolo un deficiente ma i numeri dei sondaggi di oggi gli danno ragione. Ammetto che i sondaggi vanno presi con le pinze ma basta guardare alla vittoria in Umbria, per rendersi conto che è in crescita.

Salvini allora ha fatto bene?

Visto quello che si sta verificando anche in termini geopolitici in Italia e in Europa, Salvini aveva previsto quello che si stava scatenando contro di lui.

Cioè?

Lui aveva percepito che lo avrebbero massacrato dall’interno e dall’esterno. Era avviato contro di lui un logorio.

Ci faccia capire.

Salvini professava un’idea di finanziaria completamente opposta a quella che il ministro Tria e compagni volevano fare. I cinquestelle, dopo l’accordo fatto in Europa con il PD, perché era palese che ci fosse un accordo in tale senso, sarebbero diventati lo strumento del PD e dell’establishment europeo per logorare Matteo Salvini. Secondo me se ne è reso conto e ha tentato un gioco al rialzo.

Di che rialzo parla, Marrocco?

Salvini avrà pensato: vediamo se andiamo alle elezioni, ma era chiaro che non si sarebbe andati a votare. Mattarella non avrebbe permesso mai una cosa del genere.

A proposito di odio, sui social lei ha parlato di mistificazione del “caso Segre”, una vicenda insomma strumentalizzata. Ci vuol spiegare esattamente cosa intende?

Sono una persona molto equilibrata e mi dà fastidio l’ipocrisia, anzi odio l’ipocrisia. Quando parlo di mistificazione parlo della necessità di un certo ambiente di sinistra di utilizzare il nome di Liliana Segre per altri motivi.

Quali ad esempio?

E’ chiaro che non metto assolutamente in dubbio né la storia, né quello che rappresenta Liliana Segre. L’obiettivo era, così come hanno fatto, di creare una Commissione parlamentare sull’odio che secondo me dovrebbe occuparsi degli insulti che riceve continuamente Salvini. C’è la continua volontà di un certo ambiente di sinistra di volersi ergere a giudici e decidere cosa sia giusto o sbagliato. Il punto è se viviamo in una democrazia oppure no.

E questo è in dubbio secondo lei?

Se siamo in democrazia bisogna accettare chi la pensa diversamente da noi il quale deve essere libero di esprimerlo pur nei limiti delle leggi. Qui nessuno vuole andare contro la legge. Anche l’idea più estremista deve essere espressa e questo è a salvaguardia di tutti. Oggi è la sinistra che vuole mettere il bavaglio a qualcuno ma un domani, questo stesso modus operandi, potrebbe essere adottato contro di lei. In una logica di alternanza, le regole servono a tutela di tutti, all’opposizione che andrà al governo.

Tutta colpa dei social insomma che hanno montato il caso?

Facebook è questo purtroppo. Quando non c’è un confronto de visu con l’interlocutore, si creano equivoci e si scatenano i commentatori. Quando si accetta un confronto sui social bisogna mettere in conto i leoni da tastiera.

Anche Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani con il caso “cagnolino senza museruola” ha scatenato i leoni da tastiera e lui ha annunciato querele.

Un sindaco a metà mandato deve aspettarsi le critiche soprattutto se ha vinto con il 70% dei consensi. Ha creato un’aspettativa importante ed è normale essere criticati anche sui social.

Lei ha iniziato da giovanissimo a fare politica e tuttora, alle soglie dei 43 anni si autodefinisce un appassionato di politica. Si sente anche tradito da questa sua passione?

La politica è gioie e dolori. Uno deve anche mettere nel conto che può accadere di tutto ma io non rinnego assolutamente nulla. L’uomo che sono oggi lo devo per gran parte all’esperienza politica che ho fatto. La politica logora.

Addirittura è logorante?

Io ho iniziato a 15 anni e anche adesso che non faccio più politica attivamente, dico che un anno in politica corrisponde a 5 anni di un lavoro normale. Tutto è talmente esasperato da fiaccare chiunque. Sono cresciuto a pane e politica ma non tanto perché nella mia famiglia ci fosse qualcuno che faceva politica ma perché si parlava di quello che succedeva nella vita quotidiana e questo mi ha portato a interessarmi di politica.

A che età è sceso in campo?

Mi sono candidato al consiglio comunale a 24 anni e il mio motto era “E’ rabbia è amore è Trapani”.

La pensa ancora così?

Credo che quello che ci muova sia la rabbia per quello che non va, che non funziona. Tutti dovrebbero essere maggiormente partecipi e attivi alla vita politica. Questa rabbia non mi passa.

Dopo 20 anni, è ancora così? E’ ancora arrabbiato?

Consideri che ho iniziato a 16 anni, una vita fa, insomma. Questa pausa dalla politica però non mi dispiace devo dire. Ho fatto questi 20 e passa anni, in apnea, senza fermarmi mai. Adesso mi dedico al mio lavoro, all’azienda, alla famiglia.

A 24 anni con quale partito si è candidato a Trapani?

Sono nato e cresciuto nel MSI. Poi ho preso la tessera di Alleanza Nazionale. Ho fatto tutta la trafila. Sono stato Responsabile provinciale del Movimento giovanile, poi consigliere comunale, assessore, consigliere d’amministrazione all’Università degli Studi quando era universitario. Le campagne elettorali le ho fatte tutte tranne quella europea perché non mi sono mai candidato.

Si ricandiderebbe in politica?

Sono un po’ fiaccato dalle vicende giudiziarie. Uno che come me si ritiene una persona per bene e che sa di avere ragione, non può che sentirsi così.

L’argomento è propizio per chiederle delle spese pazze all’ARS, in cui lei, insieme ad altri 80 deputati regionali, fra i quali la nostrana Giulia Adamo, è stato accusato di aver speso impropriamente i soldi destinati al partito per acquistare cravatte, vassoi e nel suo caso soprattutto fumetti di Diabolik. Lo scorso maggio la Corte dei conti lo ha condannato a restituire 49 mila euro per danno erariale. Ma veramente lei ha speso quasi 50 mila euro per comprarsi i fumetti del famoso ladro e gentiluomo?

Non si tratta di una vera e propria condanna ma di un procedimento amministrativo contabile. Io ho già restituito l’intera somma un anno e mezzo fa. Io ho lavorato anche con la Corte dei conti quando ero deputato e conosco bene come funziona. Se devo dirla tutta, non si è mai accorta in 60 anni dei bilanci della Regione tranne che negli ultimi anni perché era ormai in default e quindi so bene come opera la Corte dei conti. Bisognerebbe andare a leggersi le sentenze per rendersi conto delle cose che hanno scritto sulla nostra vicenda.

Su cosa non è d’accordo?

Le sentenze si discutono ma poi alla fine si applicano. Io ho risarcito.

Sulla vicenda penale cosa può dirci? Il PM ha chiesto per lei 3 anni e 6 mesi.

Siamo ancora in primo grado. Dal punto di vista penale a me contestano soltanto 4.600 euro piuttosto che 49 mila euro previsto dalla corte dei conti. C’è un grosso vulnus in tutta questa situazione.

Tutti però ricordano i giornalini. Entriamo nel merito?

Ho scoperto di aver pagato l’edicolante mensilmente e che all’interno delle ricevute c’erano i fumetti solo quando mi è arrivato l’avviso di garanzia. L’ho detto subito ma i media non l’hanno riportato, mi rendo conto che fa più notizia dire altro.

Marrocco, ammetterà che non appena si pronuncia il suo nome, tutti pensano a Diabolik. Siamo qui per sfatare un mito?

Come ho già dimostrato in sede di dibattimento, io non mi sono mai recato in questa edicola e l’edicolante ha testimoniato di non conoscermi.

E chi ci andava, allora?

Ci andava l’impiegato del gruppo a comprare i giornali. Io mi sono accorto dopo l’avviso di garanzia, guardando le ricevute, che i fumetti di Diabolik erano degli allegati ai giornali così come il Venerdì di Repubblica o Sicilia Oggi. In quel caso i fumetti di Diabolik uscivano insieme a Panorama.

Ecco spiegato l’arcano, dunque?

Ho subito tutta quest’onda mediatica pur non essendone stato io l’artefice. Se anche fossi andato in edicola e avessi comprato io tutti quei fumetti, risulta che comunque ho attinto, per le spese, dal mio conto personale.

Ci spieghi meglio, per favore.

Io davo l’assegno, emesso dal mio conto corrente, all’impiegato del gruppo che andava a comprare i giornali. Questa cosa non è mai stata raccontata per come è realmente andata. Il pm fa il suo lavoro, tra l’altro è un pm che è subentrato a quelli che originariamente hanno iniziato le indagini, giustamente fa il dovere e chiede quello che deve chiedere.

Lei come si sente?

Ritengo di non aver commesso nulla soprattutto perché in quel periodo non c’era alcuna norma che obbligasse alla rendicontazione o a qualsiasi tipo di limitazione delle spese dei soldi dei gruppi parlamentari. Le norme sono entrate in vigore nella legislazione successiva.

Di quali anni stiamo parlando?

Noi siamo stati in carica fino al dicembre 2012 ma l’avviso di garanzia mi è arrivato nel 2014. I fatti contestati risalgono al 2010, 2012 quando ero capogruppo di Futuro e Libertà. La vicenda dei famosi 4.600 euro, solo 1000 euro fanno riferimento ai soldi del gruppo parlamentare. La restante parte sono tutti soldi che mi vengono contestati ma in realtà erano soldi appartenenti al mio conto corrente personale.

In pratica lei avrebbe comprato 1000 euro di fumetti?

No, assolutamente. I soldi spesi in fumetti che mi vengono contestati sono 150 euro. Mi vengono contestati 1.300 euro per delle agende che io ho comprato sempre con i miei soldi, con il logo dell’ARS. Altri 600/700 euro sono per spese di alberghi e che ho sempre pagato con i miei soldi. Poi mi viene contestato anche un regalo che ho fatto al presidente Gianfranco Fini quando è venuto in visita a Palermo. Il bonifico di 1000 euro del gruppo parlamentare me lo contestano perché in realtà non avevano trovato le carte d’appoggio che io ho ovviamente fornito in sede di giudizio e faceva riferimento al bonifico di anticipo per una manifestazione che noi avevamo organizzato a Villa Igea quando è venuto Fini il 19 luglio per la ricorrenza della strage di via D’Amelio. Io ho fornito la fattura dimostrando come e perché erano state fatte quelle spese.

Ma se tutto è così lapalissiano, perché lei è stato trascinato in un iter giudiziario che ormai dura da 7 anni?

Lei ricorderà di certo l’enfasi con cui la vicenda finì sui giornali che parlavano di 10 milioni di euro per le spase pazze. Da 10 milioni iniziali siamo arrivati a qualche migliaio di euro ed è chiaro che si è tratta di una vicenda assolutamente politica. Le dico che la Guardia di Finanza non ha neanche avuto l’accortezza di chiedere o di indagare su questo bonifico di anticipo. Bastava che si recassero a Villa Igea o che venissero da me a chiedere di cosa si trattava. Io avrei fornito tutte le documentazioni per spiegare cosa fosse. Purtroppo è diventato anche questo un processo politico e mi auguro che i giudici sappiano affrontare guardando i fatti.

Lei ha citato Gianfranco Fini, un politico scomparso dalla scena politica. In che rapporti lei è adesso con lui?

Io conosco molto bene Gianfranco Fini. Secondo me la sua vita personale ha influito notevolmente nelle scelte di carattere politico che lo hanno distrutto in maniera non giusta per quella che era stata la sua storia di persona integerrima. Poi alla fine si è perso in un bicchiere d’acqua ma non per colpa sua, lo ripeto. Tutti hanno capito che la famiglia della moglie ha influito notevolmente in tutta questa vicenda. Lui secondo me non ha colpe se non quella di aver gestito male la cosa. Questo mi dispiace umanamente prima ancora che da un punto di vista politico.

Dal punto di vista politico, invece lei cosa ne pensa?

Da questo punto di vista lui ha sempre rappresentato una certa idea di uomo politico e le vicende personali lo hanno macchiato. Anche per me è stato così.

Lei si sente macchiato?

Sì, nei miei 25 anni di politica mi sono sempre comportato bene e questa vicenda mi ha macchiato ferocemente nel mio onore, nella mia dignità. Mi ritengo un uomo per bene accusato di essere un ladro. I media, i social, non mi hanno risparmiato. Nel nostro Paese una persona deve aspettare almeno 10 anni per vedere concluso l’iter giudiziario, prima di arrivare al terzo grado. Nel mio caso ne sono passati 7 e siamo ancora nel primo grado. Si può immaginare quello che si subisce in un arco di tempo così vasto.

Dunque basta con la politica?

Adesso non ho alcun ruolo politico e non ne voglio. Spero di poter chiudere al più presto la mia vicenda giudiziaria prima di poter pensare di ricandidarmi e tornare attivamente in politica. Penso che uno prima deve risolvere i propri problemi prima di rituffarsi in politica. Simpatizzo per la Lega perché da sovranista come sono non posso che essere leghista. La Lega di una volta non c’è più. Salvini è stato capace di farlo diventare un partito nazionale. Ha avuto il fiuto di capire dove si sarebbe giocata la partita.

Dove, esattamente?

La vera partita si gioca in Europa fra 2 grandi idee che oggi si confrontano. Boris Johnson ha vinto, stravinto contro ogni previsione in Gran Bretagna dimostrando che la gente fa tutt’altro rispetto a quello che dicono i media. Vuol dire che il vento è quello in Europa ed è il vento del sovranismo.

Tiziana Sferruggia

redazione

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